Il capitalismo cognitivo è ancora nella fase infrastrutturale
L’intelligenza artificiale viene spesso descritta come una tecnologia già pienamente rivoluzionaria, ma ciò che sta avvenendo oggi è più profondo e meno visibile: siamo nella fase in cui si costruisce l’infrastruttura materiale che determinerà chi avrà potere economico, capacità competitiva e autonomia strategica nei prossimi decenni. È una fase paragonabile all’arrivo delle ferrovie nell’Ottocento o delle reti elettriche nel Novecento: prima dei servizi e delle applicazioni, si stabilisce la struttura fisica che rende possibile tutto il resto. In questo contesto, la vera trasformazione non riguarda le interfacce o gli strumenti generativi, ma la rete di elementi che permette all’AI di funzionare: la disponibilità di potenza di calcolo (compute), intesa come insieme di hardware avanzato, capacità energetica e infrastrutture dedicate; l’accesso stabile a GPU e acceleratori, diventati il motore dei nuovi modelli; la costruzione di data center sempre più vicini alle grandi fonti di energia; l’emergere di sub-grid elettriche progettate per alimentare cluster di calcolo ad alta densità; e la progressiva definizione della capacità di calcolo come risorsa strategica nazionale, al pari dell’energia o delle materie prime critiche. Chi guarda solo l’AI applicata rischia di ignorare il livello in cui ora si sta competendo: quello infrastrutturale. Se si applica questa griglia diventa (forse) più semplice capire in che punto siamo dell’evoluzione del nuovo capitalismo e intuire le evoluzioni future. Il testo che segue analizza nel dettaglio questi aspetti.


