Recensione
Diversamente da quello che si crede, di globalizzazioni ne esistono tante e nel tempo si sono evolute profondamente. E questo libro è il tentativo (riuscito) da una parte di ricostruire i percorsi attraverso cui la globalizzazione si è mossa in questi anni e dall’altra, intrecciando l’analisi con l’evoluzione tecnologica, capire come cambierà nel futuro la divisione internazionale del lavoro, e quindi le gerarchie economiche globali e quindi il benessere delle nazioni.
Per fare qualche esempio, c’è stata una prima globalizzazione di tipo fordista, dove le fasi mature e a più alto contenuto di manodopera sono state delocalizzate là dove maggiore era il vantaggio competitivo, vale a dire, in questo caso, là dove più basso era il costo della manodopera. È per questo che la Cina è diventata la fabbrica del mondo. Ora tuttavia quelle attività produttive posso essere automatizzate, il che significa che non si ha più bisogno del basso costo delle braccia cinesi, perchè le braccia dei robot non costano nulla (almeno in termini di salario). Questo vuol dire che quelle fasi della produzione che erano state portate all’estero possono ora ritornare in patria. Il fenomeno, che potrebbe avere conseguenze gravi su quella interrelazione economica che ha garantito la pace tra le grandi potenze negli ultimi 70 anni, è già in corso e potrebbe subire una accelerazione ora per effetto della pandemica del Coronavirus. I motivi sono due, il primo è la presa d’atto che non ha senso concentrare interi pezzi di una catena globale di produzione in un solo paese, per giunta pieno di incertezze come nel caso cinese; il secondo che, se dovesse persistere la minaccia del Coronavirus, avrebbe senso ridurre le occasioni di contagio e quindi viaggi e spostamenti.
Accanto alla globalizzazione del manifatturiero, si è mossa, ad una velocità inizialmente più bassa, la globalizzazione del settore terziario, che ora però potrebbe subire una accelerazione. In un primo momento sono stati delocalizzate quelle mansioni a più basso contenuto di conoscenza nel settore dei servizi per poi salire sempre più verso l’altro (dal data entry all’analisi delle radiografie, passando per i call center). Tuttavia, la globalizzazione del terziario sembrava essere avere un limite: quello della lingua. La geografia della delocalizzazione dei servizi infatti si muoveva lungo le linee dei vecchi imperi coloniali, vale a dire in paesi accomunati da una stessa lingua. Questo limite, sostiene ora Richard Baldwin sta per saltare, grazie ai sistemi automatici di traduzione. Ciò implica lo scatenarsi di una guerra globale per il talento, che potrebbe dare avvio a uno sconvolgimento del mondo del lavoro nei paesi avanzati (come quello provocato della deindustrializzazione dovuta alla prima globalizzazione) e creare nuove opportunità di lavoro per le menti dei paesi in via di sviluppo.
C’è di più, sostiene l’autore, a sconvolgere il settore dei servizi anche ad alto contenuto di conoscenza nei paesi sviluppati ci sarà anche tutto quell’universo di mansioni che potranno svolgere gli algoritmi e l’Intelligenza Artificiale, che insieme alla robotica, potrebbe contribuire ad accelerare così tanto il processo di sostituzione di macchine al posto di uomini, da non dare a questi ultimi il tempo di sviluppare nuovi tipi di lavoro. Si configurerebbe così una vera e propria tempesta perfetta per i paesi sviluppati i posti di lavoro verrebbero fagocitati da robot, algoritmi e IA, e dalle giovani menti a basso costo dei paesi in via di sviluppo, connessi in tempo reale con il mercato del lavoro dei paesi sviluppati.
Quali saranno le conseguenza sociali di questa tempesta? Quale l’impatto di questa rivoluzione epocale sulla psicologia collettiva dei paesi sviluppati? E infine, quali le conseguenze politiche se non si dovesse riuscire a fronteggia la frustrazione prodotta da questo processo di sostituzione?
Ecco, questo sono alcuni dei livelli su cui l’autore svolge la sua analisi, componendo un libro che vale assolutamente la pena leggere per cercare di mappare il futuro e trovare qualche punto per orientarsi.
Dibattiti
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La crisi aperta dalla pandemia globale apre, sopratutto in alcuni paesi particolarmente provati, spazi per la conquista del consenso da parti di alcuni attori internazionali. Lo strumento principale adoperato sono le informazioni, o meglio la disinformazione. Con Roberto Bolzan, Massimiliano Di Pasquale, Nunziante Mastrolia.
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Negli ultimi decenni, attraverso varia ondate (per usare l’immagine di Huntington) il numero dei paesi democratici è aumentato. C’è il rischio con con la crisi globale in corso le autocrazie possano recuperare terreno? Con Raffaele Bruni, Nunziante Mastrolia, Carmine Pinto.