La Terza Missione nel sistema universitario italiano: definizione, evoluzione, riconoscimento normativo
di Nunziante Mastrolia e Gianantonio Volpe
Nel contesto accademico italiano contemporaneo si è affermato il concetto di Terza Missione, intesa come l’insieme di attività con cui le università interagiscono direttamente con la società civile e con il tessuto imprenditoriale al fine di promuovere la crescita economica, sociale e culturale del territorio. Tale missione si affianca alle due funzioni tradizionali dell’università – didattica e ricerca – ampliandone il ruolo istituzionale. Negli ultimi anni, la Terza Missione ha ottenuto un riconoscimento formale crescente, sia a livello di definizioni operative fornite da organi di valutazione, sia sul piano del recepimento nella normativa di settore. Questo articolo analizza l’evoluzione concettuale e giuridica della Terza Missione nel sistema universitario italiano, dal suo iniziale riconoscimento implicito con la riforma del 2010 fino alla piena integrazione nei sistemi di Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento (AVA) e di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR). Verranno esaminate le tappe normative fondamentali – incluse le disposizioni ministeriali dal 2010 al 2021 – e le definizioni operative elaborate dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), evidenziandone le implicazioni istituzionali.
Definizione e ambiti della Terza Missione
Nella prospettiva istituzionale italiana, la Terza Missione è formalmente definita dall’ANVUR come una missione istituzionale a tutti gli effetti, che comprende attività diverse ma complementari a didattica e ricerca. In particolare, essa abbraccia due macro-ambiti: da un lato la valorizzazione della ricerca, ovvero l’insieme delle attività attraverso le quali i risultati della ricerca scientifica vengono trasformati in conoscenza applicabile e trasferibile al contesto produttivo (ad esempio tramite brevetti, spin-off, contratti conto terzi, strutture di trasferimento tecnologico); dall’altro la produzione di beni pubblici di natura sociale e culturale, che include l’impiego delle competenze accademiche a beneficio della società in senso ampio. In questo secondo ambito rientrano attività quali la gestione e valorizzazione del patrimonio culturale (musei, biblioteche, siti storico-artistici), i programmi di formazione continua e apprendimento permanente, le iniziative per la tutela della salute pubblica, nonché il public engagement in senso stretto. Quest’ultimo è definito dal Manuale ANVUR come l’insieme di attività senza scopo di lucro con valore educativo, culturale e di sviluppo della società, attraverso le quali i benefici dell’istruzione superiore e della ricerca sono condivisi con il pubblico. Le categorie operative delineate dall’ANVUR evidenziano dunque che la Terza Missione comprende sia il trasferimento tecnologico e la valorizzazione economica della conoscenza, sia l’impegno diretto dell’università nella sfera pubblica e sociale. Tali attività, pur eterogenee, condividono la finalità di generare impatto al di fuori dell’accademia, rafforzando la connessione tra atenei e società.
Evoluzione normativa: dalla riforma del 2010 all’integrazione nell’AVA
Il riconoscimento istituzionale della Terza Missione nel sistema universitario italiano inizia in modo implicito con la “Riforma Gelmini” del 2010. La Legge 240/2010 – pur non menzionando espressamente la “terza missione” – ha introdotto principi di accountability e qualità che hanno aperto la strada alla considerazione sistematica di questa dimensione. In particolare, la legge delegava il Governo a riformare i meccanismi di valutazione e finanziamento degli atenei, ampliando l’attenzione oltre la didattica e la ricerca, in linea con l’esigenza di rendere disponibili informazioni utili alla definizione delle strategie degli atenei in materia di didattica, ricerca e Terza Missione. Su tale base è stato emanato il Decreto Legislativo 27 gennaio 2012, n. 19 (attuativo della legge 240), che all’art. 15 ha assegnato all’ANVUR il compito di valutare le performance delle università italiane. Questa norma ha sancito che la valutazione periodica avrebbe riguardato l’insieme delle attività istituzionali degli atenei ai fini dell’allocazione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Sebbene in questa fase iniziale il termine “Terza Missione” non fosse ancora utilizzato nel testo normativo, il nuovo impianto legislativo poneva le fondamenta per includere anche il trasferimento di conoscenza e l’impatto sociale tra i parametri di valutazione.
Nel 2013, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR, ora MUR) ha emanato il Decreto Ministeriale 30 gennaio 2013, n. 47, che ha istituito il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento). Questo provvedimento – contenente gli standard e requisiti di assicurazione della qualità per corsi di studio, sedi e dipartimenti – ha di fatto inserito a pieno titolo la Terza Missione tra le attività valutabili fin dall’introduzione del sistema AVA. In altri termini, i nuovi criteri di accreditamento e valutazione periodica hanno riconosciuto formalmente che la missione istituzionale dell’ateneo comprende anche le attività diverse da didattica e ricerca, rendendole oggetto di valutazione esterna. Conseguentemente, l’ANVUR ha iniziato a sviluppare strumenti specifici per rilevare e monitorare le performance di Terza Missione. Già a partire dal 2013-2014, in collaborazione con il Consorzio CINECA, è stata avviata la raccolta di dati sulle attività di terza missione attraverso la Scheda Unica Annuale (SUA). In particolare, la SUA-RD (Scheda Unica Annuale della Ricerca Dipartimentale) è stata estesa con una sezione dedicata alla Terza Missione – spesso indicata come SUA-TM – in modo sperimentale nel 2014 e a regime negli anni successivi. Questo strumento raccoglie annualmente informazioni standardizzate sulle iniziative di Terza Missione di ogni ateneo (e dei relativi dipartimenti), permettendo di monitorare in maniera sistematica tali attività. I dati così raccolti alimentano sia i processi di autovalutazione interna sia le valutazioni esterne condotte dall’ANVUR. Come evidenziato dall’ANVUR stessa, la disponibilità di informazioni tramite la SUA-TM rafforza la capacità degli atenei di analizzare e programmare strategicamente il proprio impegno nella Terza Missione, oltre a rendere più trasparente verso l’esterno (studenti, imprese, enti pubblici) il contributo dell’università allo sviluppo sociale e culturale.
L’ANVUR ha accompagnato questi sviluppi con la definizione di criteri operativi di valutazione. Un passo fondamentale è stata l’adozione del “Manuale ANVUR per la valutazione della Terza Missione delle Università” (2015), documento approvato dal Consiglio Direttivo dell’Agenzia a seguito di una consultazione pubblica. Il Manuale 2015 ha fornito per la prima volta un quadro organico di definizioni, ambiti e indicatori per valutare le attività di Terza Missione, delineando in modo sistematico le categorie descritte sopra (dal trasferimento tecnologico al public engagement). Esso ha quindi rappresentato la formalizzazione operativa del concetto di Terza Missione nel contesto valutativo italiano, fungendo da riferimento sia per gli atenei (nella compilazione della SUA-TM e nelle pratiche di assicurazione qualità interne) sia per i valutatori esterni. Nel 2018 l’ANVUR ha ulteriormente pubblicato le Linee guida per la compilazione della SUA-TM e Impatto Sociale (SUA-TM/IS), aggiornando definizioni e criteri alla luce delle esperienze maturate e preparando il terreno per l’integrazione della dimensione dell’impatto sociale nelle valutazioni. Complessivamente, entro la seconda metà degli anni 2010 la Terza Missione risulta dunque pienamente inserita nei meccanismi di assicurazione della qualità: i requisiti AVA richiedono agli atenei di dotarsi di politiche e strutture per la qualità anche in questo ambito, e l’ANVUR dispone di strumenti informativi e metodologie per valutarne i risultati. In tal senso, il Decreto Ministeriale 12 dicembre 2016, n. 987 – che ha aggiornato e sostituito il precedente DM 47/2013 – ha consolidato il quadro normativo, confermando l’attenzione alla Terza Missione nei processi di accreditamento periodico degli atenei. Le attività terza missionali dell’università, ormai riconosciute come parte integrante della sua missione, divengono oggetto di requisiti specifici di valutazione nelle visite di accreditamento delle sedi e nei riesami annuali di dipartimento.
Integrazione nella valutazione (VQR) e implicazioni istituzionali
Parallelamente all’inclusione nei criteri di accreditamento, la Terza Missione è entrata a far parte della valutazione periodica della qualità a livello nazionale, influenzando i meccanismi di allocazione delle risorse. Nel primo esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca condotto dall’ANVUR dopo la riforma – VQR 2011-2014 – la considerazione della Terza Missione avvenne in forma inizialmente sperimentale. L’ANVUR istituì una Commissione di esperti per la Terza Missione (CETM) che elaborò indicatori e raccolse dati sulle attività terza missionali degli atenei durante il periodo 2011-2014, producendo un Rapporto specifico pubblicato nel 2017. I risultati di questa analisi furono riportati in una sezione dedicata del Rapporto Finale VQR 2011-2014, fornendo per la prima volta un quadro comparativo nazionale delle performance degli atenei nel nuovo ambito. Pur non avendo all’epoca effetti diretti sulla ripartizione del FFO, tale esercizio ha sancito l’ingresso formale della Terza Missione nei processi valutativi, permettendo di affinare definizioni e metriche.
Con il successivo esercizio VQR 2015-2019, la valutazione della Terza Missione è divenuta parte integrante e con peso specifico nell’ambito della valutazione della performance complessiva degli atenei. Il Decreto Ministeriale 29 novembre 2019, n. 1110 ha dettato le linee guida ministeriali per la VQR 2015-19, prevedendo uno specifico profilo di qualità dedicato alle attività di Terza Missione. In particolare, ogni ateneo è stato chiamato a presentare una selezione di case studies rappresentativi di attività di Terza Missione il cui impatto fosse verificabile nel periodo considerato. Tali casi di studio (esempi di trasferimento tecnologico riuscito, progetti di public engagement ad alto impatto sociale, ecc.) sono stati sottoposti a valutazione qualitativa da parte di esperti nominati dall’ANVUR, analogamente a quanto avviene per i prodotti della ricerca scientifica. Il numero di case studies da presentare era proporzionato alla dimensione dell’ateneo – ad esempio, ciascuna università poteva presentare un numero di casi pari alla metà dei propri dipartimenti, con un massimo di due casi per dipartimento – in modo da tenere conto delle differenti strutture degli atenei.
Questa metodologia, mutuata in parte da esperienze internazionali, ha fatto sì che la Terza Missione contribuisse in maniera sostanziale al giudizio finale di qualità dell’ateneo nella VQR 2015-2019. In altre parole, accanto ai tradizionali indicatori bibliometrici o valutazioni dei prodotti della ricerca, l’ANVUR ha integrato una componente di valutazione dell’impatto extra-accademico. Ciò ha comportato che una quota della “valutazione premiale” degli atenei – da cui discendono quote di finanziamento premiale nel FFO – fosse attribuita in base ai risultati conseguiti nella Terza Missione. La tendenza è proseguita: anche per il ciclo VQR successivo (2020-2024) il bando prevede la presentazione di casi di studio di Terza Missione/Impatto Sociale da parte di tutti gli atenei, a riprova della strutturale integrazione di questa dimensione nelle politiche di valutazione.
Le riforme più recenti hanno ulteriormente formalizzato tale integrazione. Il Decreto Ministeriale 14 ottobre 2021, n. 1154 – emanato dal MUR nell’ambito dell’evoluzione del sistema AVA – ha confermato e rafforzato il ruolo della Terza Missione nei criteri di accreditamento e valutazione periodica vigenti. Questo decreto, aggiornando le linee guida per l’assicurazione della qualità, ha esplicitamente inserito la Terza Missione e l’impatto sociale tra gli elementi da considerare nella verifica periodica delle sedi universitarie. In parallelo, l’ANVUR ha avviato gruppi di lavoro e analisi mirate sui processi di programmazione, monitoraggio e valutazione della Terza Missione, in vista sia delle nuove visite di accreditamento (ciclo 2023-2027) sia dei futuri esercizi VQR. Si assiste dunque a una convergenza tra sistema di valutazione della ricerca e sistema di assicurazione della qualità: entrambi attribuiscono importanza strategica crescente alla capacità degli atenei di generare impatto socio-economico.
Dal punto di vista istituzionale, questa evoluzione ha comportato significative implicazioni per le università. Gli atenei sono stati chiamati ad adeguare la propria governance e organizzazione interna per rispondere alle nuove sfide valutative: sono stati istituiti delegati rettorali o prorettori alla Terza Missione, strutturati uffici ad hoc (si pensi agli Industrial Liaison Office, uffici di trasferimento tecnologico, uffici rapporti con il territorio), e attivati Presìdi o Commissioni di Ateneo per l’assicurazione di qualità della ricerca e della Terza Missione. Inoltre, la necessità di rendicontare in modo trasparente le proprie attività terza missionali ha spinto le università a sviluppare sistemi di raccolta dati e di reporting più sofisticati, spesso supportati dal CINECA, e a integrare obiettivi di impatto nel proprio piano strategico. L’inclusione della Terza Missione tra i criteri di valutazione esterna ha avuto anche l’effetto di istituzionalizzare queste attività: ciò che in passato poteva essere lasciato alla buona volontà dei singoli docenti o gruppi di ricerca è ora oggetto di pianificazione, monitoraggio e miglioramento continuo a livello di ateneo. In sintesi, la Terza Missione è passata da concetto emergente a componente strutturale del sistema universitario, riconosciuta da norme e prassi valutative ufficiali.
Conclusioni
L’analisi svolta evidenzia come la Terza Missione abbia compiuto, nell’ultimo decennio, un percorso di piena legittimazione concettuale e giuridica all’interno del sistema universitario italiano. Partita come nozione implicita nella riforma del 2010, legata all’idea di una maggiore apertura dell’università verso la società, essa è stata progressivamente definita e inquadrata grazie all’azione dell’ANVUR e al supporto normativo fornito da decreti attuativi e ministeriali. Oggi la Terza Missione gode di un riconoscimento normativo esplicito: le sue attività sono inserite nei documenti di programmazione e valutazione ufficiali, disciplinate da linee guida nazionali e sottoposte a monitoraggio costante. Le tappe principali – dall’introduzione dell’AVA con DM 47/2013 all’aggiornamento dei criteri con DM 987/2016, fino alle linee guida VQR 2019 (DM 1110/2019) e agli indirizzi più recenti (DM 1154/2021) – mostrano una chiara evoluzione verso l’integrazione sistemica della Terza Missione nei meccanismi di funzionamento e finanziamento del sistema universitario. Questo processo ha contribuito a ridefinire il rapporto tra università e società: l’impatto sociale, culturale ed economico dell’operato accademico è divenuto parte integrante della valutazione della qualità e dell’efficacia delle istituzioni universitarie. In conclusione, la Terza Missione, da elemento innovativo e in parte sperimentale, si è trasformata in un pilastro riconosciuto dell’identità accademica e un criterio chiave con cui misurare il contributo delle università allo sviluppo del Paese.
Fonti
Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR); Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR); Consorzio CINECA; Legge 240/2010; D.Lgs. 19/2012; DM 47/2013; DM 987/2016; DM 1110/2019; DM 1154/2021; Manuale ANVUR Terza Missione 2015; Linee Guida ANVUR (AVA, SUA-TM/IS); documentazione ufficiale SUA-Terza Missione.
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