Se per accedere a Facebook devo pagare (due volte)

Molti ricorderanno che fino a qualche tempo fa, quando ci si collegava alla pagina di Facebook, compariva una frase che diceva più o meno così: “è gratis e lo rimarrà per sempre”. Nel 2018 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) aveva sanzionato Facebook sostenendo che il servizio gratis non è, perché le persone pagano con i propri dati. L’azienda di Menlo Park aveva fatto ricorso al tribunale amministrativo, ma nel 2020 il Tar Lazio conferma la disposizione dell’Authority e il 29 marzo scorso il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar, ritenendo ingannevole il comportamento dell’azienda, che ha dovuto pagare una multa di 7 milioni di euro e cambiare la frasetta di apertura. La sentenza è importante perché conferma che i dati, che vengono ceduti in maniera più o meno consapevole dagli utenti, sono la materia prima fondamentale su cui si regge il business miliardario della compagnia di Zuckerberg e fa il paio con un altro fatto che potrebbe stravolgere dalle fondamenta il mondo dei social.

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