Il quadro normativo della Terza Missione nel sistema universitario italiano
La Terza Missione si riferisce all’insieme delle attività attraverso cui le università contribuiscono allo sviluppo socio-economico e culturale della società, oltre alle tradizionali missioni di didattica e ricerca. In ambito italiano questo concetto è stato progressivamente incorporato nel sistema universitario a livello normativo a partire dagli anni 2010, fino a divenire una componente istituzionale formalmente riconosciuta e valutata. ANVUR – l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca – ha definito la Terza Missione come un’“apertura verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze”, intendendo un insieme di attività che comprende sia forme di valorizzazione economica della ricerca sia iniziative con valore socio-culturale ed educativo. Con l’introduzione del sistema di Autovalutazione, Valutazione periodica e Accreditamento (AVA), la Terza Missione è stata infatti riconosciuta a tutti gli effetti come missione istituzionale delle università, accanto alla didattica e alla ricerca. Questo articolo esamina in chiave analitica il quadro normativo che sottende la Terza Missione nel sistema universitario italiano, ricostruendo la sequenza delle principali fonti normative, il ruolo richiesto alle istituzioni accademiche in base a tali norme, gli strumenti di rilevazione e valutazione correlati e il significato di queste disposizioni nel contesto delle politiche universitarie nazionali.
Dalle riforme del 2010 al riconoscimento normativo della Terza Missione
Un primo riferimento normativo rilevante è la Legge 30 dicembre 2010, n. 240 (riforma Gelmini), che ha ridefinito l’assetto di governance e finanziamento delle università italiane. Pur non menzionando esplicitamente la “Terza Missione”, la legge ha introdotto un forte orientamento all’accountability e alla valutazione dei risultati, ponendo le basi per un sistema in cui tutte le funzioni dell’università – inclusa l’interazione con il contesto esterno – fossero soggette a monitoraggio e valorizzazione. In attuazione dei principi della legge 240/2010, il Decreto Legislativo 27 gennaio 2012, n. 19 ha istituito il sistema nazionale di valutazione delle università, definendo strumenti e criteri per l’accreditamento e la valutazione periodica. Questo decreto rappresenta il primo riferimento organico per l’inserimento a pieno titolo delle attività di Terza Missione tra quelle oggetto di valutazione ufficiale. In altre parole, a partire dal 2012 il quadro normativo italiano ha formalmente sancito che l’impatto sociale e il trasferimento di conoscenze rientrano tra le dimensioni da considerare nella misurazione della performance accademica.
Il D.Lgs. 19/2012 ha introdotto l’impianto dell’AVA (Autovalutazione, Valutazione Periodica, Accreditamento), demandando ad ANVUR la definizione dei parametri di qualità. Nell’ambito di AVA, la Terza Missione è emersa come elemento valutabile, accanto alla qualità della didattica e della ricerca. Il Ministero dell’Università e Ricerca (MUR), tramite appositi decreti ministeriali, ha dato attuazione operativa a questo sistema. In particolare, il Decreto Ministeriale 30 gennaio 2013, n. 47 ha delineato criteri e indicatori per l’accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio universitari. In allegato a tale decreto (Allegato E) sono state specificate le tipologie di attività di Terza Missione da considerare, fornendo una cornice definitoria per le università. Per la prima volta, le istituzioni sono state tenute a documentare sistematicamente le proprie attività di Terza Missione, integrandole nei rapporti annuali di valutazione interna. A tal fine fu implementata la Scheda Unica Annuale della Ricerca Dipartimentale (SUA-RD), che comprende una sezione dedicata alla Terza Missione. Sviluppata in ambiente CINECA sulla base delle linee guida ANVUR, la SUA-RD/Terza Missione divenne lo strumento con cui gli atenei rendicontano ogni anno progetti di trasferimento tecnologico, iniziative culturali, accordi con il territorio, ed in generale tutte le interazioni con la società. Già in occasione della prima Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR 2004-2010) – avviata nel 2011 – ANVUR aveva sperimentato la raccolta di informazioni su queste attività “terze”, creando una categoria dedicata alle “Altre attività di Terza Missione”. In essa confluirono sia attività di trasferimento tecnologico classiche (brevetti, spin-off, contratti conto terzi, incubatori, consorzi) sia iniziative di nuova rilevanza (ad esempio musei scientifici e scavi archeologici). Furono dichiarate circa 13.000 attività di Terza Missione in questa categoria “aperta”, poi riclassificate da ANVUR in insiemi più omogenei. Questo lavoro di classificazione – in linea con le migliori pratiche internazionali – è confluito nella stesura del Manuale per la valutazione della Terza Missione pubblicato da ANVUR nel 2015. Il Manuale 2015 ha fornito definizioni operative (ad esempio quella di Public Engagement come “l’insieme di attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società”) e ha elencato in modo organico le categorie di attività considerate, ponendo così le basi metodologiche per valutazioni più sistematiche e confrontabili tra atenei.
Evoluzione della valutazione: dall’AVA alle VQR e la metodologia dei casi studio
Tra il 2013 e il 2016, l’impianto normativo ha subito ulteriori sviluppi per consolidare l’integrazione della Terza Missione nei processi di assicurazione della qualità. Il Decreto Ministeriale 8 febbraio 2013, n. 47 ha avuto successive modifiche e integrazioni, culminate nel Decreto Ministeriale 12 dicembre 2016, n. 987, che ha introdotto la cosiddetta fase AVA 2.0. In AVA 2, oltre a recepire gli aggiornamenti degli standard europei ESG 2015, è stato inserito un requisito specifico sulla qualità della ricerca e della Terza Missione (Requisito R4). Questo requisito impegnava le università a dimostrare l’efficacia dei propri sistemi di gestione della qualità anche rispetto alle attività di ricerca e di Terza Missione, sia a livello centrale di ateneo che a livello dei singoli dipartimenti. In sede di accreditamento periodico, gli esperti valutatori verificavano in particolare: le modalità con cui l’ateneo assicurava la qualità delle attività di Terza Missione; il grado di implementazione delle politiche istituzionali in materia nei dipartimenti; la coerenza fra le strategie dichiarate, i risultati delle valutazioni esterne ottenute, il monitoraggio interno e i criteri di distribuzione delle risorse. Veniva inoltre valutata la capacità dell’ateneo di censire in modo sistematico le proprie attività di Terza Missione e di analizzarne l’impatto sullo sviluppo culturale, educativo ed economico della società. Questo approccio integrato ha reso la Terza Missione parte integrante dei giudizi di qualità complessiva delle sedi universitarie.
La successiva evoluzione, denominata AVA 3.0, è stata avviata nel 2021 con l’aggiornamento del sistema di accreditamento operato dal Decreto Ministeriale 14 ottobre 2021, n. 1154. In questa fase più recente, le tematiche di Terza Missione e di impatto sociale assumono ancora maggiore rilevanza normativa. Il quadro di valutazione AVA 3 prevede un’intera Area E dedicata a “Qualità della ricerca e della Terza Missione/Impatto sociale”, che coinvolge sia l’ateneo nel suo complesso sia i dipartimenti. L’obiettivo esplicito è valutare la capacità strategica dell’università: viene richiesto agli atenei di avere una visione complessiva chiara delle modalità con cui i dipartimenti definiscono le proprie linee strategiche in materia di ricerca e Terza Missione, in coerenza con gli indirizzi di ateneo. Si valuta inoltre l’esistenza di sistemi di pianificazione, monitoraggio e valutazione dei processi e dei risultati, nonché l’attuazione di meccanismi di miglioramento continuo. Un’attenzione particolare è posta sulla presenza di criteri di premialità interna collegati ai risultati di ricerca e Terza Missione e sull’esistenza di risorse e servizi dedicati a supportare tali attività. In sintesi, con AVA 3 le normative richiedono alle università non solo di documentare le proprie attività di Terza Missione, ma di integrarle strutturalmente nella gestione strategica e nella valutazione interna della qualità.
Parallelamente all’evoluzione del sistema AVA, anche il processo di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) – esercizio periodico condotto da ANVUR – ha incorporato in modo crescente la Terza Missione. Come accennato, già nella VQR 2004-2010 ANVUR aveva introdotto indicatori quantitativi sperimentali per alcune attività “terze” (es. brevetti, conto terzi, spin-off). La seconda VQR (2011-2014) ha visto un approccio più organico: sulla base del Manuale 2015, tutte le università e gli enti di ricerca hanno compilato schede dettagliate delle proprie attività di Terza Missione, suddivise per tipologia, fornendo ad ANVUR un ampio dataset nazionale. Questa valutazione estensiva ha permesso di misurare per la prima volta la performance di Terza Missione di ciascun ente, ma ha evidenziato anche alcune criticità. Nel Rapporto finale ANVUR della VQR 2011-2014 (pubblicato nel 2017) si rilevò, ad esempio, una tendenza degli atenei a dichiarare tutte le possibili attività, anche quelle marginali, per aderire al modello proposto dal Manuale, con il rischio di un’omologazione istituzionale e della perdita di focalizzazione sulle vere vocazioni strategiche di ciascuna sede. Questa riflessione critica ha portato a un ripensamento metodologico in vista della successiva valutazione.
Per la terza VQR (2015-2019), il MUR e ANVUR hanno infatti adottato un approccio innovativo basato sulla metodologia dei casi studio di impatto. Il Decreto Ministeriale 29 novembre 2019, n. 1110 (Linee guida VQR 2015-2019), successivamente integrato dal DM 11 agosto 2020, n. 444, ha affiancato alla valutazione bibliometrica della ricerca la valutazione di un profilo di qualità delle attività di valorizzazione dei risultati della ricerca (la cosiddetta “Terza Missione”) attraverso case studies. In altre parole, invece di considerare quantitativamente l’insieme delle migliaia di attività di Terza Missione, si è chiesto a ogni istituzione di selezionare un numero limitato di esperienze emblematiche – interventi o progetti con impatto documentabile – da presentare all’ANVUR come casi di studio. Ciascun ateneo ha potuto valorizzare le iniziative ritenute di maggiore impatto nel periodo considerato (2015-2019), con un numero di casi ammesso proporzionale alla dimensione dell’ente (per le università, fino a un massimo pari alla metà dei propri dipartimenti). Tali casi studio sono stati valutati da un Gruppo di Esperti della Valutazione appositamente nominato, di composizione interdisciplinare, sulla base di criteri qualitativi legati alla dimensione sociale, economica e culturale dell’impatto generato, alla rilevanza nel contesto di riferimento, al valore aggiunto per i beneficiari e al contributo scientifico delle strutture proponenti. Questo approccio mirato e qualitativo ha segnato un cambiamento significativo rispetto alle pratiche valutative precedenti, spostando l’enfasi dalla mera capacità di rendicontare tutto alla capacità di dimostrare il cambiamento prodotto nella società. I risultati della VQR 2015-2019, con la nuova componente di Terza Missione, contribuiscono a fornire un quadro complessivo delle prestazioni degli atenei italiani non solo sul fronte scientifico, ma anche su quello del loro impatto sul territorio. Tale sperimentazione dei casi studio potrà orientare in futuro ulteriori sviluppi delle politiche di valutazione, integrandosi potenzialmente nei criteri di allocazione dei fondi premiali.
Ruolo delle istituzioni accademiche e strumenti attuativi
Alla luce del quadro normativo ricostruito, risulta chiaro come alle istituzioni accademiche italiane sia richiesto un ruolo proattivo nel dare attuazione alla Terza Missione. Le università sono chiamate, in primo luogo, a integrare le attività di interazione con la società nella propria missione strategica. Ciò implica definire obiettivi e linee d’azione sul fronte del trasferimento tecnologico, dell’innovazione sociale, della valorizzazione del patrimonio culturale, dell’educazione continua e del public engagement, in coerenza con le rispettive vocazioni e con le politiche nazionali. In secondo luogo, gli atenei devono dotarsi di strutture organizzative e meccanismi di governance adatti a sostenere tali attività: ad esempio uffici di trasferimento tecnologico (TTO), uffici per il fundraising e i rapporti con le imprese, commissioni o presìdi di Terza Missione incaricati di coordinare e monitorare le iniziative sul territorio. Le norme AVA di seconda e terza generazione hanno esplicitamente introdotto la verifica di questi aspetti: come visto, gli esperti valutatori controllano la presenza di sistemi interni di assicurazione della qualità della Terza Missione, la coerenza tra strategia di ateneo e azioni dipartimentali, nonché l’esistenza di incentivi interni e risorse dedicate. In risposta a tali requisiti, molte università hanno inserito la Terza Missione nei propri Piani Strategici di Ateneo e nei documenti di programmazione triennale, definendo indicatori di performance per monitorare i progressi in questo ambito.
Dal punto di vista operativo, un strumento cardine per la rilevazione e la rendicontazione delle attività di Terza Missione è, come accennato, la Scheda Unica Annuale (SUA) – sviluppata dal Consorzio CINECA – in cui confluiscono i dati su progetti e iniziative. In particolare, la sezione di Terza Missione della SUA consente di tracciare annualmente, per ciascun ateneo e dipartimento, risultati quali: brevetti ottenuti, accordi di ricerca conto terzi, imprese spin-off accademiche avviate, eventi pubblici organizzati, gestione di musei e collezioni, partecipazione dei docenti a attività di divulgazione scientifica, programmi di formazione continua, interventi per lo sviluppo locale e così via. La compilazione della SUA-Terza Missione, resa inizialmente disponibile in via sperimentale nel 2014 e a regime dal 2015, è divenuta parte integrante dell’esercizio di Autovalutazione che ogni università conduce annualmente. Questi dati, oltre a servire internamente per l’automonitoraggio, alimentano i processi nazionali di valutazione: ANVUR li utilizza nelle analisi comparative e, come visto, come base informativa per selezionare evidenze (nella VQR a casi studio). CINECA, dal canto suo, fornisce il supporto tecnico-informatico e manuali applicativi per uniformare la raccolta delle informazioni tra tutti gli atenei, garantendo così l’affidabilità e la confrontabilità dei dati a livello di sistema.
Un ulteriore strumento attuativo sono le linee guida e i manuali prodotti da ANVUR nell’ambito della Terza Missione. Oltre al Manuale 2015 già citato, l’Agenzia ha istituito gruppi di lavoro dedicati (come il Gruppo di Lavoro “TeMI – Terza Missione e Impatto sociale” nel 2017) e ha pubblicato documentazione per orientare gli atenei. Ad esempio, linee guida sono state fornite sulla definizione dei casi di studio da presentare in VQR 2015-2019, chiarendo i criteri di scelta e di descrizione degli stessi. ANVUR ha anche aggiornato periodicamente le FAQ relative alla SUA-Terza Missione, per rispondere a dubbi operativi e favorire un’interpretazione uniforme delle categorie (un esempio è la precisazione di cosa rientri nel Public Engagement, con elenco di possibili attività quali pubblicazioni divulgative, caffè scientifici, festival della scienza, open day, ecc.). Questi strumenti “soft law” integrano il corpus normativo formale, accompagnando le università nell’adeguamento alle nuove pratiche richieste.
La Terza Missione nelle politiche universitarie nazionali
Inserire la Terza Missione a pieno titolo nel quadro normativo significa, in definitiva, riconoscere che le università svolgono una funzione pubblica ampia, che trascende la sola formazione di capitale umano qualificato e la produzione di nuova conoscenza scientifica. Le politiche pubbliche universitarie italiane dell’ultimo decennio hanno puntato a trasformare tale principio in meccanismi operativi di governo e incentivo. Attraverso i decreti ministeriali esaminati, il MUR ha progressivamente legato la valutazione delle attività di Terza Missione a conseguenze concrete: dall’accreditamento delle sedi (un ateneo che trascuri completamente l’impatto sul territorio potrebbe vedersi contestata la piena efficacia della propria assicurazione di qualità) alla ripartizione delle risorse finanziarie. Già il legislatore, con la legge 240/2010 e successivi provvedimenti, ha stabilito che una quota del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle università sia distribuita in base a criteri premiali legati ai risultati conseguiti. Sebbene in prima istanza tali criteri si siano concentrati sulla qualità della ricerca (VQR) e sulle politiche di reclutamento, il quadro si è evoluto per includere esplicitamente anche la Terza Missione come dimensione di valutazione del merito. Il DM 1110/2019, come visto, ha formalizzato la valutazione dell’impatto socio-economico all’interno della VQR, e non è irragionevole attendersi che gli esiti di questa valutazione possano influenzare in prospettiva la distribuzione di fondi e la definizione di politiche di sviluppo del sistema universitario. Contestualmente, la Terza Missione è entrata quale parametro nei processi di programmazione strategica nazionale: ad esempio, nelle Linee generali di indirizzo della programmazione delle università emanate dal Ministero per il triennio 2019-2021, l’accento posto sul trasferimento tecnologico, sull’innovazione e sul public engagement riflette la volontà politica di spingere gli atenei a interagire maggiormente con il tessuto produttivo e sociale del Paese. Analogamente, nelle politiche di reclutamento del personale docente e ricercatore si inizia a valorizzare anche l’esperienza maturata nell’ambito della Terza Missione (ad esempio, partecipazione a brevetti, creazione di start-up, collaborazioni con enti pubblici e privati).
Inquadrata nel contesto più ampio, la normativa italiana sulla Terza Missione si allinea con un trend internazionale che vede le università assumere un ruolo di driver dello sviluppo locale e nazionale. Documenti programmatici come il Piano Nazionale della Ricerca o più recentemente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR 2021) hanno riconosciuto esplicitamente l’importanza del trasferimento di conoscenza e della collaborazione tra università, imprese e società civile per la crescita sostenibile e l’innovazione diffusa. Le disposizioni normative italiane – per loro natura vincolanti – traducono questi obiettivi in obblighi e incentivi concreti per gli atenei. Ne risulta un modello di università aperta, responsabile verso la società e valutata non solo per l’eccellenza accademica tradizionale, ma anche per la capacità di generare impatto positivo sul territorio.
In conclusione, i fondamenti normativi della Terza Missione nel sistema universitario italiano delineano un quadro coerente di riforme e strumenti che mirano a istituzionalizzare il rapporto virtuoso tra università e società. Dalla riforma Gelmini del 2010 alla più recente regolamentazione AVA 3.0 del 2021, passando per i decreti attuativi e le linee guida ANVUR, si è affermata l’idea che l’efficacia di un ateneo si misuri anche dal contributo culturale ed economico che esso sa offrire alla collettività. Le università italiane, in risposta, hanno progressivamente incorporato questa terza dimensione nella propria identità e nei propri processi interni. Il quadro normativo, nel suo insieme, funge da architettura di riferimento che orienta sia i comportamenti degli atenei sia le politiche pubbliche, in un’ottica di valorizzazione del potenziale sociale della conoscenza. La sfida continua sarà quella di affinare strumenti di valutazione sempre più efficaci e di garantire che la tensione verso la Terza Missione si traduca in benefici tangibili per lo sviluppo del Paese, senza snaturare la missione scientifica ed educativa primaria delle università.
Fonti: Ministero dell’Università e della Ricerca – Decreti e normative citati; Agenzia ANVUR – documentazione ufficiale (Manuale 2015, Linee guida VQR 2019); Consorzio CINECA – scheda tecnica SUA-Terza Missione.