La formazione continua e l’apprendimento permanente come strumenti della Terza Missione dell’università italiana
La Terza Missione indica l’insieme delle attività con cui l’università interagisce direttamente con la società e il tessuto produttivo, oltre ai tradizionali compiti di didattica e ricerca. È la missione istituzionale “terza” che affianca le prime due, volta alla valorizzazione e al trasferimento della conoscenza verso l’esterno. In Italia la Terza Missione è stata formalmente riconosciuta solo in tempi recenti: la riforma Gelmini (Legge 240/2010) ha introdotto principi di accountability e valutazione dei risultati che pongono tutte le funzioni universitarie – inclusa l’interazione con il contesto socio-economico – sotto monitoraggio e valorizzazione. In attuazione di tali principi, il D.Lgs. 19/2012 ha istituito il sistema nazionale di valutazione (AVA) e ha inserito a pieno titolo le attività di Terza Missione tra quelle oggetto di valutazione ufficiale. Da allora l’impatto sociale delle università e il trasferimento di conoscenze sono dimensioni considerate nella misurazione della performance accademica. Nel 2015 l’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) ha emanato il primo Manuale per la valutazione della Terza Missione, che ha sistematizzato in modo organico le diverse tipologie di attività terza-missionali e ha proposto una tassonomia ufficiale. Parallelamente, presso il Consorzio CINECA è stata introdotta una piattaforma informatica per la raccolta dei dati: dal 2015 tutti gli atenei devono compilare annualmente una Scheda Unica Annuale – Terza Missione (SUA-TM, oggi SUA-TM/IS “Terza Missione/Impatto Sociale”) per censire le proprie iniziative, pena l’esclusione dai processi di valutazione. La standardizzazione della rilevazione ha consentito di documentare in modo sistematico attività prima disperse, ponendo le basi per valutazioni più robuste e politiche basate su evidenze.
In questo contesto, la formazione continua e l’apprendimento permanente (life-long learning) rappresentano uno degli ambiti chiave di Terza Missione. Si tratta delle attività formative rivolte a destinatari esterni non tradizionali (adulti già laureati, lavoratori, professionisti, cittadini), differenti dagli studenti tipici dei corsi accademici. L’ANVUR definisce la formazione professionale continua in base alla normativa italiana come l’insieme di “attività formative rivolte a soggetti adulti, occupati o disoccupati, con particolare riferimento alle attività a cui il lavoratore partecipa per autonoma scelta, al fine di adeguare o elevare il proprio livello professionale, ed agli interventi formativi promossi dalle aziende, in stretta connessione con l’innovazione tecnologica ed organizzativa”. In altre parole, la formazione continua comprende corsi di aggiornamento e riqualificazione destinati a migliorare le competenze lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Nel contesto universitario tali attività assumono forme diverse – dai corsi di perfezionamento post-laurea non aventi valore di titolo accademico, ai corsi di aggiornamento professionale brevi, fino ai programmi aperti online (MOOC) – accomunate dalla finalità di innalzare le competenze dei partecipanti e favorirne l’occupabilità e lo sviluppo professionale. L’apprendimento permanente è il concetto più ampio che include la formazione continua: riflette il principio secondo cui, in una società della conoscenza, gli individui devono poter accedere a opportunità di apprendimento lungo l’intero corso della vita, per motivi sia professionali sia culturali. Le università, in virtù delle loro competenze, sono chiamate a svolgere un ruolo centrale in questo ambito, espandendo l’offerta formativa oltre i percorsi accademici tradizionali per intercettare la domanda di formazione aggiuntiva proveniente dal mondo del lavoro e dalla cittadinanza.
Quadro normativo e sviluppo procedurale (2010–2021)
La Legge 240/2010 (riforma Gelmini) ha ridefinito la governance degli atenei e, pur senza menzionare esplicitamente la Terza Missione, ne ha posto le basi normative. In particolare, la legge attribuisce ai Dipartimenti universitari la responsabilità delle attività didattiche, di ricerca e di terza missione. Ciò significa che fin dal 2010 la formazione permanente e le altre iniziative terza-missionali rientrano fra i compiti istituzionali dei dipartimenti accanto ai corsi di studio e ai progetti di ricerca. Il Decreto Legislativo 27 gennaio 2012, n. 19 ha poi istituito il sistema di Autovalutazione, Valutazione Periodica e Accreditamento (AVA), stabilendo che la qualità di tutte le missioni universitarie venga regolarmente monitorata. Questo decreto ha rappresentato il primo riferimento organico che include anche le attività di Terza Missione tra gli ambiti di accreditamento e valutazione periodica. In particolare, l’ANVUR è stata incaricata di definire indicatori e parametri di qualità per la didattica, la ricerca e la terza missione, sancendo formalmente che l’impatto socio-culturale dell’università è parte integrante della performance da valutare.
Sulla base di questo impianto normativo, il Decreto Ministeriale 30 gennaio 2013, n. 47 ha attuato operativamente l’AVA definendo i criteri e gli indicatori per l’accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio. L’Allegato E del DM 47/2013 ha elencato per la prima volta le tipologie di attività di Terza Missione oggetto di valutazione, fornendo un quadro definitorio di riferimento per gli atenei. Fra gli indicatori individuati comparivano, ad esempio, il numero di iniziative di divulgazione scientifica e culturale, il numero di attività “extra moenia” di carattere culturale o formativo collegate alla ricerca (come organizzazione di corsi aperti, gestione di musei e simili) e altri parametri quali brevetti, spin-off e progetti conto terzi. Contestualmente, è stata implementata la Scheda Unica Annuale della Ricerca Dipartimentale (SUA-RD) con una sezione dedicata alla Terza Missione, sviluppata da CINECA secondo linee guida ANVUR. Da allora le università sono tenute a documentare sistematicamente le proprie attività di Terza Missione all’interno dei rapporti annuali e delle procedure di valutazione interna.
Il processo di affinamento normativo è proseguito con il Decreto Ministeriale 12 dicembre 2016, n. 987, che ha aggiornato i requisiti AVA (cosiddetto AVA 2). Questo decreto – che ha sostituito il precedente DM 47/2013 – ha incluso espressamente la qualità della Terza Missione tra i requisiti di accreditamento di atenei e corsi di studio. In particolare, l’Allegato C del DM 987/2016 inserisce la capacità di un’istituzione di perseguire obiettivi di Terza Missione tra i parametri di qualità da soddisfare per l’accreditamento periodico. Di conseguenza, ogni sede universitaria e ogni corso di laurea deve dimostrare adeguate strategie e risultati anche sul fronte della Terza Missione, accanto agli indicatori di didattica e ricerca. Questo ha rafforzato ulteriormente l’istituzionalizzazione della formazione continua e delle altre attività terza-missionali all’interno dei processi di assicurazione della qualità accademica.
Sul versante della valutazione della ricerca, un passo significativo è rappresentato dal Decreto Ministeriale 8 agosto 2019, n. 1110. Esso ha emanato le linee guida per la Valutazione della Qualità della Ricerca 2015–2019 (VQR) e ha formalizzato la valutazione dell’impatto socio-economico nelle procedure di VQR. In pratica, dal ciclo VQR 2015–2019, oltre ai tradizionali indicatori bibliometrici o di output scientifico, gli atenei e gli enti di ricerca sono chiamati a presentare casi di studio di Terza Missione/impatto sociale, al fine di evidenziare il valore applicativo e sociale dei risultati della ricerca. La formazione continua rientra tra le possibili dimensioni considerate in questi esercizi di valutazione dell’impatto, qualora le attività formative svolte dall’ateneo abbiano prodotto effetti misurabili sul tessuto socio-economico (ad esempio innalzando le competenze di specifiche categorie professionali o contribuendo al miglioramento di servizi pubblici attraverso la formazione). Il DM 1110/2019 segna dunque il riconoscimento formale dell’impatto della formazione continua e delle altre iniziative di Terza Missione nell’ambito della valutazione nazionale comparativa, con possibili riflessi futuri anche sulla distribuzione di risorse premiali in base ai risultati ottenuti.
Infine, il quadro regolatorio più recente è stato consolidato dal Decreto Ministeriale 14 ottobre 2021, n. 1154. Questo provvedimento – parte della transizione al sistema AVA 3 – ha aggiornato ulteriormente i criteri di accreditamento periodico, mantenendo e rafforzando l’integrazione strutturale della Terza Missione (talora indicata in termini di “impatto sociale”) tra gli ambiti di valutazione della qualità istituzionale. Il DM 1154/2021 prevede infatti che la capacità di un Ateneo di pianificare, gestire e valutare adeguatamente le proprie politiche di Terza Missione sia oggetto di esame in sede di accreditamento, al pari della didattica e della ricerca. Vengono definiti indicatori specifici sia quantitativi sia qualitativi: ad esempio, il numero di attività di Terza Missione per docente, la quota di entrate da attività conto terzi e trasferimento tecnologico, nonché una valutazione qualitativa sull’efficacia delle politiche di Ateneo in questo ambito. La formazione continua contribuisce a questi indicatori (in particolare al conteggio delle attività terza-missionali e, se a pagamento, ai proventi da conto terzi) e il suo presidio rientra tra gli aspetti valutati durante le visite di accreditamento. In sintesi, con il DM 1154/2021 la formazione permanente è pienamente consolidata come dimensione di qualità da assicurare, monitorare e migliorare in ogni istituzione universitaria.
Ruolo di atenei ed enti di ricerca nella formazione permanente
Alla luce del quadro normativo delineato, alle università e agli enti pubblici di ricerca italiani è affidato un ruolo preciso nell’ambito della formazione continua e permanente come parte della Terza Missione. Le università sono riconosciute quali luoghi deputati alla formazione di capitale umano di alto livello e dunque attori chiave nell’offerta di opportunità formative oltre i percorsi curriculari tradizionali. Le recenti trasformazioni del mercato del lavoro – caratterizzato da rapide innovazioni tecnologiche, necessità di aggiornamento costante delle competenze e allungamento delle carriere professionali – hanno accresciuto la domanda di formazione post-laurea e di aggiornamento durante la vita lavorativa. In risposta, le università sono chiamate ad adattare le proprie strategie e ampliare l’offerta di formazione continua per soddisfare tali esigenze sociali.
Sul piano organizzativo, molti atenei hanno istituito strutture dedicate o deleghe specifiche per la Terza Missione e la formazione permanente (es. delegati rettorali alla Terza Missione, uffici per la formazione continua o lifelong learning), proprio per coordinare queste attività e garantirne qualità e coerenza strategica. A livello di governance interna, come già notato, la responsabilità primaria ricade sui Dipartimenti, che devono programmare e gestire i corsi di formazione continua in coerenza con la propria programmazione didattica e scientifica. I Dipartimenti, nell’esercizio autonomo conferito dallo Statuto e dalla legge, organizzano corsi brevi, scuole, seminari professionalizzanti e altre iniziative formative rivolte all’esterno, e rispondono dei risultati conseguiti secondo principi di efficacia, efficienza e trasparenza. Gli enti pubblici di ricerca (EPR), dal canto loro, pur non avendo studenti, contribuiscono alla formazione continua ad esempio tramite l’organizzazione di scuole, workshop specialistici per professionisti, dottorati industriali e collaborazioni con le università nella formazione dottorale e post-dottorale; anch’essi sono coinvolti nella Terza Missione e valutati sulle attività di formazione e divulgazione che svolgono.
La normativa prevede inoltre forme di cooperazione tra atenei ed altri soggetti per la formazione permanente. L’art. 6 della Legge 240/2010, ad esempio, consente alle università di stipulare convenzioni con enti pubblici di ricerca per attivare congiuntamente attività formative extra-curriculari. Molte iniziative di formazione continua universitaria sono realizzate in partnership con ordini professionali, aziende, pubbliche amministrazioni, scuole o altri attori del territorio, proprio in virtù di convenzioni o accordi quadro. Tali collaborazioni permettono di calibrare i programmi didattici sulle esigenze specifiche dei settori produttivi o delle comunità locali, e rientrano pienamente nella Terza Missione come processi di scambio bidirezionale tra università e società. Ad esempio, università e aziende possono co-progettare corsi di aggiornamento per dipendenti su nuove tecnologie, oppure atenei e uffici scolastici regionali possono organizzare insieme percorsi di formazione per insegnanti su metodologie didattiche innovative. Gli strumenti normativi alla base di queste collaborazioni sono spesso le convenzioni o i protocolli d’intesa, richiamati anche dalle linee guida ANVUR come requisito per qualificare un’attività come formazione continua terza-missionale. In base alle Linee guida ANVUR, infatti, vengono considerate nella rilevazione della Terza Missione le sole attività di formazione continua svolte in collaborazione con organizzazioni esterne, formalizzate da convenzioni tra l’ateneo (o dipartimento) e l’ente partner, e che non rilasciano titoli accademici ufficiali. Ciò distingue nettamente la formazione continua terza-missionale dai corsi istituzionali (laurea, master universitari, dottorati), evitando sovrapposizioni. Le linee guida ammettono comunque che possano essere conteggiate anche iniziative senza convenzione formale, purché approvate dagli organi accademici con l’esplicito obiettivo di aggiornamento professionale o inserimento lavorativo dei partecipanti.
In sintesi, il ruolo richiesto alle università italiane è quello di erogare opportunità formative flessibili e mirate per la popolazione adulta e professionale, agendo da motore di sviluppo culturale ed economico del territorio. Ciò attua la Terza Missione in modo coerente con la missione fondamentale degli atenei: diffondere conoscenza e favorire il progresso sociale. Tale ruolo è ormai istituzionalizzato sia a livello statutario (principio recepito negli Statuti di autonomia degli atenei) sia a livello operativo attraverso unità organizzative dedicate e pratiche consolidate di collaborazione con il mondo esterno.
Tipologie di formazione continua: professionalizzante vs culturale non formale
La normativa e le linee guida distinguono all’interno della formazione permanente due macro-tipologie, in base al target di destinatari e agli obiettivi: da un lato la formazione continua a carattere professionalizzante, rivolta principalmente a lavoratori e professionisti per l’aggiornamento delle competenze lavorative; dall’altro le attività formative di carattere culturale e non formale, rivolte alla generalità dei cittadini con finalità di diffusione del sapere. Questa distinzione è fondamentale, poiché ai due ambiti corrispondono procedure e criteri di rilevazione differenti nella Terza Missione.
Formazione continua professionalizzante. Include i corsi, seminari e programmi focalizzati sullo sviluppo di competenze professionali specifiche. Come visto, rientrano qui i corsi di formazione e aggiornamento destinati a persone già inserite (o da inserire) nel mondo del lavoro, spesso organizzati in collaborazione con aziende, enti pubblici o ordini professionali. Ne sono esempi tipici i corsi di perfezionamento post-universitari senza valore di titolo (ad es. corsi di alta formazione su nuove normative, tecnologie o metodologie in un certo campo), i corsi brevi di aggiornamento per professionisti (avvocati, ingegneri, ecc., talora riconosciuti dagli ordini ai fini dei crediti formativi professionali), i corsi di formazione continua aziendale erogati dall’università su commessa di imprese, oppure i programmi per insegnanti (aggiornamento dei docenti delle scuole su innovazioni didattiche e scientifiche). Un caso particolare è l’Educazione Continua in Medicina (ECM): la normativa nazionale impone a medici, farmacisti, infermieri, veterinari e altre professioni sanitarie di conseguire crediti ECM attraverso corsi di aggiornamento certificati dal Ministero della Salute. Le università spesso organizzano eventi formativi ECM; questi rientrano nella Terza Missione come sotto-categoria specifica (classificata separatamente, Sezione I.7.b, nelle schede ANVUR) data la loro natura regolamentata. In generale, tutte queste attività professionalizzanti si caratterizzano per: un pubblico di adulti qualificati, spesso con laurea; obiettivi legati al miglioramento di competenze lavorative; eventuale rilascio di attestati di frequenza o certificazioni (ma non di titoli di studio universitari ufficiali); e, sovente, la richiesta di una quota di iscrizione (contributo economico) a copertura dei costi. Le linee guida stabiliscono infatti di segnalare, in fase di rilevazione, quanti di questi corsi sono a pagamento e quanti erogati con modalità e-learning. La formazione continua professionalizzante costituisce quindi una forma di trasferimento di conoscenza applicata: l’ateneo mette a disposizione le proprie competenze per rispondere a fabbisogni formativi esterni, contribuendo all’innovazione e competitività del tessuto produttivo e dei servizi pubblici.
Attività educative culturali non formali. Parallelamente, le università svolgono anche un’importante funzione di diffusione della cultura e di conoscenza verso un pubblico più ampio di non-specialisti e cittadini, al di fuori di un percorso formalizzato di formazione continua professionalizzante. Si pensi, ad esempio, a conferenze divulgative aperte alla cittadinanza, cicli di lezioni su temi di attualità scientifica, “università della terza età” o laboratori didattici per studenti delle scuole e per curiosi, festival della scienza, musei universitari aperti al pubblico, ecc. Queste iniziative rientrano nella Terza Missione ma, per la loro natura, l’ANVUR le colloca nella categoria specifica del Public Engagement (impegno pubblico e divulgazione) anziché in quella della formazione continua in senso stretto. Le Linee Guida SUA-TM/IS chiariscono infatti che “le attività con finalità educativa rivolte ad un pubblico di non-specialisti” vanno riportate nel quadro del Public Engagement. Ciò significa che eventi e programmi educativi non formali destinati alla società civile vengono censiti e valutati come parte dell’impegno pubblico dell’ateneo, insieme ad altre attività culturali (mostre, eventi artistici, iniziative di inclusione sociale, ecc.), piuttosto che come formazione permanente professionalizzante. La formazione culturale non formale, pur differenziandosi per obiettivi (più orientati alla cittadinanza attiva e alla crescita socio-culturale diffusa che non alle esigenze lavorative immediate), è comunque riconosciuta normativamente come componente della Terza Missione. Ad esempio, già l’Allegato E del DM 47/2013 includeva indicatori su attività di divulgazione scientifica e culturale e su iniziative extra-accademiche a carattere formativo-culturale. Oggi, nelle schede SUA-TM, il Public Engagement comprende una serie di sottoclassi (attività museali, eventi pubblici, progetti con scuole, ecc.) che coprono queste forme di apprendimento non formale. Pur non essendo valutate in termini di crediti o competenze professionali acquisite, tali attività hanno rilevanza per misurare l’apertura dell’università verso la società e l’adempimento della sua missione culturale. In pratica, un ateneo attivo nell’organizzare conferenze aperte, scuole estive per studenti delle superiori, o programmi di educazione continua per cittadini (senza rilascio di qualifiche) dimostra un forte impegno di Terza Missione sul versante culturale. La distinzione tra formazione continua professionalizzante e formazione culturale non formale garantisce quindi che siano valorizzate entrambe le dimensioni: sia il contributo economico-professionale dell’università (upskilling della forza lavoro), sia il suo contributo socio-culturale (accrescimento del capitale sociale e culturale del territorio).
Rilevazione, monitoraggio e valutazione delle attività
Le attività di formazione continua, in entrambe le tipologie sopra descritte, sono oggi sottoposte a sistemi di rilevazione e valutazione strutturati. Sul piano della raccolta dati, come accennato, lo strumento principale è la SUA-TM/IS gestita da CINECA su indicazioni ANVUR. Ogni anno, tramite questo portale, gli atenei inseriscono le informazioni quantitative relative a ciascuna attività formativa svolta nel corso dell’anno solare: il numero di corsi erogati, distinguendo tra quelli a pagamento e quelli gratuiti; la modalità didattica (in presenza, distanza, MOOC); il numero totale di partecipanti e di docenti coinvolti; l’eventuale rilascio di crediti formativi (CFU) o di attestati; le organizzazioni partner o committenti esterne; e altre voci utili al monitoraggio. Ad esempio, per l’anno di riferimento un ateneo deve indicare se ha organizzato corsi di aggiornamento per insegnanti (e quanti), quanti corsi finanziati da aziende o enti pubblici, quanti MOOC aperti online con oltre un certo numero di iscritti, ecc., sommando i dati sia a livello centrale sia nei dipartimenti competenti. L’ANVUR può richiedere evidenze documentali (copie delle convenzioni, programmi, elenchi iscritti) in fase di verifica. La chiarezza e completezza di questa rendicontazione sono esse stesse oggetto di valutazione: durante le visite di accreditamento periodico, le Commissioni di Esperti della Valutazione esaminano la sezione Terza Missione e verificano che l’ateneo disponga di procedure adeguate per monitorare e migliorare tali attività.
Dal punto di vista valutativo, vengono utilizzati sia indicatori quantitativi di performance, sia valutazioni qualitative. Alcuni indicatori quantitativi – come il numero totale di corsi di formazione continua offerti, o il tasso di partecipazione (numero di partecipanti rispetto al personale docente dell’ateneo), o le entrate generate da queste attività – forniscono misure oggettive dell’impegno dell’ateneo nella formazione permanente. Tali dati possono essere confrontati tra atenei e nel tempo. Ad esempio, il DM 1154/2021 ha introdotto l’indicatore “Numero di attività di Terza Missione rispetto ai docenti di ruolo”: un valore elevato indica che un ateneo, proporzionalmente alla sua dimensione in termini di personale, svolge molte iniziative (tra cui corsi di formazione continua) ogni anno. Allo stesso modo, la percentuale di proventi conto terzi (che include ricavi da corsi per enti esterni) segnala la capacità dell’università di attrarre domanda esterna per la propria offerta formativa avanzata. Questi numeri concorrono alla valutazione complessiva della qualità della sede. Va sottolineato comunque che la valutazione della Terza Missione non si esaurisce in meri indicatori numerici, ma prevede anche un’analisi qualitativa esperta. Il Manuale ANVUR evidenzia che la valutazione adotta un metodo che combina in modo articolato l’analisi degli indicatori con il giudizio di peer review da parte di esperti. Pertanto, per la formazione continua, non conta solo “quanta” ne viene svolta, ma come viene svolta e con che efficacia. I valutatori considerano ad esempio la pertinenza dei contenuti dei corsi alle esigenze del territorio, il grado di soddisfazione dei partecipanti, l’innovatività delle metodologie didattiche impiegate, e l’impatto concreto generato (es. miglioramenti nelle pratiche professionali locali, creazione di reti tra università e imprese, ecc.).
Nell’ambito della VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca), come accennato, il Gruppo di esperti per l’area “Impatto/Terza Missione” esamina anche aspetti legati alla formazione continua. Ad esempio, un caso di studio presentato da un dipartimento potrebbe riguardare un progetto di formazione continua di successo e documentarne l’impatto sociale: numero di professionisti formati e conseguente miglioramento di un servizio, o creazione di nuove opportunità occupazionali grazie al corso frequentato, e così via. In tal modo, la valutazione dell’impatto offre un’ulteriore prospettiva, più narrativa e orientata ai risultati di medio-lungo termine, complementare agli indicatori quantitativi annuali. Il DM 1110/2019 ha dato esplicito risalto a questa dimensione, segnalando che l’esito della valutazione di impatto potrà in prospettiva influenzare l’allocazione di fondi. Ciò incentiva gli atenei a non limitarsi a “fare numero” nelle attività di Terza Missione, ma a curarne la qualità e l’efficacia.
In conclusione, la formazione continua e l’apprendimento permanente si sono affermati nel sistema universitario italiano sia come preciso dovere istituzionale – sancito da leggi e decreti ministeriali – sia come ambito di performance da rendicontare e valutare con rigore. L’evoluzione normativa dal 2010 ad oggi ha costruito un quadro organico in cui le università sono chiamate a contribuire attivamente allo sviluppo professionale e culturale della società attraverso un’offerta formativa diversificata. Le fonti ufficiali (MUR, ANVUR) forniscono definizioni puntuali, criteri e metodi per attuare e misurare queste attività: dalla definizione di formazione professionale continua rivolta a lavoratori, alla distinzione rispetto alle iniziative culturali di Public Engagement, fino agli indicatori di qualità introdotti nei decreti ministeriali più recenti. Ciò ha contribuito a dare certezza procedurale e riconoscimento formale a pratiche che in passato erano lasciate alla discrezione dei singoli atenei. Oggi la Terza Missione formativa dell’università italiana si configura quindi come un insieme di attività strutturate, monitorate e valutate, attraverso cui gli atenei realizzano la loro vocazione di agenti di progresso economico e sociale, rendendo la conoscenza accessibile e utile lungo tutto l’arco della vita.
Fonti: MUR – Normativa su accreditamento e valutazione (L. 240/2010; D.Lgs. 19/2012; DM 47/2013; DM 987/2016; DM 1110/2019; DM 1154/2021); ANVUR – Manuale di valutazione della Terza Missione (2015); Linee Guida per la compilazione della SUA-TM/IS (2018); documentazione SUA-Terza Missione (piattaforma CINECA); Linee guida e rapporti ANVUR su AVA e VQR.