La nuova semiotica della scienza nei social media
La diffusione della scienza attraverso i social media visuali è un fenomeno recente e in rapida crescita. Piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube hanno rivoluzionato la comunicazione scientifica, permettendo di raggiungere rapidamente un vasto pubblico con contenuti immediati. Brevi video esplicativi, infografiche accattivanti e meme didattici traducono concetti complessi in forme iconiche e facilmente condivisibili. Si è sviluppato un nuovo linguaggio visivo della scienza, una semiotica in cui simboli e narrazioni figurative sostituiscono il testo specialistico, rendendo accessibili teorie e scoperte a un pubblico non specializzato. Questo cambiamento risponde all’esigenza di semplificare senza banalizzare: la scienza viene raccontata per immagini, in modo comprensibile ma accurato, così da colmare il divario tra comunità scientifica e società civile.
Nel passato, immagini e affreschi hanno svolto un ruolo cruciale nel comunicare idee complesse a società in gran parte illetterate. Basti pensare agli affreschi religiosi medievali e alle allegorie civiche del primo Rinascimento: essi fungevano da strumenti narrativi e pedagogici per veicolare messaggi morali, spirituali o politici. Già Papa Gregorio Magno sottolineava come un’immagine potesse offrire agli illetterati ciò che la scrittura offre ai letterati, permettendo anche ai non istruiti di “leggere” i precetti di fede attraverso le figure. In effetti, in epoca medievale gli affreschi servivano a educare il popolo in un contesto in cui la lettura dei testi era rara. Allo stesso modo, allegorie pittoriche come l’Allegoria del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti traducevano princìpi politici in scene figurative comprensibili: quei vasti dipinti murali, collocati nel palazzo pubblico di Siena, erano concepiti proprio come promemoria visivi dei doveri civici dei governanti e monito degli effetti nefasti del malgoverno. L’arte figurativa suppliva dunque alla parola scritta, rendendo accessibile al pubblico comune un patrimonio concettuale altrimenti riservato agli eruditi.
Nell’era dei social media visuali contemporanei, la scienza adotta strategie comunicative analoghe per raggiungere e coinvolgere il pubblico. Nozioni complesse vengono tradotte in simboli familiari e racconti per immagini pensati per una fruizione rapida ed efficace. Sulle piattaforme digitali assistiamo a un passaggio dalla parola al visuale: diminuiscono gli articoli lunghi e aumentano i video brevi, le animazioni e le grafiche semplificate. Uno studio dell’Oxford Internet Institute osserva come oggi circolino meno testi e più contenuti audiovisivi brevi, poiché meme e video risultano estremamente facili da consumare in un’epoca di attenzione fugace. Tale immediatezza viene sfruttata positivamente dai divulgatori scientifici, che condensano ad esempio una scoperta biologica in un’infografica chiara o spiegano una legge fisica con una breve clip animata. Inoltre, gli algoritmi di raccomandazione personalizzata amplificano la diffusione di questi messaggi divulgativi: TikTok e Instagram, grazie ai loro feed tarati sugli interessi dell’utente, si sono rivelati potenti strumenti per raggiungere audience curiose di scienza e offrire loro contenuti ad hoc. La brevità e la vivacità della narrazione visuale diventano così leve per rendere accessibili concetti elaborati, avvicinando la scienza alla quotidianità del pubblico generale.
Questa nuova iconografia scientifica nei media sociali assume una funzione culturale paragonabile a quella che ebbero le immagini sacre o allegoriche in passato. Come le vetrate istoriate e i dipinti medievali fungevano da “libri per i laici”, veicolando valori e conoscenze in forma visiva, così oggi brevi video esplicativi e simboli digitali fungono da veicoli di idee scientifiche complesse. Un singolo fotogramma o un’icona – ad esempio il simbolo del DNA a doppia elica per la genetica o l’immagine di un pianeta in fiamme per il cambiamento climatico – può racchiudere un intero discorso scientifico e renderlo immediatamente riconoscibile. Attraverso metafore visive e analogie intuitive, i divulgatori traducono teorie astratte in racconti concreti: l’evoluzione può essere narrata come un albero della vita ramificato, il sistema immunitario come un esercito che difende il corpo. Queste rappresentazioni figurative permettono al pubblico di afferrare l’essenza dei fenomeni scientifici senza perdersi nei dettagli tecnici. Naturalmente la semplificazione richiede equilibrio: l’obiettivo è rendere comprensibile senza distorcere, proprio come gli artisti medievali dovevano rispettare l’ortodossia dottrinale pur adattando il messaggio al popolo. Se ben costruita, l’iconografia scientifica contemporanea arricchisce l’immaginario collettivo di simboli e storie basate sulla scienza, svolgendo un ruolo educativo e civilizzatore analogo a quello dell’arte sacra e civica nelle epoche pre-moderne.
La stessa efficacia comunicativa dell’immagine comporta però delle insidie, soprattutto se utilizzata senza rigore. Proprio perché così immediate e coinvolgenti, le visualizzazioni possono essere sfruttate anche per disinformare e polarizzare l’opinione pubblica. Ricerche dell’Oxford Internet Institute rilevano, ad esempio, che l’impiego massiccio di meme virali, video e foto manipolate ha alimentato campagne organizzate di disinformazione su Instagram, YouTube e altri social visuali. Contenuti pseudo-scientifici presentati in forma accattivante risultano particolarmente persuasivi e facili da assimilare in un contesto di attenzione ridotta, il che ne facilita la diffusione incontrollata. Le piattaforme stesse, incentivate da modelli di business basati sull’attenzione, tendono a privilegiare materiale sensazionalistico: secondo il Center for Humane Technology, gli algoritmi che massimizzano l’engagement finiscono per sovra-rappresentare notizie false, polarizzanti e divisive, con effetti deleteri sul dibattito pubblico. Analisi condotte presso lo Stanford Cyber Policy Center parlano in proposito di vere e proprie patologie dell’ecosistema digitale, indicando nella disinformazione dilagante e nell’acuirsi della polarizzazione alcuni dei principali mali collegati alle tecnologie online odierne. Il risultato è un’opinione pubblica frammentata, in cui gruppi di utenti aderiscono a narrative opposte difficilmente conciliabili. Una larga fetta di cittadini fatica a distinguere il vero dal falso: ad esempio, negli Stati Uniti ben il 35% del pubblico riferisce di imbattersi regolarmente in informazioni fuorvianti sul clima. Di fronte a questi rischi, la traduzione rigorosa della scienza in simboli e storie accessibili diventa non solo uno strumento divulgativo, ma anche una strategia di resistenza alla manipolazione informativa.
Perché questa “nuova semiotica” della scienza assolva al ruolo di antidoto alla polarizzazione, è fondamentale che venga costruita con rigore e trasparenza. Ciò significa ancorare ogni semplificazione visuale a dati verificati e fonti affidabili, rendendo esplicito il legame tra l’immagine e il concetto scientifico sottostante. Presentare la scienza in forma accattivante non deve tradursi in una distorsione del messaggio, bensì in una diversa via di accesso ad esso. Quando questa condizione è soddisfatta, i benefici per il dibattito pubblico risultano tangibili. Studi recenti indicano che un pubblico esposto a contenuti scientifici accurati sui social media sviluppa maggiore fiducia nella scienza e negli esperti: in un sondaggio su utenti TikTok che seguivano un popolare divulgatore, l’84% si è dichiarato più fiducioso verso scienza e scienziati dopo aver fruito di quei video. Una comunicazione visuale scientifica ben congegnata può quindi favorire una più ampia comprensione condivisa di ciò che è vero nella società, offrendo una piattaforma di fatti comuni su cui intavolare discussioni informate. Come sottolineano i ricercatori del MIT Media Lab, non è necessario abbandonare i social network, bensì riprogettarli ed usarli in modo più costruttivo – privilegiando l’ascolto, il dialogo e la deliberazione – affinché il web sociale diventi un terreno fertile per la conoscenza anziché per la divisione. In conclusione, la nuova iconografia visuale della scienza, se coltivata con integrità, può svolgere una funzione illuminante analoga a quella dell’immagine sacra o allegorica nel passato: guidare le coscienze, trasmettere sapere in forma accessibile e rafforzare la coesione intellettuale contro le derive della disinformazione.
Per questi motivi, è essenziale che la comunicazione scientifica attraverso media visuali sia affidata a figure dotate di solide competenze e rigore metodologico. Occorre selezionare con cura le fonti e validare ogni informazione prima di tradurla in immagine o racconto multimediale, così che l’attrattiva del mezzo non penalizzi la veridicità del contenuto. Le università e i centri di ricerca, custodi della conoscenza specialistica, hanno la responsabilità di orientare il discorso pubblico in questo ambito, coinvolgendo direttamente studiosi e comunicatori scientifici professionisti nelle attività di divulgazione: ciò equivale a costruire ponti tra il mondo accademico e quello mediatico, coniugando rigore e chiarezza espositiva. Un esempio in tal senso è la piattaforma Stroncature, nata nel 2020 come infrastruttura comunicativa a supporto di università e centri di ricerca. Stroncature affianca gli atenei nella Terza Missione offrendo servizi integrati per la diffusione del sapere: produce contenuti originali – articoli, video, podcast, infografiche – volti a valorizzare i risultati della ricerca accademica e organizza eventi che avvicinano il mondo scientifico alla società. Opera come redazione dedicata, ma lascia ai ricercatori il controllo scientifico sui contenuti e sul piano editoriale
La collaborazione con strutture come Stroncature offre dunque alle istituzioni accademiche un’opportunità strategica per potenziare la propria comunicazione scientifica e il rapporto con il pubblico. Attraverso tali partnership, università e centri di ricerca possono diffondere le proprie scoperte con maggiore efficacia, raggiungendo non solo la comunità scientifica ma anche un vasto pubblico di non specialisti sui media che quest’ultimo frequenta quotidianamente, e al contempo presidiare lo spazio dell’informazione con contenuti affidabili che contrastino sul nascere voci infondate. Servendosi di video ben curati, podcast informativi e infografiche rigorose, gli atenei possono rendere vivo il sapere accademico al di fuori dei laboratori, mostrando la rilevanza della scienza nella vita quotidiana. Una narrazione iconica fondata su dati verificati e presentata con equilibrio può infatti fungere da argine alla polarizzazione e alla disinformazione: coinvolgendo emotivamente senza rinunciare alla correttezza, essa contribuisce a costruire fiducia e comprensione reciproca tra il mondo della ricerca e la società. In definitiva, adottare piattaforme come Stroncature per la disseminazione e il public engagement significa dotarsi di un’infrastruttura moderna e affidabile per raccontare la scienza in modo chiaro, accessibile e autorevole, adeguata alle sfide comunicative del nostro tempo.
Fonti
Viral visuals driving social media manipulation on YouTube, Instagram: researchers
Memes improve learning and attitude towards science, study finds
How memes became health disinformation super-spreaders
Visual Misinformation Is Widespread On Facebook And Often Undercounted By Researchers