Una delle caratteristiche principali delle analisi geopolitiche di basso livello è quella di ridurre la complessità della politica internazionale a singoli fattori, che diventano la chiave per spiegare tutto. In questi casi, più che di analisi serie si tratta di palliativi esistenziali che servono a dare la tranquillità alle persone di aver capito, senza troppi sforzi, come va il mondo. Ecco allora che il grande scontro del XXI secondo diventa quello per il litio o per il cobalto; che il controllo delle nuove rotte per l’Artico è la chiave del potere mondiale, e così il controllo dell’Heartland o del Rimland. Che le guerre del futuro si combatteranno per le terre rare o la più classica di tutte e cioè che gli Stati Uniti fanno le guerra in Medio Oriente per impossessarsi del petrolio della regione. In tutti questi casi si tratta di semplificazioni eccessive che non vanno oltre la superficie. Prendiamo il caso del petrolio: ora gli Stati Uniti sono indipendenti dal punto di vista energetico, anzi sono esportatori. E anche prima di petrolio mediorientale in America ce ne andava poco o nulla. Allora perchè gli Stati Uniti che pur del petrolio della regione non ne hanno bisogno, continuano a fare del Medio Oriente una priorità strategica?
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