Il ciclo di conferenze telematiche "Cultura e religione in Italia tra medioevo ed età moderna" intende approfondire il contributo dato negli ultimi anni dai giovani studiosi alla ricostruzione della storia politico-religiosa e culturale della Penisola in un periodo travagliato e ricco di trasformazioni che vide l'affermazione di modelli culturali che in un certo senso plasmarono l'identità e il carattere degli Italiani. Nella seconda conferenza della serie Mauro Fasan, Vincenzo Tedesco e Isabella Munari discutono con Matteo Al Kalak e Fabrizio Biferali. Modera Claudia Geremia
Mauro Fasan, "A caccia di streghe nei domini della Serenissima. Processi per stregoneria tra Veneto e Friuli nel ‘500 e ‘600", Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa 2021.
Da secoli la stregoneria è oggetto di saggi e trattati, romanzi e fiabe. Pochi però immaginerebbero che nel territorio oggi racchiuso fra le province di Treviso e Pordenone fra il 1500 e il 1600 si siano svolti decine di processi per stregoneria. Sotto questa etichetta comune infatti, in quegli anni di grande fermento religioso, spesso l’Inquisizione raggruppò benandanti e luterani, guaritori e astrologi a vario titolo accusati di rapporti con il Diavolo. Attraverso un'attenta analisi di documenti e cronache dell’epoca l’autore ricostruisce alcuni fra i principali processi nei quali furono coinvolti anche importanti nobildonne ed esponenti dell’aristocrazia veneta, oltre al celebre mago Aquino Turra.
Vincenzo Tedesco, "Inquisizione, eresia e magia nel tardo Medioevo", Edizioni La Vela, Lucca 2020.
Compito degli inquisitori era rintracciare la presenza di eretici nelle comunità e condannarli in base alle pene previste dal diritto inquisitoriale, che potevano comprendere forme di penitenza di vario genere e giungere fino all’abiura e, in casi estremi, alla condanna a morte. Tuttavia, l’Inquisizione non si concentrava solo sulla repressione delle eresie che contraddicevano uno o più aspetti della dottrina cattolica, ma volgeva il suo sguardo verso un’ampia gamma di reati, tra i quali figura anche – e in maniera tutt’altro che secondaria – la pratica delle arti magiche che si riteneva fossero ispirate dal demonio. Il volume si propone di indagare il modo in cui si evolsero, durante il Tardo Medioevo, la trattatistica inquisitoriale e i documenti pontifici sul tema della magia e del suo rapporto con l’eresia, per il quale si dispone di una messa a fuoco ancora parziale, ma che risulta essere essenziale se si vogliono comprendere la costruzione del crimine di stregoneria e gli sviluppi della caccia alle streghe.
Isabella Munari, "Tiziano spirituale. La Trinità per Carlo V tra i venti della Riforma", Edizioni Unicopli, Milano 2019
Malo me siento. Con queste parole il cinquattottenne imperatore Carlo V, ritiratosi nel monastero di Yuste dopo l’abdicazione, iniziava il suo ultimo viaggio, il 31 agosto 1558. Fino alla fine, il quadro su cui s’era più a lungo concentrato era stato quello che oggi chiamiamo Trinità (o Gloria, Museo del Prado di Madrid), fatto commissionare a Tiziano tramite l’ambasciatore imperiale Francisco Vargas fin dal 1551. Cosa vedeva di così importante, in quell’opera, il vecchio monarca? A lungo la critica ha creduto di poterla definire un manifesto visivo della Controriforma — anche se la Controriforma sarebbe iniziata solo parecchi anni dopo. Questo poderoso studio consente invece di definire il dipinto come l’ultima icona del progetto d’una Monarchia universale, fondata sulla profezia della terza e ultima età dello Spirito — era di pace della cristianità prima del Giudizio Finale — risalente a Gioacchino da Fiore e ripresa dal gran cancelliere Mercurino da Gattinara fin dal 1516 come orizzonte ideologico nei primi anni di regno del giovane imperatore.