Lo scorso 14 luglio si segnalava qui l’emergere di una sorta di populismo anti-ambientalista che trasforma la preoccupazione nei confronti dei cambiamenti climatici in un vezzo delle classi privilegiate, riproponendo su un terreno diverso quella frattura tra elites e popolo, aree urbane e aree rurali, ma anche mondo digitale e mondo fordista, che ha tenuto banco negli ultimi quindici anni. Quella tendenza ora si va accentuando.
La California impone una legislazione climatica in stile europeo agli Stati Uniti
Negli Stati Uniti la California sta agendo con la stessa forza e, per certi versi in line rispetto a quanto sta facendo l’Unione europea in tema di lotta ai cambiamenti climatici. L'Assemblea legislativa dello Stato ha recentemente approvato il "Climate Corporate Data Accountability Act", che impone alle società pubbliche e private con un fatturato annuale superiore a un miliardo di dollari di rivelare le emissioni. A partire dal 2027, le aziende dovranno segnalare le emissioni di cosiddetto "Scope 3", associate ai fornitori e ai clienti dell'azienda. Per le banche, la legge prevede la segnalazione di "emissioni finanziate", destando preoccupazioni nel settore finanziario. Mentre i gruppi dell'industria bancaria si sono opposti, le aziende tecnologiche, come Apple, hanno generalmente supportato la legislazione sulle emissioni della California.
Il "Global South": un lago cinese?
Chi segue Stroncature sa che qui si è cercato sempre di sottolineare, anzi verrebbe da dire di stroncare, tutta una serie di letture che vedono nelle autocrazie e nella loro rivolta contro l’Occidente l’inizio di un nuovo ordine internazionale o di quanti vedono nei BRICS, la pietra d’angolo di un nuovo blocco di potere. Ora è la volta del Global South, che rinvigorisce gli istinti terzomondisti di una parte dell’intelighentia occidentale. Eppure anche in questo caso, nel progetto politico del Global South ci sono delle tare politiche che lo rendono impraticabile.
Armi e grano e le tensioni tra Polonia e Ucraina
La Polonia, uno dei principali alleati dell'Ucraina in seguito all'invasione russa del 2022, ha annunciato attraverso il suo Primo Ministro, Mateusz Morawiecki, la fine della fornitura di armi al paese, scegliendo invece di modernizzare il proprio arsenale. Questa dichiarazione arriva in un contesto di crescenti tensioni tra Polonia e Ucraina dovute a divergenze commerciali, in particolar modo relative all'esportazione di cereali.