Cultura e religione in Italia tra medioevo ed età moderna

Il ciclo di conferenze telematiche “Cultura e religione in Italia tra medioevo ed età moderna” intende approfondire il contributo dato negli ultimi anni dai giovani studiosi alla ricostruzione della storia politico-religiosa e culturale della Penisola in un periodo travagliato e ricco di trasformazioni che vide l’affermazione di modelli culturali che in un certo senso plasmarono l’identità e il carattere degli Italiani. Nella terza conferenza della serie Luca Al Sabbagh, Alessandra Quaranta e Donato Verardi discutono con Manuel De Carli, Vittoria Fiorelli e Giovanni Silvano.

Luca Al Sabbagh, “Il reato e il peccato. Il tribunale dell’Inquisizione di Reggio Emilia in età moderna (XVI-XVIII secolo)“, Aracne, Roma 2021 ()

Lo studio sul Sant’Uffizio di Reggio Emilia presentato dall’autore è frutto di una ricostruzione non semplice, dovuta alla dispersione delle carte causata dal reiterato trasferimento del tribunale. Tale handicap nelle fonti, è stato registrato da vari studiosi della materia. Tuttavia non si è rinunciato a stendere una monografia su tale magistratura locale che, nonostante il suo essere spuria e lacunosa in certe parti, cerca di essere la più aggiornata possibile. Per mezzo di fonti documentarie e cronache custodite in vari istituti di conservazione si è giunti alla ricostruzione di una storia di una corte giudiziaria che comprendeva un territorio relativamente piccolo come la città di Reggio e le sue propaggini, cercando di far comprendere non tanto il suo funzionamento, quanto l’interconnessione tra centro e periferia, tra la Santa Sede (rappresentata dalla Congregazione del Sant’Uffizio) e la sua sede extra–romana. Un complesso network di provvedimenti e attuazioni, di domande e di risoluzioni che nella storia dell’Inquisizione in Italia aggiunge un piccolo pezzo al puzzle enorme di studi sull’argomento.

Alessandra Quaranta, “Medici italiani eretici nella seconda metà del Cinquecento“, NDF, Palermo 2019

Il testo prende in esame tre casi di medici italiani che nei decenni centrali del Cinquecento furono costretti a lasciare la patria per motivi di fede, e a migrare al di là delle Alpi. Sullo sfondo della violenta conflittualità che allora divideva cattolici e protestanti, vengono delineate le vicende dell’esilio religionis causa di Girolamo Donzellini, Marcello Squarcialupi e Taddeo Duni, in una prospettiva di ampio respiro che guarda sia alla loro identità di medici-physici, sia al loro status di esuli, e nondimeno al carico di connotazioni culturali, filosofiche e sociologiche proprie di entrambe le condizioni. Il lavoro ripercorre le concrete esperienze di vita nei Paesi ospitanti: i tentativi e le difficoltà di adattamento socio-economico e cultural-religioso, ma anche, specularmente, le opportunità professionali che lì si profilarono, e soprattutto le relazioni scientifiche, lavorative e amicali che tali medici riuscirono a coltivare con studiosi di lingua tedesca. L’indagine condotta lascia così affiorare, in termini di contatti, scambi eruditi e circolazione del sapere, risvolti ancora inediti di questi tre percorsi di esilio, e tratteggia un quadro complesso nel quale emergono gli aspetti più intimi e problematici tanto del medico dotto quanto dell’esule religionis causa. Si può parlare infatti di una certa ambivalenza dell’esperienza d’esilio: da una parte favori reciproci e scambi gratuiti di libri convivevano accanto a rivalità e invidie tra medici dotti acuite dalle vicissitudini dell’esilio stesso; dall’altra si delinea una certa fluidità confessionale. Scaturito da una contingenza precisa (un sospetto inquisitoriale, un processo pendente, un bando), l’abbandono della patria portò i tre medici a inserirsi in piccoli gruppi al di là delle Alpi, dove però, poi, gli aspetti teologici si rivelarono non di rado secondari rispetto ai piani di crescita professionale fatti dai medici e ai loro interessi di ricerca oppure, al contrario, furono usati in maniera strumentale. Nondimeno, fu proprio grazie all’esilio che Donzellini, Squarcialupi e Duni trovarono un parziale riscatto come professionisti dell’ars medendi, e contribuirono in maniera non trascurabile alla trasmissione del sapere medico italiano nelle terre germanofone.

Donato Verardi, “La scienza e i segreti della natura a Napoli nel Rinascimento. La magia naturale di Giovan Battista Della Porta“, FUP, Firenze 2018

Il volume è dedicato al tema degli ‘occulti segreti della natura’ nella magia naturale di Giovan Battista Della Porta (1535-1615). L’argomento è studiato in relazione sia ai dibattiti interni all’aristotelismo napoletano del XVI secolo, sia alle proposte della tradizione magica rinascimentale. Il libro affronta anche il problema della stregoneria, fenomeno non prettamente filosofico, ma storicamente connesso alla lotta che Della Porta conduce contro ogni forma di spiegazione superstiziosa dei segreti naturali, compresi quelli più scabrosi.

spot_img