
Ieri si diceva che le parole cambiano il mondo e che un disallineamento tra le parole e il mondo può creare disastri. Per dirla diversamente, con gli accordi di Helsinki del 1975 Mosca si impegna al rispetto dei diritti umani in cambio del riconoscimento dei confini come definiti dopo la Seconda guerra mondiale. Agli occhi di un realista un accordo del genere appare come una vittoria su tutta la linea per l’Unione Sovietica. In cambio di un impegno del tutto formale ottiene il riconoscimento di terra, confini, egemonia su interi paesi. E invece nel momento in cui si impegnava a mantenere una promessa che sapeva di non poter mantenere di fatto l’Urss decideva la propria condanna a morte. La domanda a questo punto è: vale per la Cina di oggi quello che valeva per l’Urss allora?