I lati oscuri della Gig Economy

La gig economy si riferisce a un sistema di lavoro dove le persone svolgono incarichi temporanei o progetti e vengono pagate per singoli compiti, piuttosto che essere impiegati in modo permanente da un datore di lavoro. Questa modalità ha visto un’impennata con l’avvento delle piattaforme digitali come Uber, Airbnb, e TaskRabbit, che collegano lavoratori a clienti su una base gig-to-gig. La tecnologia ha quindi svolto un ruolo cruciale nel plasmare e sostenere questo nuovo modello, rendendo possibile per le persone trovare, accettare e completare il lavoro in modi precedentemente impensabili. Tuttavia, mentre la promessa di flessibilità e autonomia attrae molti lavoratori, queste stesse dinamiche possono portare a una serie di sfide economiche e sociali.

L’illusione della flessibilità

Il concetto di flessibilità nella gig economy è una medaglia a due facce, che merita un’analisi più dettagliata per sviscerarne le sfumature. Da un lato, la flessibilità è innegabilmente un grande richiamo per molte persone che entrano nel mondo della gig economy. Prendiamo l’esempio di un padre o una madre single che deve bilanciare le responsabilità della genitorialità con la necessità di guadagnare un reddito. Piattaforme come Uber o TaskRabbit possono offrire una soluzione ideale, permettendo al genitore di lavorare durante le ore in cui i figli sono a scuola o impegnati in altre attività. Questo tipo di flessibilità oraria è quasi impensabile in un lavoro d’ufficio tradizionale con orari fissi.

Continua a leggere

spot_img