“Due nazioni che non hanno reciproche relazioni e non provavano reciproche simpatie. Ciascuna di esse ignora i pensieri e i sentimenti dell’altra, come se vivessero in diverse regioni o abitassero diversi pianeti: i ricchi e i poveri”. Così nel 1845 scriveva in Sybil, o Le due nazioni, Benjamin Disraeli, futuro capo del partito conservatore e poi per due volte premier, una prima volta nel 1868 e una nel 1874. Due nazioni, l’una estranea, se non nemica, dell’altra, era questo, nella analisi di Disraeli, il prodotto di decenni di industrializzazione a rotta di collo, che avevano contraddistinto l’età vittoriana. Una nazione spaccata, dunque.
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