C’è una domanda da porsi per tentare di intuire quale evoluzione potrebbe prendere il conflitto tra la Russia da una parte e democrazie liberali dall’altra e cioè quanto è salda l’alleanza tra Mosca e Pechino. Una parte del mondo politico e culturale americano ed europeo ritiene che un asse sia ormai saldato tra Iran, Cina e Russia dove gli elementi che li tengono insieme sono maggiori rispetto a quelli che potrebbero dividerli.
Qualche giorno fa John Bolton sul Wall Street Journal argomentava in questo senso. La tesi di fondo è che Russia e Cina hanno formato un’alleanza che potrebbe durare nel tempo. Il motivo è la compatibilità delle proprie necessità (alla Russia servono i capitali cinesi e alla Cina la tecnologia e le risorse energetiche russe) e delle loro agende strategiche (per la Russia la riconquista dello spazio ex sovietico, per la Cina un’area di influenza nell’Indo-Pacifico).
Eppure Pechino ha infatti reagito in maniera molto fredda al riconoscimento dell’indipendenza di Donetsk e Lugansk, che apre la strada a una invasione russa dell’Ucraina. Le mosse russe, infatti, sono in totale antitesi a tre principi che per la politica estera cinese sono fondamentali, vale a dire la risoluzione pacifica delle controversie, la non ingerenza negli affari interni degli altri paesi e il rispetto dell’integrità territoriale.
Sono principi che se infranti per la Cina potrebbero avere ripercussioni enormi e non solo per le dispute confinarie con l’India sugli altopiani hymalaiani. In Sinchiang le istanze indipendentiste sono forti, nonostante la repressione cinse. Il Tibet è una regione che è stata occupata solo di recente dalla Cina e anche per la Mongolia interna esistono un movimento indipendentista. Tibet, Sinchiang e Mongolia interna sono tre delle quattro regioni autonome cinesi.
Per non dire di Taiwan. Se Putin può riconoscere l’indipendenza di due auto proclamate repubbliche all’interno di un altro paese, perché gli Stati Uniti non dovrebbero riconoscere l’indipendenza di Taiwan?
C’è di più, se la Russia può interferire nelle questioni ucraine per tutelare gli interessi delle minoranze russofone minacciate da Kiev (secondo la propaganda di Mosca), allora perché Londra non dovrebbe intervenire ad Hong Kong per difendere i diritti dei cittadini anglofoni della sua ex colonia? O ancora, perché la comunità internazionale non dovrebbe intervenire per tutelare i diritti dei cittadini cinesi perseguitati dalle autorità del partito?
In questo senso, il silenzio e la cautela cinese potrebbero essere molto significativi, Putin di fatto è solo e settant’anni di Guerra Fredda non hanno insegnato molto alla Russia. Mentre Pechino si tiene una partita aperta con Washington, la Russia la chiude, isolandosi ancora una volta dal mondo.
Ma alla Cina conviene l'invasione di Taiwan? Sarebbe rischiosa, sarebbe sanguinosa, sarebbe costosa, non le darebbe nessun reale vantaggio. Alla Cina interessa che Taiwan non venga riconosciuta internazionalmente come Stato sovrano e che resti indefinitamente una provincia secessionista, in attesa, anche nel lungo periodo, che la secessione rientri. Finora le reazioni cinesi non sembrano manifestare un'alleanza con la Russia. Probabilmente Putin ha ottenuto una benevola neutralità e forse una partnership economica che lo aiuterebbe a reggere le sanzioni. Forse anche una disponibilità ad aiutarlo nell'ottenere quel che realmente vuole, e cioè una ridefinizione dei rapporti strategici in un'ottica tripolare, con la Cina ago della bilancia.
Spero di non sbagliarmi, ma non riesco a vedere i crudeli tiranni che ghignando scatenano l'apocalisse. Vedo un gioco politico cinico e pericoloso che però ha obiettivi razionali e, almeno in parte, non privi di giustificazioni.
Magari fosse così! Si attribuisce alla Cina una coerenza quasi ideologica che però fa a pugni con l’interesse geopolitico della dirigenza cinese a favorire l’espansionismo russo per tenere impegnato l’Occidente in un confronto anche militare con la Russia mentre prepara l’invasione di Taiwan. E l’Occidente ci sta cascando senza neppure provare a fare con la Russia quel che Kissinger e Nixon seppero fare con la Cina circa 50 anni fa. Peccato!