"A Brain for Innovation. The Neuroscience of Imagination and Abstract Thinking" (Columbia University Press, 2024)
In A Brain for Innovation. The Neuroscience of Imagination and Abstract Thinking (Columbia University Press, 2024), Min W. Jung affronta una domanda che sembra, a prima vista, più filosofica che biologica: che cosa rende gli esseri umani capaci di innovare in modo cumulativo, trasformando l’ambiente, le tecniche, le istituzioni e persino l’immaginario collettivo? Il punto di partenza non è l’elogio dell’inventiva, ma l’idea che l’innovazione sia un comportamento con radici neurobiologiche riconoscibili, e che per comprenderla occorra guardare a ciò che il cervello fa quando non è impegnato a reagire al mondo esterno. Jung propone di spostare l’attenzione dal cervello “in azione” al cervello che elabora, ricompone, prova alternative, anticipa conseguenze: un cervello che, mentre sembra riposare, produce possibilità. La posta in gioco non è soltanto capire come nascano le idee, ma perché alcune idee diventano strumenti, modelli, linguaggi condivisi e, in ultima istanza, infrastrutture di civiltà. L’autore osserva questo terreno da neuroscienziato interessato ai meccanismi, cioè a come reti e circuiti possano generare processi mentali interni come l’immaginazione e l’astrazione; e suggerisce che proprio lì, nell’intersezione fra simulazione del futuro e pensiero concettuale, si annidi un nucleo spiegativo dell’innovazione umana.


