Che la frenata dell’economia cinese sarebbe arrivata qui lo si è detto fino alla noia. Il punto è che le ragioni di una tale frenata non sono contingenti ed hanno a che fare con quel sistema di fattori immateriali dello sviluppo che hanno un peso enorme, forse maggiore rispetto ai fattori strutturali, nel decidere le sorti di un paese.
Perché possano attivarsi meccanismi di crescita autopropulsiva servono, come è facile immaginare, una grande quantità di fattori, siano essi materiali, come ad esempio investimenti, manodopera, ma anche fattori immateriali, come la formazione della forza lavora, le tecnologie, la presenza o meno (è il maggiore fattore abilitante) dello Stato di diritto etc...
Ma ci sono altri fattori immateriali, sia a livello interno che a livello internazionale, il cui peso è enorme. A tale riguardo c’è un passaggio dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio che è straordinario. Scrive il Segretario fiorentino: “tutto viene dal vivere libero allora, e ora dal vivere servo. Perché le terre e le province che vivono libere, in ogni parte [...] fanno profitti grandissimi. Perché quivi si vede maggior popoli, per essere e connubii più liberi, più desiderabili dagli uomini, perché ciascuno procrea volentieri quei figliuoli che crede poter nutrire, non dubitando che il patrimonio gli sia tolto, e ch’ei conosce non solamente ch’ei’ nascono liberi e non schiavi, ma ch’ei possono mediante la virtù loro diventare principi. Veggionsi le ricchezze multiplicare in maggiore numero, e quelle che vengono dalla cultura e quelle che vengono dalle arti; perché ciascun volentieri multiplica quella cosa, e cerca di acquistare quei beni, che crede, acquistati, potersi godere. Onde ne nasce che gli uomini fanno a gara, pensono à privati e pubblici commodi, e l’uno e l’altro viene meravigliosamente a crescere”.
Le ricchezze, dunque, moltiplicano quando le persone (e le imprese) sanno di poter utilizzare i propri talenti liberamente per poter migliorare la propria sorte e godersi indisturbati i frutti del proprio lavoro. Quando questa convinzione viene meno di solito è perché il potere politico diventa rapace e arbitrario e usa la proprio forza, il proprio monopolio legittimo della violenza, per vessare con le tasse e tormentare con i soprusi i cittadini. Quando questo accade, le persone smettono di produrre, non anelano più a migliorarsi e quelle poche ricchezze che si hanno vengono sotterrate piuttosto che investirle per metterle a frutto. Così, sotto la cappa di un poter pubblico asfissiante, le nazioni si spengono. Ed è quello che sta accadendo alla Cina.
C’è di più. Il miracolo cinese, di fatto, non è mai esistito. Sono state le società aperte occidentali a dare in prestito alla Cina capitali, tecnologie e conoscenza nella convinzione che questa condivisione potesse attivare meccanismi virtuosi che avrebbero portato la Cina a sfuggire una volta per tutte dal proprio passato, vale a dire il dispotismo asiatico.
Il punto è che con Xi Jinping la Cina ha preso quelle risorse che le venivano dalla partecipazione all’ordine liberale ed ha iniziato ad usarle per coltivare ambizioni anzi sistema, sia all’interno, soffocando l’autonomia del settore economico, sia a livello internazionale, provando a creare aree egemoniche regionali in cui vige la legge del più forte. È chiaro che quando questo accade, la disponibilità delle società aperte occidentali a condividere gli strumenti della propria prosperità viene meno, di qui la serie di restrizioni al trasferimento tecnologico et similia.
Tutto questo che cosa significa? Che sono venuti meno due fattori immateriali senza i quali le possibilità che la Cina continui a crescere si riducono significativamente. In altre parole, le percezioni collettive, la cui formazione è un processo lungo e difficile, si stanno modificando profondamente sia a livello interno (e cioè la possibilità di poter godere dei frutti del proprio lavoro) che a livello internazionale (la possibilità di una ascesa pacifica della Cina), il che condizionerà pesantemente il comportamento dei cittadini cinesi e delle nazioni a livello globale.
Incredibile la stupidità di questo Xi. Non essendo un genio ma solo un servo del Male non farà i danni dell’ orrendo Mao, ma comunque per paranoie narcisistiche sta distruggendo non solo il suo Paese, ma la prosperità mondiale che la seconda globalizzazione aveva creato, proprio nel momento in cui servirebbe una governance forte e condivisa per avviare tempestivamente la transizione energetica
Condivido, ed anche l'analisi della interazione dei fattori interni ed esterni al Sistema Paese conferma queste analisi. Questi fattori impattano sulla sicurezza del sistema Paese.
Come esempio, cito due articoli recentissimi di Foreign Affairs, riguardanti gli USA e la Cina (cui si dovrebbero aggiungere le interazioni fra i due sistemi ):
American National Security Has an Economic Blindspot
How to Reduce the Vulnerabilities That Free Markets Create
By Justin Muzinich - August 3, 2023
Xi’s Security Obsession
Why China Is Digging In at Home and Asserting Itself Abroad
By Sheena Chestnut Greitens - July 28, 2023