Il corridoio indo-europeo - Il ritorno del sindacato americano - Il prezzo del petrolio come arma politica
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Il corridoio indo-europeo
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno manifestato il loro sostegno allo sviluppo di un nuovo corridoio marittimo e terrestre che collegherebbe l'India al Medio Oriente e al Mar Mediterraneo. Questo progetto rappresenta una sfida all'influenza economica della Cina nella regione. Il piano è stato lanciato a margine del summit G20 a New Delhi, attraverso un memorandum d'intesa firmato da leader come il presidente statunitense Joe Biden, il primo ministro indiano Narendra Modi e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Il corridoio proposto si estenderebbe attraverso il Mar Arabico dall'India agli Emirati Arabi Uniti, attraversando poi l'Arabia Saudita, la Giordania e Israele, prima di collegarsi all'Europa. Sebbene non siano stati assunti impegni finanziari vincolanti, le parti hanno concordato di elaborare un "piano d'azione" mesi.
Qualche considerazione sul sindacalismo americano
La crisi che, a partire dagli anni Ottanta, ha coinvolto il sindacato in tutti i paesi sviluppati, ha avuto una serie di cause materiali. Tutte hanno avuto un peso importante: dai processi di robotizzazione delle fabbriche alla rivoluzione informativa, dalla delocalizzazione dei processi produttivi alla dematerializzazione dell’economia. Eppure, probabilmente la causa principale è di natura (verrebbe da dire) filosofica.
Il prezzo del petrolio come arma politica di Mosca
Il prezzo del petrolio ha recentemente superato la soglia dei 90 dollari al barile, alimentando preoccupazioni riguardanti un possibile ritorno dell'inflazione in un'economia globale che finora si è dimostrata sorprendentemente resiliente. Questo aumento è ascrivibile a una serie di fattori: innanzitutto, una domanda mondiale sostenuta, che per il 2023 dovrebbe raggiungere il livello record di 101,8 milioni di barili al giorno, sostenuta da condizioni economiche migliori del previsto in paesi con elevato consumo energetico come gli Stati Uniti. Ma soprattutto, l'azione coordinata di Arabia Saudita e Russia nel limitare l'offerta ha ulteriormente contribuito alla riduzione delle scorte disponibili, mentre analisti prevedono che il costo del barile potrebbe superare i 100 dollari nelle prossime settimane.