Il nonno di Trump e il nuovo asse franco-tedesco
Il recente viaggio di Friedrich Merz negli Stati Uniti e il suo incontro con Donald Trump sono stati accompagnati da un gesto di natura simbolica: la consegna a Trump del certificato di nascita del nonno, emigrato negli Stati Uniti dalla Germania. Si tratta di un atto che va interpretato come una forma di diplomazia storica e personale, orientata a sottolineare le radici comuni che uniscono l’Europa e gli Stati Uniti, prima ancora delle esigenze legate alla sicurezza o agli equilibri strategici. È il richiamo a una dimensione transatlantica che precede la politica degli Stati, e che affonda nelle biografie delle persone, nel legami profondi. Non è un caso isolato. Un precedente è quello di Winston Churchill, che con la History of the English-Speaking Peoples intese rafforzare i legami tra Stati Uniti e Regno Unito, richiamandosi a una storia condivisa e a una lingua comune. L’obiettivo, in quel caso era di dimostrare l’esistenza di una koinè tra le democrazie anglosassoni, unite da una stessa lingua e quindi da un comune destino. Nell’un caso come nell’altro l’obiettivo era quello di tenere gli Stati Uniti agganciati all’Europa.