
L’idea che i liberi commerci avrebbero trasformato dall’interno la Cina, rendendola più simile alle liberal-democrazie occidentali si è rivelata, almeno per il momento un fallimento. Il vecchio dispotismo asiatico che a un suo degno rappresentante del Partito comunista cinese ha di fatto dirottato il processo di transizione e usato la ricchezza prodotta dall’apertura all’economia internazionale del paese per acquisire maggiore forza da utilizzare per aumentare il proprio consenso e la propria capacità di controllo sul paese. Così, nel tempo, le liberal-democrazie hanno preso atto di questo dato di fatto e la Cina è passata dall’essere un partner, per poi diventare un competitor, fino a divenire una minaccia. Ed è qui che sono iniziate una serie di analisi che con l’avvento della minaccia cinese segnalano il ritorno, con un certo sospiro di sollievo delle logiche della guerra fredda. Ma siamo davvero sicuri che il confronto sempre più duro che si va profilando tra Stati Uniti e Cina possa essere assimilato a quello tra Stati Uniti ed Unione Sovietica?