di Emanuela Guidoboni1 e Gianluca Valensise2
La Pericolosità sismica oltre il suo perimetro
Quasi sempre dopo un terremoto distruttivo si chiama in causa la Mappa della pericolosità sismica d’Italia: a che cosa ci si riferisce? La pericolosità sismica è una mappa, un concetto, o solo un numero? Cosa si cela dietro l’espressione pericolosità sismica, usata quotidianamente dagli ingegneri, ma quasi assente nella cultura diffusa? La pericolosità sismica quantifica la capacità di una determinata area o regione di causare terremoti più o meno forti e frequenti, mentre per rischio sismico si intende una stima del costo annuo che quella stessa area o regione dovrà sopportare a causa degli inevitabili terremoti del futuro. La pericolosità è quindi un carattere stabile e non modificabile della vita del pianeta, mentre il rischio sismico aumenta all’aumentare del numero di abitazioni e infrastrutture e della loro vulnerabilità.
Ciò premesso, abbiamo inteso esplorare e mettere in luce la pericolosità sismica dell’Italia, affiancando ai dati di base elementi di rischio, in un’ottica scientifica necessariamente multidisciplinare. Per definire questa grandezza ibrida abbiamo usato il termine più esplicito di azzardo: esso deriva dall’arabo a-zahr e indica il gioco dei dadi, che in latino era chiamato alea, come nella nostra lingua, e in ambito internazionale è hazard. azzardo per noi indica la probabilità in un gioco nel quale la sorte – qui si intende l’accadimento dei terremoti – non è nota né programmabile, e gli esiti sono del tutto incerti. Quello che possiamo prevedere, pur con margini di incertezza, è invece la risposta dell’edificato, grazie ai saperi tecnici e alla conoscenza di cosa è già successo in passato.
I terremoti colpiscono aree densamente abitate e territori quasi disabitati, aree marine e remote aree montuose; ma ci è sembrato fosse arrivato il momento di aprire una finestra sui danni causati dai terremoti nelle città, che assieme ai loro territori comunali sono una realtà viva e indispensabile per la vita economica, sociale e culturale del Paese. Tuttavia, la loro storia sismica è quasi sempre ignorata dai residenti, dagli amministratori e perfino dai professionisti dell’abitare, ed è assente nella cultura diffusa: il danneggiamento causato dai terremoti e le successive ricostruzioni hanno spesso forgiato l’identità presente delle città italiane, ma nonostante questo i terremoti sono eventi dimenticati, o mai del tutto compresi.
Quelle delle città sono storie dense di informazioni oggi utilissime, che descrivono le lunghe ricostruzioni, le riparazioni spesso affrettate o superficiali, l’erosione e la perdita di beni culturali, gli spopolamenti e gli abbandoni; ci informano inoltre sui restauri e sulle modifiche apportate a monumenti e assetti urbani. Sono storie che alcuni decenni di ricerche specifiche di Sismologia storica hanno fatto emergere, e che sono quasi sommerse da altri dati nel grande Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (Guidoboni et al. 2018, ultima versione; la prima nel 1995), oltre che disperse in decine di monografie e articoli scientifici.
Finora è mancata una sintesi in grado di organizzare tali dati entro una visione scientifica e storica complessiva, e renderli fruibili alla conoscenza storica, alla riflessione urbanistica e soprattutto alla cultura della prevenzione. Abbiamo pensato di colmare questo vuoto ideando e realizzando un Atlante, denominato L’azzardo sismico delle città; una grande opera in due volumi pubblicata tra il 2022 e il 2023 dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri-Fondazione.
Abbiamo dapprima selezionato le città italiane a partire dalla soglia dei 30.000 abitanti e nel cui passato c’è almeno una grave distruzione sismica (dal grado VIII MCS in su): sono ben 117, di cui 61 al Sud e 56 al Centro e al Nord. E sono oltre un centinaio i forti terremoti (di magnitudo 6,0 e maggiore) che tra il mondo antico e il XXI secolo hanno segnato la storia e il volto di queste città, a cui per il Sud vanno aggiunte anche eruzioni vulcaniche e maremoti.
Gli effetti di questi terremoti sono noti per ciascuna realtà urbana: un enorme corpus di dati che sono stati rivisti, integrati e disposti cronologicamente. Nell’Atlante ci siamo limitati a descrivere gli eventi di maggiore energia, ricostruendone l’impatto e inquadrandoli nel contesto storico e sociale delle diverse ricostruzioni, ma sorprende quanti altri terremoti minori abbiano danneggiato le città italiane in tutte le epoche. E sorprende anche apprendere che pur avendo causato perdite, paure e difficoltà enormi, in alcune congiunture storiche le distruzioni sismiche hanno portato nuovi investimenti, innovazioni e rilevanti mutamenti urbanistici e architettonici; ma ancora più spesso hanno aumentato disagi e causato nuove povertà.
L’Atlante dimostra che come e forse più che in passato, in tessuti urbani molto vulnerabili e densamente abitati quali sono quelli italiani, anche terremoti di bassa magnitudo o risentimenti locali di forti terremoti lontani possono causare effetti gravi. Sappiamo che la frequenza dei disastri sismici e la complessiva vulnerabilità del costruito, storico e soprattutto recente, sono oggi una spada di Damocle sospesa su molte città e sui loro territori. Ma sappiamo anche che la prevenzione non è stata e non è un pilastro della cultura e della governance del Paese. È ora che nuove strategie trasformino la consapevolezza della pericolosità sismica e della vulnerabilità delle nostre città in una vera cultura del rischio e della sicurezza, quindi in un motore economico e sociale a vantaggio di tutti i centri abitati delle aree sismiche e delle future generazioni.
Contenuti dei due volumi
Contesti regionali: 64 mappe regionali tematiche commentate (di cui 20 relative al Sud e 44 al Centro e al Nord), riguardanti la localizzazione dei terremoti del passato, le aree sismogenetiche, la franosità e le frane sismoindotte, i maremoti, i dati sismologici strumentali degli ultimi quarant’anni.
Città selezionate dai 30.000 abitanti in su (con alcune significative eccezioni), che hanno già subito almeno una grave distruzione (dal grado VIII MCS e oltre): 61 del Sud e 56 del Centro e del Nord.
Gli effetti dei terremoti, e per alcune città del Sud anche delle eruzioni vulcaniche e dei maremoti, sono descritti sulla base di fonti autorevoli e valutati in modo quantitativo, dal mondo antico al XXI secolo.
Decine di monumenti descritti con i danni sismici subiti, spesso più volte: una progressiva erosione del nostro patrimonio artistico, che sollecita nuove consapevolezze e provvedimenti preventivi.
Oltre un centinaio di terremoti, da Mw 6,0 in su, sono descritti nei loro effetti sul costruito e sull’ambiente naturale: 49 nel Sud e 68 nel Centro e nel Nord. Sono eventi sismici rilevanti, ma quasi sempre ignorati nella cultura diffusa e perfino da amministratori dei territori interessati e professionisti dell’abitare.
Sismologa storica e storica medievista di formazione, già dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Bologna, poi associata di ricerca al Dipartimento Terremoti dell’ INGV di Roma, ha finalizzato la sua attività scientifica alla conoscenza dei terremoti e dei vulcani del passato, sviluppando e guidando dal 1983 estese ricerche riguardanti l’Italia e l’area mediterranea: i risultati sono confluiti in banche dati pubbliche, fra cui il Catalogo dei Forti Terremoti, e in studi specifici. Ha sviluppato temi di storia dell’Ingegneria e analizzato i grandi disastri sismici come storia sociale, economica e urbanistica del Paese. Fa parte del Consiglio scientifico di AISI - Associazione Italiana di Storia dell’Ingegneria, e della rivista ‘Geologia dell’Ambiente’; è autrice/coautrice di oltre 200 pubblicazioni, fra cui 14 libri.
Geologo strutturale di formazione, sismologo, è dirigente di ricerca all’INGV di Roma dal 1997. Si è dedicato allo studio dei grandi terremoti e alla sistematizzazione delle relative conoscenze, elaborando metodi di analisi dei rapporti tra sismicità di lungo periodo ed evoluzione della geologia e del paesaggio. Ha svolto attività di consulenza per la stima della pericolosità sismica associata a importanti infrastrutture, in Italia e all’estero. È co-autore del Catalogo dei Forti Terremoti, del Database of Individual Seismogenic Sources (versione italiana e prototipo a scala europea), del modello di pericolosità italiano MPS04 e del modello europeo ESHM13. È autore/coautore di oltre 90 pubblicazioni censite dal JCR, di 11 libri e di circa 30 rapporti tecnici.