Autonomia Strategica: Sovranità digitale e data governance
Questa serie di articoli analizza in modo sistematico le diverse dimensioni dell’autonomia strategica dell’Unione Europea in ambito civile, con l’obiettivo di chiarirne il significato, i limiti e le implicazioni operative. Il concetto di autonomia, inteso come capacità di agire in modo coerente e indipendente in settori chiave, assume oggi una valenza cruciale anche al di fuori della sfera militare. Ricerca, istruzione, tecnologia, infrastrutture, dati e salute sono ambiti in cui l’UE mira a ridurre le dipendenze critiche e rafforzare le proprie competenze interne. L’autonomia non si oppone alla cooperazione internazionale, ma la presuppone su basi di reciprocità e capacità negoziale. Ogni articolo affronta un settore specifico, ricostruendo le strategie, le politiche e le sfide in atto. Il fine è contribuire a una riflessione documentata sulla costruzione di una capacità autonoma europea in ambiti civili essenziali.
Nel mondo digitale contemporaneo, l’UE ha abbracciato con decisione il concetto di sovranità digitale – la capacità di determinare le proprie regole e di controllare le tecnologie e i dati critici – come parte integrante della sua autonomia strategica. La presidente Ursula von der Leyen già nel 2020 sottolineava che questa è “l’occasione per fare in modo che il cambiamento accada secondo le nostre regole, e non per diktat altrui... si tratta della sovranità digitale dell’Europa su piccola e larga scala”. Ciò riflette una nuova agenda in cui l’UE vuole rafforzare il proprio ruolo in un mondo interconnesso promuovendo i propri interessi e valori nel dominio digitale. Tuttavia, il concetto di sovranità digitale è ampio e sfaccettato. Da un lato riguarda le infrastrutture (ad esempio avere reti 5G e cloud sicuri non dominati da fornitori non europei), dall’altro il controllo dei dati (personali e industriali) e infine la capacità di impostare standard e normative coerenti con i principi europei (privacy, concorrenza leale, trasparenza).