L’obiettivo di questa analisi è simulare gli scenari che si aprirebbero se il mondo smettesse di acquistare debito americano. Per oltre trent’anni gli Stati Uniti hanno potuto finanziare disavanzi pubblici e privati grazie all’interesse costante dei risparmiatori globali verso gli asset denominati in dollari. Questo sistema ha sostenuto un livello di consumo interno superiore a quello consentito dalla sola capacità produttiva nazionale, comprimendo artificialmente i tassi d’interesse e garantendo liquidità a famiglie, imprese e governo federale. Tuttavia, tale equilibrio si fonda su una condizione implicita: la fiducia dei mercati nella stabilità economica, finanziaria e politica degli Stati Uniti. In questo esercizio teorico, ma fondato su dati e tendenze reali, esploriamo le possibili conseguenze sistemiche – economiche, finanziarie e geopolitiche – di un'erosione di tale fiducia e di un progressivo disimpegno dei grandi investitori internazionali dai titoli statunitensi. L’analisi mostra come l’eccezionalismo americano non sia una costante strutturale, ma una costruzione storica reversibile, soggetta a shock esogeni e a scelte politiche interne.
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