“Antisocial Media: How Facebook Disconnects Us and Undermines Democracy” di Siva Vaidhyanathan + (Oxford University Press, 2018)
Pubblicato nel 2018 da Oxford University Press, Antisocial Media di Siva Vaidhyanathan parte da una constatazione che suona semplice ma, nel libro, diventa un problema teorico e politico: non è “l’uso scorretto” di Facebook a generare i guasti più seri, bensì la struttura stessa del sistema, il modo in cui è progettato per crescere, trattenere attenzione, ordinare le relazioni e monetizzare i comportamenti. L’autore osserva Facebook come si osserva un’infrastruttura: non come un canale neutro, né come una somma di scelte individuali, ma come un ambiente che orienta pratiche, incentivi e aspettative, e che per questo tende a produrre effetti regolari anche quando gli intenti dichiarati sono benevoli. La domanda che attraversa l’opera non è se Facebook “faccia anche cose buone” nella vita quotidiana (l’autore riconosce che spesso le fa), ma quale prezzo collettivo paghiamo quando una piattaforma privata diventa il principale filtro di visibilità sociale, informativa e politica per una porzione enorme dell’umanità. Da qui un’altra domanda, implicita ma costante: che cosa accade alla democrazia quando la comunicazione pubblica viene riscritta per massimizzare reazione, coinvolgimento e targeting, e quando la deliberazione – lenta, contestuale, conflittuale ma regolata – viene compressa dentro formati e logiche che premiano soprattutto l’urgenza emotiva?


