L’instabilità dell’amministrazione Trump, evidenziata da decisioni commerciali arbitrarie, contraddittorie rispetto agli obiettivi dichiarati e scollegate da una coerenza strategica, mostra la fragilità di un ordine internazionale fondato sul primato esclusivo di un solo paese. Il sistema attuale somiglia a una piramide rovesciata, in cui la tenuta dell’equilibrio globale dipende in modo eccessivo da un singolo paese, in cui le vicende interna (la questione sociale non risolta) si amplificano e generano ondate di instabilità che impattano a livello globale. Da oltre vent’anni, negli USA si registra una questione sociale irrisolta – diseguaglianze profonde, polarizzazione politica, degrado del consenso istituzionale – di cui Trump è un sintomo più che un’anomalia. In questo contesto, la capacità del paese di garantire prevedibilità e leadership multilaterale è seriamente compromessa. La necessità di un secondo punto di appoggio per l’ordine internazionale non è più un’opzione teorica, ma una condizione di stabilità sistemica sempre più necessaria. L’Unione europea rappresenta oggi l’unico attore in grado di assumere questa funzione, a partire dal rafforzamento dell’euro come valuta rifugio e dalla creazione di un mercato profondo di debito comune in grado di attrarre risparmio globale. Proviamo a fare qualche ragionamento.
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