La sinistra costituzionale di Craxi (parte 2)

Il motivo, dunque, per il quale Craxi fa suo un documento nel quale non vi è quasi nulla nel suo revisionismo è chiaro: il Progetto è in quel momento «funzionale alla tenuta della sua maggioranza» all’interno del partito[1]. Si tratta pertanto, per usare un’espressione dello stesso Covatta, di un documento scritto con lo stesso «dialetto marxista» di Riccarlo Lombardi (necessario per non farsi sconfessare dai marxisti ortodossi) con il quale era stata scritta anche la Carta dell’unificazione[2].

E’ solo quando Craxi riesce a consolidare la sua presa sul Partito (per inciso si noti che solo nel 1981 il segretario darà ufficialmente vita alla sua corrente all’interno del PSI, che abbandona il nome di «autonomista» per quello di «riformista»[3]), che inzia a procedere in maniera più spedita lungo il «nuovo corso», di giustizia e libertà, il «nuovo corso» del socialismo liberale…

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