Le riforme agrarie dei Gracchi, pur fallendo nel loro intento di restaurare la piccola proprietà terriera, ebbero un impatto indiretto ma profondo sulla composizione e sul ruolo dell'esercito romano. La proletarizzazione della popolazione rurale, accentuata dalle dinamiche economiche post-Cartagine, aveva reso insufficiente il tradizionale sistema di reclutamento basato sui piccoli proprietari. La riforma militare di Gaio Mario, che aprì l'arruolamento ai proletarii, ovvero i cittadini senza proprietà, rappresentò una risposta a questa crisi, ma ebbe conseguenze inattese che avrebbero segnato il destino della Repubblica. L'esercito divenne un'istituzione professionale, non più legata alla difesa dei valori civici e del territorio, ma alla prospettiva di guadagno e avanzamento sociale.
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