È sempre più evidente che la rivalità tra le grandi potenza sta portando alla formazione di blocchi contrapposti di alleanze. Questo scenario è perfettamente illustrato dalla tensione esistente tra le manovre di alleanza promosse da Stati Uniti e Cina, in particolare nell’ultimo mese. Da una parte, troviamo la Cina che, attraverso il vertice dei BRICS svoltosi a Johannesburg e a cui hanno partecipato i leader di India e Cina, Narendra Modi e Xi Jinping, sta cercando di costruire un blocco di economie emergenti che funga da contrappeso all’Occidente. Dall’altra parte, vi è il rafforzamento della rete difensiva degli Stati Uniti nel Pacifico, un tentativo palese di controbilanciare la crescente influenza cinese.
Il vertice dei BRICS ha messo in evidenza sia i limiti sia le potenzialità di questo gruppo. Se da un lato tale riunione ha mostrato una diffusa aspirazione a un ordine mondiale diverso, dall’altro ha esposto la difficoltà intrinseca di un tale tentativo di alleanza. La diversità delle economie e delle politiche dei paesi membri, la mancanza di un set comune di valori e, in particolare, l’indisponibilità ad un’effettiva cooperazione nel settore della difesa rendono il percorso dei BRICS difficoltoso. Il timore dell’India di vedere diluita la propria influenza a vantaggio della Cina è solo uno dei tanti sintomi delle tensioni interne. D’altronde, l’ambizione di creare una struttura finanziaria comune appare eccessiva per un gruppo così eterogeneo. Di conseguenza, i BRICS potrebbero essere destinati ad avere un ruolo più limitato, specializzato su temi specifici (nella migliore delle ipotesi), piuttosto che assumere una funzione globale e coordinata.