Metodo e dati nello studio sulle ITS Academy
Dati essenziali
– Disegno di ricerca: differenze-in-differenze, basato sulla diversa tempistica di apertura degli ITS nelle province italiane (dal 2009 al 2023).
– Indicatori principali: natalità d’impresa, quota di imprese innovative, numero di brevetti concessi.
– Variabili di controllo: reddito pro capite, densità abitativa, saldo migratorio.
– Controllo dei pre-trend: le province “trattate” e “non trattate” mostravano andamenti paralleli prima dell’apertura degli ITS, condizione che rafforza la validità dei risultati.
– Test di placebo: confermano che l’apertura degli ITS non era correlata a variabili non pertinenti (es. distribuzione demografica).
– Qualità dei corsi: le province con corsi sopra la mediana nazionale mostrano effetti più forti su natalità d’impresa, innovazione e, nel Nord, anche brevetti.
Lo studio sugli effetti delle ITS Academy è stato progettato con un disegno di ricerca che consente di attribuire i risultati osservati alla presenza effettiva di questi istituti nei territori. La chiave metodologica è stata l’uso della diversa tempistica di apertura delle ITS nelle province italiane come fonte di variazione. Non tutte le province hanno introdotto gli ITS nello stesso momento: alcune lo hanno fatto già dal 2009, altre solo negli anni più recenti. Questa distribuzione temporale ha permesso di confrontare territori “trattati” e “non trattati” in momenti diversi, costruendo un quadro dinamico delle trasformazioni economiche locali. L’approccio adottato è quello delle differenze-in-differenze, una tecnica che osserva come cambiano gli indicatori nel tempo nei territori che hanno introdotto un’istituzione rispetto a quelli che ancora non l’hanno fatto, isolando così l’effetto attribuibile alla politica oggetto di studio.
La base dati utilizzata è stata costruita a livello provinciale, coprendo il periodo 2009–2023. Per ogni provincia sono stati raccolti indicatori su natalità d’impresa, quota di imprese innovative e numero di brevetti concessi, insieme a variabili di controllo come il reddito pro capite, la densità abitativa e il saldo migratorio. Questo ha consentito di analizzare le dinamiche territoriali in modo comparabile, considerando sia le differenze strutturali preesistenti sia gli andamenti di lungo periodo. Inoltre, la presenza di serie temporali lunghe ha reso possibile osservare gli effetti non solo nell’immediato ma anche negli anni successivi all’apertura delle ITS, elemento cruciale per cogliere la natura graduale dei processi formativi e innovativi. La costruzione del dataset ha richiesto l’integrazione di fonti diverse, comprese le valutazioni INDIRE sulla qualità dei corsi, utilizzate per classificare le province in base al livello dell’offerta formativa.
Un aspetto centrale del metodo è stato il controllo dei pre-trend, cioè la verifica che prima dell’apertura degli ITS le province “trattate” e quelle “non trattate” mostrassero andamenti simili negli indicatori considerati. Questa condizione è fondamentale perché consente di attribuire le differenze osservate dopo l’apertura agli ITS e non ad altri fattori già in atto. I risultati mostrano che i trend precedenti erano sostanzialmente paralleli, rafforzando l’affidabilità delle comparazioni. Inoltre, sono stati effettuati test di placebo, verificando che l’apertura degli ITS non fosse correlata a variabili non pertinenti, come ad esempio la distribuzione demografica o la composizione per età della popolazione. Questi controlli hanno confermato che l’assegnazione temporale degli ITS non rispondeva a criteri direttamente legati agli esiti analizzati, riducendo il rischio di causalità inversa.
L’inclusione degli indicatori sulla qualità dei corsi ha rappresentato un elemento innovativo dell’analisi. Attraverso i dati INDIRE è stato possibile distinguere gli ITS con prestazioni sopra o sotto la mediana nazionale, osservando come questa differenza incida sui risultati. Le province con corsi di qualità più alta hanno mostrato effetti positivi più marcati sulla natalità di impresa, sull’innovazione e, nel Nord, anche sulla produzione di brevetti. Questo ha permesso di legare gli esiti non solo alla presenza di un’istituzione formativa, ma anche alla sua capacità interna di erogare un’offerta didattica di livello. In tal modo, il metodo ha reso evidente che l’espansione quantitativa degli ITS non basta a spiegare gli impatti: è la combinazione di fattori qualitativi e di ampiezza delle reti a determinare le differenze nei risultati.
Un altro punto di rilievo riguarda l’uso di controlli territoriali per evitare che i risultati fossero influenzati da differenze strutturali tra le province. Inserendo variabili come il reddito pro capite o la densità, l’analisi ha potuto tenere conto delle condizioni di contesto che possono incidere sulla propensione all’imprenditorialità o all’innovazione. Questo ha consentito di distinguere l’effetto specifico degli ITS da quello di altri fattori economici e sociali. Inoltre, la natura del disegno a livello provinciale ha reso possibile osservare la diffusione degli effetti non solo nei grandi centri urbani, ma anche nelle aree più periferiche, dove spesso le barriere all’ingresso nel mercato sono più alte e dove la presenza di un’istituzione formativa può avere un impatto più evidente.
Nel complesso, il metodo e i dati utilizzati nello studio permettono di descrivere con chiarezza in che modo le ITS Academy abbiano contribuito a trasformare i sistemi locali. L’uso della variazione temporale delle aperture, unito a controlli sui pre-trend, test di placebo e indicatori di qualità, ha consentito di isolare i legami tra formazione e dinamiche economiche. I risultati ottenuti non vanno quindi letti come semplici correlazioni, ma come associazioni costruite attraverso un disegno attento e comparazioni sistematiche. La prospettiva metodologica adottata rende possibile interpretare gli effetti osservati sulla natalità di impresa, sull’innovazione e sui brevetti come espressione di processi formativi che interagiscono con i contesti territoriali. Questo ultimo tassello completa il quadro generale dell’impatto degli ITS, mostrando come la ricerca possa contribuire a una comprensione più profonda del ruolo della formazione terziaria professionalizzante nello sviluppo economico del Paese.


