Il Dipartimento di Stato americano ha recentemente dato il via libera a un importante pacchetto di vendita di armi a Taiwan, del valore complessivo di circa 1,988 miliardi di dollari. Questa mossa, annunciata il 25 ottobre 2024, rappresenta il diciassettesimo pacchetto di armi approvato dall'amministrazione Biden per Taiwan e il quinto dall'inizio dell'anno. Il pacchetto include due componenti principali: sistemi radar turnkey AN/TPS-77 e AN/TPS-78 per un valore stimato di 828 milioni di dollari, e il Sistema Missilistico Avanzato Terra-Aria Nazionale (NASAMS) con equipaggiamento correlato, per un costo stimato di 1,16 miliardi di dollari. Secondo l'Agenzia per la Cooperazione in materia di Sicurezza e Difesa (DSCA) del Pentagono, questi sistemi miglioreranno significativamente le capacità difensive di Taiwan, fornendo soluzioni radar a terra per la sorveglianza aerea a medio e lungo raggio e potenziando le capacità di difesa dello spazio aereo dell'isola.
L'approvazione di questa vendita di armi si inserisce in un contesto geopolitico complesso e teso nell'area dell'Asia-Pacifico. Gli Stati Uniti, pur non riconoscendo ufficialmente Taiwan come stato indipendente, mantengono un impegno di lunga data nel fornire all'isola i mezzi necessari per la sua autodifesa, in conformità con il Taiwan Relations Act e le Six Assurances. Questa politica è stata costantemente una fonte di attrito nelle relazioni sino-americane, con la Cina che considera Taiwan parte integrante del suo territorio e si oppone fermamente a qualsiasi forma di sostegno militare esterno all'isola. La frequenza e l'entità delle vendite di armi a Taiwan negli ultimi anni riflettono la crescente preoccupazione degli Stati Uniti per l'equilibrio militare nello Stretto di Taiwan, in un momento in cui la Cina intensifica le sue attività militari nella regione.
La reazione di Taiwan a questa approvazione è stata di gratitudine e apprezzamento. L'Ufficio Presidenziale di Taipei ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime riconoscenza al governo degli Stati Uniti per il sostegno alle capacità difensive di Taiwan, sottolineando l'importanza di questi sistemi per la sicurezza dell'isola. Il Ministero della Difesa Nazionale di Taiwan ha evidenziato come queste armi, in particolare il sistema missilistico NASAMS, che si è dimostrato efficace nel conflitto russo-ucraino, rafforzeranno le capacità di difesa aerea complessive delle forze armate taiwanesi. Questo potenziamento è considerato cruciale in risposta alle frequenti attività militari dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese nello Stretto di Taiwan, che negli ultimi mesi hanno visto un'intensificazione senza precedenti, con un record di 153 aerei cinesi rilevati in un solo giorno nell'ottobre 2024.
Il processo di approvazione della vendita di armi prevede ora un periodo di revisione di 30 giorni da parte del Congresso degli Stati Uniti. Se il Congresso darà il via libera, il governo americano invierà a Taiwan una lettera ufficiale di offerta e accettazione, che darà inizio a un processo che culminerà nella firma di un contratto finale e nella definizione dei termini di consegna. Non sono state fornite indicazioni precise sui tempi di questo processo, ma è chiaro che l'implementazione effettiva di questi sistemi richiederà un periodo considerevole. Nel frattempo, le forze armate taiwanesi stanno già adottando misure per migliorare la loro prontezza operativa, come dimostrato dalle recenti esercitazioni notturne con fuoco vivo condotte dal Comando di Difesa di Penghu dell'Esercito, le prime nel loro genere, volte a preparare le truppe a possibili scenari di invasione.
La reazione della Cina a questa vendita di armi è stata prevedibilmente negativa. Pechino ha ripetutamente espresso la sua ferma opposizione a qualsiasi forma di sostegno militare a Taiwan da parte di paesi terzi, considerandola un'interferenza nei suoi affari interni e una violazione del principio della "Unica Cina". In passato, la Cina ha risposto a simili vendite di armi con sanzioni contro le aziende di difesa americane coinvolte e con un'intensificazione delle attività militari intorno a Taiwan. È probabile che questa nuova approvazione porti a una risposta simile, potenzialmente aumentando le tensioni nella regione. La Cina mantiene la sua posizione secondo cui non rinuncerà mai all'uso della forza per portare Taiwan sotto il suo controllo, e ha recentemente intensificato la retorica sull'"inevitabilità" della "riunificazione".
Questa vendita di armi si inserisce in un quadro più ampio di crescente competizione strategica tra Stati Uniti e Cina nell'Indo-Pacifico. Mentre gli Stati Uniti cercano di mantenere l'equilibrio e la stabilità nella regione attraverso il sostegno ai loro alleati e partner, la Cina vede queste azioni come tentativi di contenere la sua ascesa e di interferire nella sua sfera di influenza. La questione di Taiwan rimane uno dei punti più delicati in questo contesto, con potenziali implicazioni per la sicurezza regionale e globale. La comunità internazionale osserva con attenzione questi sviluppi, consapevole che l'equilibrio nello Stretto di Taiwan è cruciale per la stabilità dell'intera regione Asia-Pacifico. Mentre la diplomazia continua a giocare un ruolo importante, la crescente militarizzazione da entrambe le parti dello Stretto solleva preoccupazioni sulla possibilità di un conflitto non intenzionale e sulla necessità di meccanismi di gestione delle crisi più robusti.
Vero, tuttavia attenzione: lo scenario a Taiwan e dintorni sta cambiando rapidamente. L'invio di truppe nordcoreane a sostegno delle forze russe in Ucraina rappresenta un'escalation significativa e preoccupante. La presenza di circa 8.000 soldati nordcoreani nella regione russa di Kursk, come riportato da fonti statunitensi, solleva timori riguardo a una possibile destabilizzazione della sicurezza globale. Con possibili serie conseguenze anche in Asia. Le truppe nord-coreane sono partite per Vladivostock da un porto che guarda la costa occidentale del Giappone... e la seconda guerra sino-giapponese ebbe un epicentro in Corea, allora sotto il controllo giapponese. Forse non a caso il primo ministro uscente giapponese, pur reduce da un'imbarazzante debacle del partito di maggioranza LDP alle recentissime elezioni politiche, ha creaato in tutta fretta un nuovo ministero, traducibile con qualcosa di simile alla "Protezione civile"... il tutto ben sapendo che il suo governo attuale non ha una maggioranza e quello che verra', non si capisce ancora su che coalizione potrebbe reggersi.