La cultura antiscientifica in Italia, l'Intelligenza artificiale e la scoperta di nuovi farmaci
Qualche anno fa Luciano Pellicani ed Elio Cadelo pubblicarono un libro che si intitolava Contro la modernità (Rubbettino), nel quale sostengono che in Italia continua ad essere vivo e radicato un senso profondo di avversione verso la ricerca scientifica e l’avanzamento tecnologico, che alimenta un diffuso analfabetismo scientifico. Il che è paradossale, concludevano i due autori, visto che la libera investigazione scientifica e culturale è (diffusa e valorizzata anche attraverso il mercato) la fonte principale e di sviluppo economico e di progresso sociale. Sul perchè le cose stiamo così oggi non ne parliamo, ma si suggerisce un altro libro importante Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia di Lucio Russo ed Emanuela Santoni. Ora, la cosa interessante è che questo atteggiamento anti scientifico o comunque di diffidenza verso il progresso scientifico e tecnologico lo abbiamo visto di recente all’opera in maniera possente in due occasioni: la prima, l’avversione nei confronti dei vaccini; la seconda, con quell’atteggiamento che è un misto di scetticismo e paura nei confronti dell’Intelligenza artificiale. Come lo Zio Vania, l’ominide reazionario di Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, nei confronti del fuoco. Ma facciamo un passo in avanti…