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Vero, tuttavia l’economia rimane una base importante su cui si innestano molte altre dinamiche. Anche in periodi di crescita, la percezione di disuguaglianza e l’esclusione di alcuni gruppi dai benefici economici possono alimentare rabbia e sostegno a movimenti anti-establishment. Inoltre, le crisi economiche passate, come quella del 2008-2010 in Irlanda, lasciano cicatrici che influenzano il risentimento verso l’establishment, anche in un contesto di prosperità attuale.

L’immigrazione, ad esempio, spesso analizzata in chiave culturale, ha anche risvolti economici: la competizione per lavoro e risorse può accentuare la percezione di insicurezza. Infine, una crescita economica che non migliora l’equità sociale erode la fiducia nelle istituzioni, lasciando spazio a narrazioni populiste.

In sintesi, sebbene i fattori culturali e identitari siano cruciali, l’economia resta una componente fondamentale, spesso invisibile, che amplifica e orienta queste dinamiche.

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