
Ogni volta che si vedranno tranquilli tutti gli abitanti di uno stato che si dà il nome di repubblica, si potrà star certi che colà non abita la libertà
Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu
Qualche giorno fa, ragionando sul fantomatico secolo asiatico o cinese per essere specifici, si è provato a mettere in fila i fattori che fanno la ricchezza e la povertà delle nazioni. Di questi la Cina non ne ha praticamente nessuno. E per giunta quelli che ha non sono, come dire…, abilitanti. Al contrario questi fattori sono presenti in massimo grado in Europa e negli Stati Uniti. Se così stanno le cose allora perché si continua a ripetere che il futuro di Washington non è altro che quello di gestire in maniera più o meno dignitosa un inevitabile declino? Che il futuro di Pechino è quello di godersi il sol dell’avvenire che le sbatte in fronte senza tramontare mai? Che il futuro delle potenze intermedie è quello di correre ai piedi di Xi Jinping per trovare un posto quanto più vicino possibile al suo cuore?