Le catene globali del cloud e la nuova geografia della dipendenza europea
Nell’era della società digitale, i servizi di cloud computing sono diventati un’infrastruttura fondamentale su scala planetaria. Aziende e governi affidano quantità crescenti di dati e applicazioni a centri server distribuiti in tutto il mondo, spesso gestiti da un numero ristretto di grandi provider globali. Questa evoluzione sta però sollevando nuovi interrogativi su autonomia e dipendenza: la promessa originaria di un cyberspazio senza confini e aperto alla libera circolazione delle informazioni appare oggi messa in discussione da una frammentazione crescente lungo linee nazionali. In altre parole, il controllo delle “autostrade digitali” del XXI secolo – reti, cloud e piattaforme – si sta concentrando e politicizzando. Comprendere la natura di questo fenomeno e le sue implicazioni diventa cruciale, perché tocca equilibri macroeconomici e strategici: chi possiede l’infrastruttura del cloud possiede in parte anche le chiavi del futuro economico e tecnologico di intere regioni. La questione aperta è se il mondo digitale globalizzato possa sfuggire a nuove forme di dipendenza e rivalità, o se stia nascendo una geografia del potere informatico che replica – in forma inedita – antiche gerarchie e squilibri.