Il modello deduttivo-nomologico e i limiti della spiegazione scientifica
La spiegazione è una delle funzioni più alte della conoscenza scientifica. Descrivere un fenomeno significa registrarlo, ma spiegarlo significa comprenderlo, ricondurlo a principi generali che ne chiariscono la causa o il motivo. Fin dalle origini della scienza moderna, la domanda su che cosa significhi “spiegare” ha accompagnato l’idea stessa di conoscenza. La tradizione positivista ha cercato di definire la spiegazione come un processo logico in cui un fenomeno particolare può essere dedotto da leggi generali e da condizioni iniziali. Se so che tutti i metalli si dilatano con il calore e so che il ferro è un metallo, allora posso dedurre che il ferro si dilaterà quando riscaldato. La spiegazione diventa così una forma di deduzione razionale, un’applicazione di regole generali a casi specifici. Questa impostazione ha un fascino evidente: offre un’immagine rigorosa e ordinata della scienza, in cui ogni fenomeno trova posto in una rete di leggi universali. Tuttavia, proprio questa eleganza logica ha finito per sollevare interrogativi profondi sulla sua capacità di rendere conto della complessità reale della pratica scientifica.