
È indubbio che la parola “Occidente” abbia una straordinaria forza evocativa. Dentro quella parola c’è Ulisse, si sente lo stridere delle sartie, lo scricchiolio dei legni, l’ansia dell’orizzonte e l’irrequietezza del domani. C’è l’epica resistenza dei comuni italiani contro il Barbarossa e ci sono i padri fondatori americani, che fecero l’America pensando alla Roma repubblicana. C’è l’Ottantanove di Parigi e quello di Berlino; c’è Maratona e i soldati americani euforici in una Roma liberata in festa. In quella parola c’è Pericle e Churchill, Socrate e Popper.