di Giovanni Mari1
Il volume si propone di presentare, secondo una ricerca condotta col metodo della storia delle idee, una serie di riflessioni sui concetti di lavoro e di ozio che i curatori ritengono fornisca un significativo quadro dell’evoluzione storica di tali concetti. Lo stile di storia delle idee permette di esentare gli autori dalla ricostruzione storiografica dei contesti in cui le idee di lavoro e di ozio sono maturate, presentando una ricostruzione che non è storiografica, né, tantomeno, di storiografia sociale. In questa maniera le idee ricostruite sono i punti di vista che gli autori trattati hanno sulla questione del lavoro e dell’ozio. Il volume presenta al lettore una grande quantità di riflessioni accadute in quasi tremila anni di storia, di natura interdisciplinari, su di un problema che ha appassionato e diviso la nostra civiltà contribuendo a caratterizzarla nei millenni. E nello stesso tempo offre materiale concettuale al fine di approfondire che cosa siano lavoro ed ozio nel periodo di grandi trasformazioni sociali e tecnologiche che stiamo attraversando.
Il volume non intende sostenere alcuna visione lineare o non lineare della nostra cultura sul lavoro. Su questo piano si limita a stabilire delle periodizzazioni e delle contiguità culturali, come quelle cristiane cattoliche e protestanti della seconda Sezione (Il cristianesimo: un’idea di lavoro per la città degli uomini, la questione sociale, la condanna dell’ozio). Le periodizzazioni rispecchiano in parte quelle tradizionali, come per l’età antica (Il mondo del lavoro servile e dell’ozio intellettuale). Poi si introduce una periodizzazione originale che accorpa medioevo e illuminismo sulla base dell’unità che scaturisce tra XII e XVIII secolo dal punto di vista del lavoro manuale artigiano che rappresenta indubbiamente la forma di lavoro storicamente trainante del periodo (Lavori manuali e lavori intellettuali. Sviluppo e apogeo delle arti meccaniche tra il Medioevo e l’Encyclopedie). Quindi si introducono la frattura segnata dalla rivoluzione industriale (La rivoluzione industriale, il proletariato, l’invenzione del tempo libero) e quella segnata dalla fine dell’organizzazione e della società fordista, quale tipologia classica della società industriale (Fine del lavoro fordista, rivoluzione digitale e rinascita dell’idea di ozio). Infine il volume si chiude, con una sesta sezione, con la considerazione del dibattito italiano tra ottocento e Novecento (Uno sguardo dall’Italia e sull’Italia).
Inutile ammettere le molte omissioni di autori e posizioni, talvolta anche per non essere riusciti a trovare le collaborazioni giuste.
Occorre tuttavia riconoscere che è la prima volta che si realizza un’opera di questo tipo, la quale, senza la pretesa di essere enciclopedica, né di offrire una lettura unitaria della materia, ritiene di contribuire alla discussione sui concetti di lavoro e di ozio che la nostra epoca ha smarrito.
Già ordinario di Storia della filosofia all’Università di Firenze, è stato Preside della facoltà di Scienze della Formazione e Presidente della Firenze University Press, nonché Responsabile per l’Ateneo di Firenze della didattica a distanza in e-Learning. Nel 1988 ha Fondato «Iride. Filosofia e discussione pubblica», Il Mulino, di cui è Presidente. Nel 2016 ha fondato e dirige, presso la F.U.P., la collana «Teorie, pratiche, storie del lavoro e dell’idea di ozio» che, attraverso ricerche interdisciplinari, è dedicata alle trasformazioni storiche e presenti del lavoro. Si occupa da alcuni anni di filosofia e teoria del lavoro, tema su cui ha pubblicato numerosi articoli e curato, con A. Gramolati, Bruno Trentin. Lavoro, libertà, conoscenza, Firenze, FUP, 2010 e Il lavoro dopo il Novecento. Da produttori ad attori sociali (F.U.P., 2016) e insieme a A. Cipriani e A. Gramolati, Il lavoro 4.0. La quarta rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative (F.U.P, 2018). Più recentemente ho pubblicato G. Mari, Libertà nel lavoro. La sfida della rivoluzione digitale (il Mulino, 2019).