"Parole come pietre" è un progetto di Stroncature che si basa sull’idea di creare abiti che non sono semplici capi di vestiario, ma strumenti di narrazione e di espressione individuale. Incorporando frasi di grande impatto, scelte per la loro forza espressiva e la loro capacità di evocare emozioni e riflessioni, ogni abito diventa un messaggio ambulante, un manifesto personale di ciò che la persona che l’indossa vuole essere e di ciò che vuole condividere con gli altri. In questo modo, gli abiti diventano dei narratori silenziosi, capaci di influenzare e ispirare gli altri attraverso la potenza delle parole iscritte nei tessuti.
L'espressione "Mens agitat molem" di Virgilio, situata nel sesto libro dell'Eneide, rappresenta uno dei fulcri concettuali dell'opera e della visione cosmologica dell'autore. In questo contesto, Anchise, nell'Ade, illustra al figlio Enea la dottrina delle anime, esponendo una concezione del mondo in cui una Mente divina (Mens) governa e anima la materia (molem).
Nel passo virgiliano, la Mens è intesa come un principio superiore, una forza ordinatrice che non solo dà vita ma anche direzione e scopo all'universo. Questa visione è fortemente influenzata dalla filosofia stoica, che vedeva il logos, una ragione universale, come principio attivo nel mondo. Tuttavia, Virgilio fonde questo concetto con le tradizioni religiose romane e le influenze delle filosofie greche, creando un'immagine che risuona con profondità metafisiche e teologiche.
Nel corso della storia, questa espressione ha trovato largo impiego in vari contesti culturali e letterari, come dimostrato dalle numerose citazioni. Essa è stata utilizzata per rappresentare la potenza e l'infinita intelligenza divina, un'idea che ha trovato riscontro in autori del calibro di Voltaire, Balzac, Victor Hugo e Alexandre Dumas. Inoltre, l'impiego di questa frase da parte di Francis Bacon e Johannes Kinker, e la sua influenza sul poema "Mensagem" di Pessoa, evidenziano la sua vasta portata e la capacità di trascendere i confini culturali e temporali.
La locuzione "Mens agitat molem", pur radicandosi in un contesto che può essere interpretato in chiave religiosa o metafisica, può essere esaminata anche sotto una luce differente, che pone in rilievo il primato dell'intelligenza, dello spirito e dell'intelletto umani. In questa interpretazione, la "Mens" non rappresenta una divinità o un principio sovrannaturale, ma piuttosto simboleggia la facoltà umana di ragionare, di comprendere e di modificare la realtà. La "molem", ovvero la materia, diventa così l'oggetto su cui l'intelletto agisce, plasmandola e trasformandola. Questa visione esalta il potere creativo e trasformativo della mente umana, che, attraverso l'uso della ragione, della scienza e dell'arte, è in grado di dominare e riformulare il mondo materiale che la circonda.
In questa prospettiva, "Mens agitat molem" diviene un inno al potere dell'ingegno e della creatività umana, che può agire svincolandosi, ed anzi imponendosi, sul dato materiale. L'espressione esalta l'abilità dell'uomo di usare la sua intelligenza per superare i limiti imposti dalla natura, trasformando l'ambiente per soddisfare i propri bisogni e aspirazioni. Questo approccio è particolarmente rilevante in contesti come la scienza, la tecnologia, l'arte e la filosofia, dove la forza della mente si manifesta nel suo potere di creare nuove realtà, soluzioni innovative e visioni artistiche. In tale contesto, l'espressione virgiliana può essere vista come una celebrazione dell'umanesimo e della capacità umana di guidare il proprio destino attraverso l'uso della ragione e del sapere.