di Francesco Rotondi[1]
«Conoscevo la monotonia terribile e il peso dei gesti ripetuti all’infinito davanti a un trapano o a una pressa, e sapevo che era necessario togliere l’uomo da questa degradante schiavitù. Bisognava dare consapevolezza di fini al lavoro».
Questa citazione di Adriano Olivetti, in Il Mondo che nasce, mette perfettamente a fuoco l’evoluzione, per certi versi compiuta e per altri ancora in atto, nelle dinamiche interne al mondo del lavoro. Viviamo in epoca di straordinario mutamento dell’organizzazione del lavoro, con la rottura che ai nuovi modelli di lavoro si affiancano regole pensate per un lavoro che non corrisponde più alle concezioni tradizionali di impresa. Abbiamo sino ad oggi concepito il lavoro ordinario nella fattispecie contrattuale del contratto di lavoro subordinato. Una concezione che si fonda sul principio che il “prestatore” di lavoro si obbliga a collaborare nell’impresa in…