Libero Arbitrio n. XIV (aprile–agosto 2025)
Il nuovo numero di Libero Arbitrio (aprile–agosto 2025) propone un attraversamento sistematico delle trasformazioni politiche, militari e tecnologiche che stanno ridefinendo l’ordine mondiale. La rivista sceglie di partire da una domanda classica — la Russia è ancora una superpotenza? — per mostrare come, dietro la questione militare, si nasconda una riflessione più ampia sul potere, sulla percezione e sulla crisi delle categorie politiche del Novecento.
L’editoriale di Giovanni Perazzoli, La percezione sovrana, individua il tratto dominante del nostro tempo nella centralità della percezione come forma di potere politico e cognitivo. La Russia, osserva l’autore, agisce come se potesse ancora occupare il centro di un impero, ma la sua forza è più narrativa che materiale. È una potenza che ha trasformato la propaganda, le fake news e la guerra informativa in strumenti di politica estera, tentando di compensare il declino industriale e tecnologico con il dominio dell’immaginario.
Da questa premessa si sviluppa il nucleo tematico del numero. Gregory Alegi e Matteo Vecchi ripercorrono trent’anni di storia russa, dal collasso dell’URSS all’invasione dell’Ucraina, mettendo in evidenza la distanza tra lo status di potenza nucleare e l’incapacità strutturale di esercitare una leadership globale. Francesco Mercuri, in La minaccia militare, affronta il problema da un punto di vista operativo: la Russia, pur logorata dalla guerra, conserva una forza di deterrenza reale, mentre l’Europa, dopo decenni di disarmo, non dispone più di una massa critica in grado di sostenere un conflitto convenzionale. Giovanni Cerino-Badone, con La via russa alla guerra, propone un ampio saggio di storia militare, analizzando la continuità della strategia russa dal XVIII secolo alla Seconda guerra mondiale e ricostruendo le radici concettuali della “profondità strategica” come principio identitario della potenza russa.
La seconda parte del numero è dedicata alla crisi dell’informazione come fondamento della democrazia. I testi della redazione — da Perché il problema della democrazia è ancora l’informazione a A che punto siamo con le fake news? e La nuova arte della propaganda — collegano il pensiero di Lippmann, Dewey e Habermas alle dinamiche contemporanee della comunicazione digitale. La tesi è che il passaggio dai media di massa ai social network abbia dissolto la sfera pubblica, sostituendo il dibattito con la polarizzazione algoritmica. In questo scenario, la verità cede il posto all’emozione e la viralità diventa la nuova forma di legittimazione politica.
Un ulteriore asse di riflessione riguarda la classe media e il suo ruolo nel mantenimento dell’equilibrio democratico. Rileggendo il Fukuyama del 2012 ripropone la domanda se la democrazia liberale possa sopravvivere al declino della middle class, mentre La geografia mutevole della classe media globale amplia la prospettiva, mostrando come il baricentro economico del mondo si stia spostando verso le città emergenti dell’Asia e del Sud globale. Il risultato è un quadro asimmetrico: le società occidentali si svuotano di fiducia, mentre altrove la crescita della classe media produce nuove forme di aspirazione e di potere economico.
Chiude il fascicolo la sezione sui sistemi complessi e sull’economia digitale, firmata da Stroncature. Sistemi complessi e ordine internazionale interpreta la frammentazione geopolitica come fenomeno emergente in un ecosistema globale adattivo, dove sanzioni, interdipendenze economiche e nuove alleanze regionali ridisegnano la struttura del potere. Il ruolo dello Stato nell’economia digitale affronta invece la trasformazione del rapporto tra politica e tecnologia, analizzando i modelli di intervento di Stati Uniti, Unione Europea, Cina e India e mostrando come la sovranità tecnologica sia divenuta il nuovo terreno di competizione strategica.
Libero Arbitrio conferma così la propria vocazione a leggere la contemporaneità come un sistema interconnesso di poteri, economie e linguaggi. In un mondo dove la guerra è anche cognitiva, la tecnologia politica e la percezione uno strumento di dominio, comprendere la complessità diventa un atto politico.


