Durante la Seconda guerra mondiale, il timore di attacchi diretti spinse Washington a rafforzare la propria difesa ben oltre i confini nazionali, riconoscendo che la protezione del suolo americano dipendeva dalla stabilità di territori chiave come la Groenlandia, il Canada e l’Oceano Pacifico. Nel dopoguerra, questa consapevolezza portò alla creazione di un sistema di alleanze duraturo, dalla NATO ai patti di sicurezza con il Giappone e la Corea del Sud, volto a mantenere il controllo sui due rimland euroasiatici. Oggi, questa visione è messa in discussione dall’approccio transattivo di Donald Trump, che riduce la difesa alle logiche economiche di breve respiro e propone una politica in cui la protezione americana diventa una merce di scambio, come dimostrato dallo scontro con Zelensky sulla guerra in Ucraina e sulla fornitura di terre rare. Se in passato gli Stati Uniti hanno compreso che la loro sicurezza era indissolubilmente legata a quella degli alleati, l’orientamento attuale sembra riproporre un’illusione isolazionista, con il rischio di minare la loro posizione di potenza globale. Andiamo nel dettaglio.
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