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Global Opinions - n. 4 dicembre/2025

dic 28, 2025
∙ A pagamento

Questo numero di Global Opinions propone rassegna strategica strategica delle principali tendenze emerse tra il 20 e il 28 dicembre 2025, attraverso l’analisi di dei maggiori think tank delle democrazie liberali. La rassegna adotta un protocollo metodologico rigoroso, che privilegia esclusivamente testi dotati di una tesi argomentata e verificabile, escludendo cronaca, reportage e contenuti descrittivi. Tutti i materiali sono tratti da fonti di grande prestigio e autorevolezza, tra cui Brookings Institution, Carnegie Endowment for International Peace, CSIS, Council on Foreign Relations, RAND Corporation, Chatham House, RUSI, Atlantic Council, European Council on Foreign Relations, SWP, IFRI, SIPRI, Bruegel, International Crisis Group e Lowy Institute. I contributi sono organizzati in sei ambiti tematici – politica internazionale, sicurezza e difesa, macroeconomia e finanza, tecnologie emergenti, governance democratica e clima – con l’obiettivo di offrire un quadro coerente e comparabile degli orientamenti strategici in formazione.

Nel loro insieme, i testi selezionati delineano uno scenario di crescente competizione sistemica e di progressiva erosione delle architetture di stabilità consolidate. Sul piano geopolitico e della sicurezza emergono il ridimensionamento dell’impegno statunitense verso l’Europa, la ristrutturazione del sistema di alleanze USA in funzione della competizione con la Cina, le dinamiche di contenimento e gestione dei conflitti in Ucraina, Medio Oriente e Indo-Pacifico, nonché il ruolo crescente di fattori sociali e regionali nella definizione del rischio di escalation. Sul fronte economico e tecnologico si evidenziano il ritorno del protezionismo, l’uso strategico della politica industriale, le vulnerabilità legate al debito globale e la centralità dell’intelligenza artificiale come ambito di competizione industriale e geopolitica. I contributi dedicati alla governance democratica e al clima mettono in luce, da un lato, le pressioni interne sulle democrazie liberali e la necessità di rafforzarne le capacità istituzionali, dall’altro la distanza persistente tra impegni climatici e traiettorie reali di consumo energetico e transizione industriale.


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