
Nella Atene del V secolo e della sua parabola, ci sono delle contraddizioni che contrastano con l’immagine convenzionale tramandata dalla tradizione. Quella che i moderni considerano la scuola dell’Ellade viene, infatti, sconfitta da una Sparta che gli stessi moderni raffigurano come un villaggio di contadini, dove non vi sono né arti né commercio, e per giunta su quel mare su cui Atene aveva costruito il proprio impero. C’è di più, in quegli anni alcune delle menti più brillanti della storia dell’umanità che vissero ad Atene si schierano dalla parte di Sparta e contro il governo democratico che regge la città. Perché? Perché Socrate deride il governo popolare delle assemblee? Perché Platone chiede una limitazione di quel governo popolare di cui noi moderni, che di quel mondo ci diciamo figli, avvertiamo l’orgoglio pur a distanza di secoli, quando citiamo l’Orazione funebre che Pericle tiene in onore dei caduti nel primo anno di guerra?