Analisi Critica dell'articolo di Daniela Ranieri sul "Fatto Quotidiano"
Analisi & Commenti
di Nona Mikhelidze
L’articolo pubblicato dal Fatto quotidiano, a firma Daniela Ranieri (“Saturnalia di Zelensky in TV fra propaganda e fakenews”) ha suscitato le critiche, tra gli altri di Sofia Ventura e Marco Taradash, successivamente etichettati in modo ingiurioso da quel giornale. L’ articolo merita un’analisi dettagliata perché contiene un gran numero di affermazioni impegnative, buona parte delle quali non dimostrate e infondate. Da questo punto di vista è esemplare di una tendenza, sempre più diffusa: partire da piccoli dati - veri o verosimili- costruendoci sopra castelli di fantasia.
1. L’ articolo si apre con un’affermazione impegnativa: poiché l’opinione pubblica ucraina non è tutta con lui, Zelensky ha messo fuori legge 11 partiti dell’opposizione. La giornalista Daniela Ranieri comincia, infatti, il suo articolo affermando che "la maggioranza assoluta degli italiani è contraria all'invio di armi in Ucraina e spera in un negoziato". Evidentemente, quando parla della maggioranza, si affida ai sondaggi, che come metodo va benissimo. Subito dopo, però, mette in dubbio la convinzione di Zelensky che "il popolo Ucraino è pieno di fervore patriottico e sta al 100% con il governo". Guardiamo l’ultimo sondaggio, pubblicato a marzo da Center for Insights in Survey Research (CISR) e International Republican Institute's (IRI) (ci sono anche altri sondaggi di altre organizzazioni con risultati simili) e condotti su tutto il territorio ucraino, inclusi l'Est e il Sud-Est del paese, le regioni molto vicine alla linea del fronte, dove la popolazione subisce quotidianamente i colpi di artiglieria russa (ad esempio, Kherson).
Alla domanda su come valutano Zelensky come presidente durante la guerra, il 91% ha approvato la sua performance. Il 97% degli ucraini crede che vinceranno la guerra contro la Russia e il 74% crede che l'Ucraina manterrà tutti i territori all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, definiti nel 1991 (quindi inclusa la Crimea). Quindi sì, Zelensky è assolutamente convinto che la stragrande maggioranza sia con lui su tutto ciò che riguarda la guerra. Zelensky si trova dove si trova il suo popolo, e non viceversa.
2. La giornalista Ranieri scrive che Zelensky ha avuto bisogno di mettere fuori legge gli 11 partiti di opposizione. Si dimentica di dire che si tratta dei partiti pro-russi e che la legge è passata solo dopo che la Russia ha avviato la guerra e l’invasione su larga scala, il 24 febbraio 2022. La legge viene adottata il 28 marzo 2022. Il più grande dei partiti con legami con la Russia che è stato vietato è la "Piattaforma per la Vita", che ha 44 seggi su 450 in parlamento. Il partito è guidato da Viktor Medvedchuk, che è colui che secondo il piano di Putin doveva sostituire Zelensky dopo che i russi avrebbero preso Kyiv, dopo aver rovesciato il legittimo governo ucraino. Un altro piccolo dettaglio: Vladimir Putin è il padrino della figlia di Medvedchuk. In un articolo del The Guardian un ex funzionario russo dice: "Il Cremlino vede Medvedchuk come l'uomo principale in Ucraina, il loro principale interlocutore in Ucraina". Alla fine, quanto era importante per Putin Medvedchuk si è visto dalla sua decisione di fare lo scambio dei prigionieri: l'Ucraina consegna alla Russia Medvedchuk, che era stato arrestato durante la guerra, in cambio Putin libera 215 prigionieri, di cui 108 del reggimento Azov (proprio loro che da Putin erano definiti come nazisti). A tutto questo si aggiungono le varie condanne per gli affari di corruzione che coinvolgono Medvedchuk e che avvenivano anche prima della guerra. L'elenco dei partiti favorevoli a Mosca includeva anche il partito Nashi (i Nostri) guidato da Yevhen Murayev. Le autorità britanniche avevano avvertito il governo ucraino che la Russia voleva installare Murayev nel futuro governo ucraino come uno dei leader. I partiti fuori legge non sono partiti di opposizione, sono partiti collegati con le truppe di invasione.
3. La giornalista Ranieri scrive: Zelensky ha "oscurato tre reti TV critiche al governo". In realtà, Zelensky ha chiuso 3 reti pro-russe il 2 marzo 2022, quindi dopo l'invasione russa. Ricordiamo a tutti che la Commissione Europea ha bloccato 2 reti russe - Russia Today e Sputnik - con la motivazione seguente: i media di Putin sono uno strumento bellico, di una guerra ibrida che sta conducendo non solo contro l'Ucraina, ma contro tutto l'Occidente. Le motivazioni di Zelensky per chiudere le reti pro-russe sono simili, anche perché il proprietario di uno dei canali TV era Medvedchuk, di cui abbiamo parlato sopra, mentre l'altro era di proprietà di Taras Kozak, membro del partito pro-russo "Nashi" menzionato precedentemente. Per quanto riguarda i canali di opposizione in Ucraina, ricordiamo che solo un oppositore di Zelensky, come Petro Poroshenko, possiede 3 canali TV in Ucraina (inizialmente ne aveva 5, ma ha dovuto venderne 2 per evitare di andare in conflitto con "la legge contro gli oligarchi"). A questo si aggiungono altri canali TV in possesso di privati. Non si è mai svolta una guerra nella quale un Paese aggredito abbia lasciato accesi i media alleati col nemico.
4. Scrive la giornalista: "I crimini di guerra commessi in Donbass da truppe regolari ucraine e milizie neonaziste contro le popolazioni russofone sotto i governi Poroshenko e Zelensky, in violazione dei due accordi di Minsk su cessate il fuoco e autonomia di Lughansk e Donetsk, sono stati documentati per 9 anni da ONU, OSCE, ecc."
"Questa frase è una delle disinformazioni più diffuse nel mondo", lo afferma (fra i tanti) il rapporto dell'OECD (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Fra l'altro, lo stesso rapporto ci offre la lista della disinformazione e dei miti più diffusi su Ucraina nel mondo, facendo un elenco della disinformazione più comune proveniente da oltre 220 siti Web con una storia di pubblicazione di falsa propaganda e disinformazione filo-russa. Come vediamo nel rapporto alcuni punti presentati nell’articolo del Fatto Quotidiano come “la verità” rientrano nell’elenco dei miti sono stati conclamati come disinformazione dall’OECD (ma non solo anche da EUvsDisinfo di EU Strat.com). Ricordiamo a tutti EUvsDisinfo è il progetto faro della task force East StratCom del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). È stato istituito nel 2015 per prevedere, affrontare e rispondere meglio alle continue campagne di disinformazione della Federazione Russa che colpiscono l'Unione europea, i suoi Stati membri e i paesi del vicinato condiviso. Di più sulla disinformazione russa, incluso anche questo presunto massacro dei residenti di Donbass, si può verificare nel data base di EUvsDisinfo.
Ma mettendo da parte OECD e EUvsDisinfo, andiamo a guardare i rapporti dell'OSCE citati dalla giornalista, anche perché l’OSCE era l'unica organizzazione di monitoraggio sul conflitto. Il monitoraggio OSCE, così come i suoi rapporti, sono sempre stati autorizzati anche dalla Russia in quanto membro dell'organizzazione. La giornalista attribuisce crimini di guerra commessi anche da Zelensky, secondo quanto avrebbero scritto i rapporti di OHCHR, OSCE, ecc. Bene, Zelensky arriva al governo nel maggio 2019. Leggiamo i rapporti che coprono il periodo dal 2019 al 2021, che comprende anche il periodo precedente Zelensky.
Cominciamo dall'Office of the UN High Commissioner for Human Rights (OHCHR). Il rapporto copre il periodo da gennaio 2019 a fine dicembre 2021 (quindi quasi prima dell'invasione di febbraio 2022), ma fornisce anche i numeri sulle vittime civili e militari da entrambi i lati del conflitto dal 2014.
Guardiamo il grafico che ci offre il rapporto sulle vittime e i feriti tra i civili. Vedete come i numeri diminuiscono a partire dal 2016 (quindi ancora durante il governo di Poroshenko) e quanto sono bassi durante il governo di Zelensky. Questo secondo grafico, invece, ci mostra i numeri delle vittime e dei feriti (da entrambe le parti) a partire dal 2018 e ci dice, ad esempio, che a causa dell'ostilità diretta nell'intero anno 2020 sono morti 8 civili, altri 17 a causa dell'esplosione di mine e 1 per altri motivi (totale 26). Nel 2021, invece, ci sono stati i 7 civili uccisi per ostilità diretta, 12 a causa delle mine e 6 per altri motivi (totale 25).
Guardando il periodo complessivo dal 2014 al 2021, l'OHCHR riporta il numero totale di vittime legate al conflitto in Ucraina da entrambe le parti, sia nel territorio controllato dalle autorità ucraine che dai separatisti appoggiati dalla Russia: 14.200-14.400 morti. Tra queste, vi sono 3.404 vittime civili (da entrambe le parti, di cui 1.242 vittime civili causate da incidenti legati alle mine), 4.400 militari ucraini, 6.500 separatisti e contractors militari russi.
Ora guardiamo il rapporto dell'OSCE del 2021. Il numero dei morti riportato da entrambe le parti è di 16, quindi leggermente inferiore a quello dell'OHCHR (25). Il grafico del 2020 riporta un numero di morti pari a 24. Nel rapporto dell'OSCE del 2019 sono riportati 19 morti. Sul sito dell'OSCE è disponibile un'infografica degli anni precedenti che corrisponde ai numeri dei morti riportati dall'OHCHR sopra citati.
In conclusione, esaminando questo Rapporto indicato dalla giornalista, non si comprende dove e quando Zelensky abbia commesso un massacro della popolazione del Donbass.
5.Accordo di Minsk. La giornalista Ranieri menziona la mancata implementazione degli accordi di Minsk riguardo al cessate il fuoco e all'autonomia di Lugansk e Donetsk. Tuttavia, oltre a ciò, l'accordo di Minsk riguardava anche il ritiro delle truppe russe dal Donbass e il ripristino del controllo dei confini statali dell'Ucraina da parte di Kyiv. Un dato interessante fornito dai rapporti dell'OSCE sopra citati riguarda il numero di violazioni del cessate il fuoco. La giornalista afferma che la guerra civile continuava e che Zelensky non rispettava il cessate il fuoco. Secondo l'OSCE, nel 2019 il 76% delle violazioni del cessate il fuoco (nel 2020 è stato il 77%) sono avvenute al di fuori del territorio controllato dalle autorità ucraine, quindi sono state perpetrate dai separatisti o dai russi. Il numero totale di violazioni del cessate il fuoco nel 2018 era di 299.633, nel 2020 sono state 134.767, e nel 2021 sono state 93.202. Questi numeri supportano le affermazioni di Zelensky secondo cui erano principalmente i russi a violare il cessate il fuoco. Inoltre, il calo sia nel numero di vittime civili e militari che nel numero di violazioni del cessate il fuoco, passando da 300.000 a 93.000 (che comunque rimane un numero elevato), dimostra quanto sia ingiustificata l'invasione russa e quanto sia assurda la narrazione del Cremlino sui nazisti ucraini, sul genocidio, sulla difesa del popolo del Donbass, e così via.
6. Per quanto riguarda l'autonomia di Lugansk e Donetsk, ci sono alcuni punti importanti da considerare.
Nel testo degli accordi di Minsk (che può essere consultato qui), non viene menzionata la parola "autonomia", bensì uno "statuto speciale" da definire tra Kyiv e i rappresentanti di Lugansk e Donetsk che emergeranno dalle elezioni locali, nell'ambito della decentralizzazione dell'intera Ucraina come forma di governo. La riforma sulla decentralizzazione è stata avviata nel 2014 ed è stata valutata positivamente dalle agenzie europee e dalla stessa Commissione Europea. Qui è disponibile il rapporto dell'OECD sulla 'valutazione della riforma e sulla sua implementazione.
Gli accordi di Minsk prevedevano che l'Ucraina organizzasse elezioni locali a Donetsk e Lugansk e successivamente avrebbe discusso con i rappresentanti eletti il tipo di status da concedere alla regione. Tuttavia, per consentire lo svolgimento delle elezioni, tutte le forze militari, i gruppi paramilitari, ecc. avrebbero dovuto lasciare l'intero territorio del Donbass.
La Russia non ha mai ritirato i suoi paramilitari. Ci sono molte altre cose che si potrebbero dire su Minsk, ma per ora ci limitiamo a quanto detto, sottolineando che sull'accordo, oltre alla firma dell'Ucraina, c'è anche quella dell'ambasciatore russo in Ucraina M. Yu. Zurabov, il che significa che la Russia riconosce di aver assunto gli obblighi da rispettare nel quadro del documento.
7. La giornalista Ranieri scrive della guerra civile in Ucraina e sostiene che Zelensky non aveva messo fine alla guerra civile. Il 25 gennaio 2023, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha emesso una storica sentenza che riconosce l'occupazione russa dell'Ucraina orientale dal 2014. La decisione è parte della conclusione della Corte sull'ammissibilità del caso dell'Ucraina contro la Russia. La Corte ha dichiarato che la Russia aveva il "controllo effettivo" delle regioni separatiste dell'Ucraina orientale dall'11 maggio 2014. In questo modo, la Corte ha ufficialmente riconosciuto la natura interstatale del conflitto e la responsabilità della Russia per le violazioni dei diritti umani. La decisione della CEDU si allinea con la conclusione della CEDU del 2021 secondo cui, dal 27 febbraio 2014, la Russia aveva il "controllo effettivo" anche della Crimea, più di due settimane prima del referendum sulla "riunificazione" della penisola.
Questa decisione è importante perché sfata il mito della "guerra civile", menzionata anche dalla giornalista Ranieri. La Russia ha costantemente rappresentato la guerra nelle regioni orientali dell'Ucraina in termini etnici e linguistici. La rappresentazione degli eventi come un affare interno ha contribuito a perpetuare affermazioni infondate su un presunto genocidio ucraino ai danni dei russi nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
8. La giornalista Ranieri scrive su uno dei rapporti dell'OSCE che parla di Andrij Biletsky, membro del parlamento ucraino, e lo indica come "responsabile di uccisioni di massa". In realtà, come si può leggere, il rapporto non è dell'OSCE, ma è una dichiarazione del rappresentante permanente della Federazione Russa presso l'OSCE nel 2014. La Russia e l'Ucraina nel 2014 erano parti coinvolte nel conflitto, quindi non dobbiamo basarci sulle dichiarazioni dei rappresentanti della Russia o dell'Ucraina, ma sui rapporti emessi dall'OSCE come organizzazione che svolgeva il monitoraggio e che non era parte in conflitto.
9. La giornalista Raneri scrive: Zelensky ha vietato la lingua russa. No, nessuno ha vietato l’uso della lingua russa. Nell'aprile 2019, il parlamento ucraino ha approvato una legge sulla lingua che rende l'ucraino la lingua obbligatoria per i lavoratori del settore pubblico. L'adozione di questa legge richiedeva ai cittadini di conoscere l'ucraino. Nel gennaio 2022 è stata introdotta una nuova disposizione di legge, in base alla quale i mezzi di stampa registrati in Ucraina dovevano pubblicare in ucraino. Ciò non ha vietato le pubblicazioni in russo. Invece, la legge richiedeva che tutti i contenuti fossero pubblicati anche in ucraino. Qui il testo della legge.
10. La giornalista scrive che le sanzioni non funzionano: su questo si può aprire un dibattito, ma lei scrive: "economia russa: crescita superiore all'Europa". Secondo il FMI, la Russia ha chiuso con una crescita del -2,1%, secondo l'OCSE -2,5%. Per quanto riguarda l'Europa, l'UE ha registrato una crescita positiva. Tutti i dati sono disponibili qui.
Come si concluderà 2023 (dal punto di vista della crescita) per la Russia e l'UE lo vedremo alla fine di dicembre di quest'anno.
Qualcuno spieghi alla signora Ranieri che anche gli inglesi, nel settembre del '39, misero fuorilegge la British Union of Fascists e incarcerarono Oswald Mosley. Purtroppo lo liberarono dopo il '45 invece di mandarlo al patibolo come Lord Haw-Haw, ma non si può avere tutto dalla vita...
Fino a prova contraria 91/97/74 è meno di 100. (Mi riferisco alla prima sezione dell'articolo.)