
Ragionare sul futuro del lavoro è oggi tra le cose più urgenti da fare, ma anche tra le più difficili, non solo perché, per dirla con Yogi Berra “è difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro”, ma soprattutto perché c’è il rischio che la materia venga presa in ostaggio da visioni ideologiche che rischiano di fare disastri. Mi riferisco in particolare all’idea che i dati siano il nuovo petrolio dell’umanità e che quindi il futuro è di chi quei dati sa gestirli. O all’idea che il futuro del lavoro sia saldamente in pugno alle materie Steam (Scienza, tecnica, ingegneria e matematica). Servirebbe molta flessibilità e invece ci muoviamo con lo scafandro dei palombari.