Il 2024 è un anno dei grandi appuntamenti elettorali e forse mai come ora le questioni ambientali stanno entrando con forza all’interno del dibattito politico, il che non è un male. Il guaio è che la questioni ambientale e la transizione energetica sono vittime della stessa polarizzazione che ha inquinato il dibattito pubblico in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi decenni. Così anche le questioni climatiche diventano questioni partitiche e vengono prese in ostaggio dai movimenti populisti che ne fanno una preoccupazione di elites politiche che non sanno hanno alcuna consapevolezza delle esigenza popolari. In questo modo, aizzano le folle su questioni che meriterebbero consapevolezza, pacatezza e lungimiranza.
La capacità di condizionamento dei nuovi produttori di materie prime strategiche
Il passaggio da energie fossili a energie rinnovabili ha il potenziale di ridurre la capacità di alcuni regimi di utilizzare le risorse energetiche come strumento di pressione geopolitica. Tuttavia, c’è il rischio di passare dalla padella alla brace. La dipendenza da minerali specifici, necessari per le tecnologie delle energie verdi, potrebbe costituire una nuova forma di vulnerabilità. Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, l'Argentina, il Cile e l'Indonesia controllano quote significative delle riserve globali di cobalto, litio, rame e nickel. Questi elementi sono fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, batterie e altre tecnologie legate alle energie rinnovabili.
"Umanizzare la modernità" di Ceruti e Bellusci
Il prossimo 8 novembre alle ore 16.00, nell’ambito della rubrica “Viaggi nell’innovazione” diretta da Roberto Panzarani, che dialoga con Mauro Ceruti. Per partecipare è necessario registrarsi.