Quello che segue è il nuovo numero del Monitoraggio dei più importanti Think Tanks internazionali sul periodo che va dal 30 aprile al 30 maggio. Questo numero è curato da Maxim Burac e riguarda i seguenti centri studi: European Council on Foreign Relations; Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI); Centre for Liberal Strategies (CLS); Institute of World Economy and International Relations, Russian Academy of Sciences (IMEMO); Russian International Affairs Council (RIAC); Brooking; Institute of International Relations Prague (IIR); Casimir Pulaski Foundation; Bruegel; Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP); Institute for Human Sciences in Vienna (IWM);
Tools of influence: Drone proliferation in the Middle East and North Africa
Materiale: Commento
Tempo di lettura: 5 minuti
La seconda regione più militarizzata al mondo è quella del Medio Oriente e Nord Africa (MENA). Questi paesi non si stanno impegnando solo a importare armi dall’esterno ma stanno anche puntando alla creazione di una propria difesa, in modo tale da ridurre la loro dipendenza dai prodotti occidentali, e diventare essi stessi esportatori, specialmente per quello che riguarda la tecnologia dei droni da combattimento. Questa tendenza avrà conseguenze non solo per la sicurezza nella regione sopra citata ma anche per l’Europa e nelle trattazioni con gli Stati che non hanno gli stessi standard etici dei paesi europei.
Il commento pubblicato su European Council on Foreign Relations risulta interessante poiché porta alla luce la necessità da parte della comunità internazionale di garantire lo standard di controllo, trasparenza e responsabilità sull’uso dei droni da combattimento. Inoltre, si afferma che l’Unione Europea dovrebbe investire nella tecnologia e costruzione dei droni a livello europeo e preservare ed espandere i partenariati di difesa degli Stati membri.
No laughing MAGA: What the next US presidential election could mean for Europe
Materiale: Commento
Tempo di lettura: 5 minuti
Con una forte risposta degli USA all’invasione russa dell’Ucraina, molti sostengono che Washington è tornata al suo ruolo tradizionale di protettore dell’Europa. Tuttavia, nel Vecchio Continente stanno guardando con un certo nervosismo alle elezioni del 2024: anche se Trump decidesse di non candidarsi le attuali tendenze nella politica interna americana porterebbero gli europei a considerare che la controrivoluzione di Biden possa non continuare.
Una di queste tendenze è la crescente forza della politica estera “Make America Great Again” (MAGA) del partito Repubblicano. Secondo la narrativa MAGA, i tradizionali alleati europei sono “free-rider”, ovvero coloro che usufruiscono delle garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti a titolo gratuito, sfruttando l’America attraverso accordi commerciali sleali. In questo racconto, gli alleati non contribuiscono con la loro giusta quota all’ordine di sicurezza europeo e secondo i sostenitori di tale tendenza non sono riusciti a scoraggiare la Russia in Ucraina.
Nel commento gli autori affermano che i leader europei devono preoccuparsi non solo di una eventuale vittoria di Trump durante le successive elezioni presidenziali USA ma soprattutto per la versione dell’America post-Trump, la quale potrebbe emergere dopo il 2025, e alcuni cambiamenti che potrebbe portare con sé. Infine, gli autori si concentrano su alcune proposte politiche che l’Unione Europea dovrebbe intraprendere per non rimanere sopraffatta dalla tendenza MAGA.
The geopolitics of technology: How the EU can become a global player
Materiale: Policy brief
Numero di pagine: 37
Le maggiori potenze di oggi si impegnano in modo particolarmente attivo in politiche tecnologiche globali. L’armamento, la padronanza e il controllo delle tecnologie digitali è il nuovo “Grande Gioco”. Queste dinamiche di potere stanno aiutando a plasmare le sfere di influenza tecnologica.
Mentre in alcune aree del globo sussiste il rischio che alcuni paesi possano cadere sotto l’influenza o il dominio tecnologico della Russia e Cina, gli Stati Uniti cercano di mantenere il loro vantaggio nel settore dell’intelligenza artificiale e tecnologie connesse alla sfera militare. In aggiunta, Washington sostiene e protegge gli interessi delle sue principali società tecnologiche a livello globale, nega l’accesso ad altre nazioni alle tecnologie chiave, cerca di controllare le catene di approvvigionamento critiche (per esempio di semiconduttori) e impone controlli sulle esportazioni e persino embarghi su tecnologie sensibili.
Per quello che concerne l’Unione Europea, sebbene dall’invasione russa dell’Ucraina abbia trovato un rinnovato slancio per impegnarsi nella politica tecnologica globale, essa non è vicina ai suoi competitors in termini di raffinatezza, strategia, risorse e visione. Secondo gli autori del documento, è giunto il momento per l’Unione Europea di mettere tutte le capacità tecnologiche e digitali dei paesi membri dietro un’unica visione e ideare una strategia comune per implementarle.
Questo documento risulta interessante perché illustra come l’UE potrebbe svolgere questo compito fondamentale. Nella prima sezione, viene esposta la visione e gli obiettivi di tale strategia; nella seconda sezione sono illustrate le tecnologie dell’UE e le iniziative di politica digitale esterna intraprese fino ad oggi. Le successive tre sezioni ipotizzano su quali dimensioni della diplomazia digitale si dovrebbe concentrare Bruxelles (valori, sicurezza e mercati). Infine, il documento propone una serie di raccomandazioni politiche per aiutare l’Unione Europea a colmare il suo attuale divario e passare dalla sua posizione attuale allo status di attore tecnologico globale pienamente impegnato e capace.
Materiale: Articolo
Numero di pagine: 6
Il cyberspazio è stato definito come il “quinto dominio di attività” e attualmente sta guadagnando slancio, sia in tempo di pace che in contesti di conflitti armati. La guerra in corso tra Russia e Ucraina lo testimonia molto bene.
In particolare, le cyber-attività svolte dal gruppo di hacker Anonymous hanno attirato l’attenzione dei media, i quali hanno riferito le diverse operazioni intraprese dal gruppo come, per esempio, le interruzioni dei siti Web delle agenzie di stampa statali e dei giornali online, la rete dell’azienda petrolifera russa Gazprom e alcuni siti web del governo russo.
L’articolo pubblicato dalla Think tank ceca offre un’analisi sintetica delle operazioni informatiche effettuate dal gruppo Anonymous nell’odierno conflitto in Ucraina sotto la prospettiva del diritto nazionale e quello internazionale. Si evidenzia che ciascuno degli individui dell’organizzazione è soggetto alle relative giurisdizioni del diritto nazionale. Nel contesto della guerra tra Russia e Ucraina, essi possono essere sottoposti alla legge sui conflitti armati. Qualora la loro condotta informatica equivalesse a una “partecipazione diretta alle ostilità”, gli hacker possono persino diventare bersaglio del diritto umanitario internazionale. Inoltre, quando Anonymous partecipa direttamente alle ostilità dall’interno di uno Stato che non è parte del conflitto armato, la neutralità dei paesi non belligeranti può essere messa in discussione.
Stiftung Wissenschaft und Politik
The EU and NATO have to counter Turkey’s accusations regarding Sweden and Finland
Materiale: Opinione
Tempo di lettura: 5 minuti
Nonostante la visita in Turchia da parte delle delegazioni di Svezia e Finlandia, per i colloqui riguarda la loro adesione all’Alleanza Atlantica, Ankara continua a opporsi all’ingresso dei paesi nordici nella Nato. Erdogan accusa entrambi i paesi, ma in particolare la Svezia, di ospitare terroristi al loro interno e di fornire armamenti all’YPG (Unità di protezione popolare), considerato dai turchi come il ramo siriano del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan), quindi lo segnala come un organizzazione terroristica.
Sebbene gli Stati Uniti e l’UE considerino il PKK un’organizzazione terroristica, l’YPG è un’organizzazione separata e non viene inclusa nelle loro liste dei terroristi.
All’interno di questa riflessione, l’autore afferma che le accuse provenienti dalla Turchia contro Svezia e Finlandia poggiano su una definizione volutamente ampia e vaga di terrorismo che non può e non deve essere accettata dai paesi democratici.
REPowerEU: will EU countries really make it work?
Materiale: Blog post
Tempo di lettura: 5 minuti
Mercoledì 18 maggio, la Commissione europea ha pubblicato un piano con il quale l’Unione europea potrebbe eliminare la sua dipendenza dai combustibili fossili russi.
Il nuovo piano, noto come REPowerEU, si concentra principalmente su come avviare un’eliminazione graduale e ordinata del gas russo entro il 2027. REPowerEU propone anche opzioni di sostegno a livello dell’UE di fronte al rischio plausibile di un’interruzione improvvisa delle forniture di gas russo, in particolare dopo i tagli alle forniture a Polonia e Bulgaria. Il piano copre quattro aree principali: efficienza e risparmio energetico, diversificazione dell’approvvigionamento energetico, l’accelerazione della transizione energetica verso le fonti pulite, investimenti e riforme. Dunque, l’approvazione del piano dovrebbe prevedere la fine della dipendenza europea dall’energia russa entro il 2027, accelerando anche la transizione verde dell’Europa.
Oltre a descrivere le quattro aree principali del piano REPowerEU, l’autore afferma che soltanto attraverso una risposta collettiva dei paesi membri dell’UE si potrebbe ottimizzare la risposta alla crisi energetica, ma ogni Stato dovrà fare delle concessioni, a partire dalla Germania e Francia.
The Palgrave Handbook of International Energy Economics - Economics of Access to Energy
Materiale: Capitolo 28
Numero di pagine: 22
I servizi energetici sono alla base dello sviluppo socioeconomico delle nazioni e della loro prosperità. Questo capitolo discute i principali ostacoli che finora hanno impedito a 840 milioni di persone in tutto il mondo di accedere all’elettricità e a 2,9 miliardi di accedere a impianti di cottura puliti. Gli autori sostengono che il problema dell’accesso alla moderna energia commerciale è fondamentalmente economico. Vengono esplorate le diverse ma comuni radici che collegano l’accesso all’energia agli aspetti tecnologici, di governance e di finanziamento.
Inoltre, si può notare come le sfide relative all’elettricità e ad impianti di cottura puliti vengono analizzati separatamente in modo tale da evidenziare le specifiche problematiche tecnico-economiche alla base di ciascun servizio. Ciò offre maggiore vantaggio per instaurare una discussione conclusiva dei principali strumenti di politica economica e degli approcci di finanziamento necessari per raggiungere l’accesso universale all’energia moderna.
How currency sanctions on Russia could disrupt trade with Africa
Materiale: Policy brief
Numero di pagine: 17
Le sanzioni finanziarie tendono a danneggiare sia il sanzionato che il sanzionatore, ma rischiano anche di danneggiare i paesi che sono finanziariamente interconnessi con il paese sanzionato. Le recenti sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea in risposta alla sua invasione dell’Ucraina stanno interrompendo il commercio globale e le reti finanziarie in tutto il mondo, anche in Africa.
Questo documento utilizza un insieme di dati per studiare l’impatto che avranno le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia sul commercio con l’Africa. Gli autori affermano che circa il 95% di tutti gli scambi commerciali africani è fatturato in dollari o euro con una grande probabilità che una buona parte del commercio Russia-Africa sia denominato in queste due valute, e quindi, per ragioni economiche e finanziarie, anche essa sarà colpita da sanzioni contro le istituzioni finanziarie russe interessate. Sono state formulate ipotesi sugli effetti a catena delle sanzioni, tra cui il potenziale aumento dell’insicurezza alimentare, la variazione dei prezzi delle materie prime, la domanda di valute alternative e il futuro delle relazioni commerciali africane.
Infine, il documento si conclude con una quinta sezione dove si offrono alcune raccomandazioni politiche.
Perspectives on the future of the global order. Beyond singular visions to multivalent forcefields
Materiale: Articolo
Tempo di lettura: 5 minuti
Oggigiorno, le narrazioni conflittuali che guidano le relazioni bilaterali USA-Cina contengano prospettive specificamente contrastanti sul futuro dell’ordine globale. La controparte cinese sembra evidenziare come nel periodo post-bellico l’Occidente ha imposto i suoi valori presunti universali al sistema globale, favorevoli per l’egemonia statunitense; quella americana interpreta l’impegno di Pechino a formare un ordine multipolare basato su valori diversi e guidato da norme più favorevoli ai paesi non occidentali con la Cina come potenza globale leader nel processo. L’autore afferma che nel mondo attuale i valori dell’Occidente continueranno ad avere rilevanza nei discorsi pubblici e nei dialoghi di civiltà. Tuttavia, è anche un mondo in cui le voci e le prospettive di altre culture guideranno la differenziazione e l’eccellenza, non l’universalismo e l’emulazione. Le tensioni tra Occidente e il mondo non occidentale sono centrali, significative e coinvolgono molti paesi. L’analista afferma che i paesi del G-7 dovrebbero presentarsi al G-20 indonesiano di quest’anno e al G-20 indiano del prossimo anno con una mentalità diversa, più aperta alle differenze invece che contrastarle, in modo tale da utilizzare questa piattaforma per elaborare relazioni di lavoro funzionali con la Cina e cercare di ristabilire un’unica comunità internazionale per tutti.
Will Biden’s Asia trip help the US meet its strategic objectives?
Materiale: Articolo
Tempo di lettura: 5 minuti
Il viaggio inaugurale del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Asia rappresenta un’importante pietra miliare per valutare la direzione e l’efficacia della politica statunitense nell’Indo-Pacifico, una regione identificata dalle amministrazioni repubblicane e democratiche come una chiave per la prosperità e la sicurezza americana. Secondo l’autrice questo impegno diplomatico è stato cruciale, data l’importanza degli obiettivi in gioco: rafforzare l’ordine internazionale basato sulle regole in tutta l’Eurasia, approfondire le relazioni strategiche con e tra gli alleati asiatici degli Stati Uniti e l’avvio di un percorso economico della strategia indo-pacifica dell’amministrazione.
L’articolo pubblicato da Brookings afferma che le visita presidenziali in Giappone e Corea del Sud non sono state solo per rassicurare la regione sul fatto che gli Stati Uniti rimarranno impegnati nella loro inclinazione verso l’Indo-Pacifico, ma anche per far rivivere la leadership economica americana attraverso il suo nuovo piano economico - l’Indo-Pacific Economic Framework - con l’intento di segnalare che gli USA non cederanno il ruolo di leadership alla Cina e che hanno il potere di offrire soluzioni pratiche a problemi critici.
Oltre a descrivere le tendenze positive per gli interessi degli USA nell’Indo-Pacifico, l’analista espone alcune difficoltà come la questione dell’isola di Taiwan e le diversità presenti tra i membri dell’Indo-Pacific Economic Framework.
Toward the formation of the Indo-Pacific Economic Framework Agreement (Ru)
Materiale: Articolo
Tempo di lettura: 5 minuti
In questo articolo pubblicato sulla Think tank russa viene descritta in modo dettagliato le finalità della nuova organizzazione economica dell’Indo-Pacifico (la quale è stata descritta anche dalla prospettiva degli autori della Think tank americana Brookings) e le motivazioni di tale scelta presa dalla Casa Bianca dal punto di vista degli analisti russi.
Materiale: Articolo
Tempo di lettura: 9 minuti
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), i recenti sviluppi in Ucraina si sono rivelati tra i principali fattori che rallentano la ripresa dell’economia mondiale dalla crisi globale innescata dalla pandemia di coronavirus. Il FMI è stato costretto a tagliare le previsioni di crescita economica del 2022 per 143 Paesi che insieme rappresentano l’86% del PIL mondiale.
Inoltre, la situazione dei mercati energetici ha messo in discussione i piani precedentemente approvati per una “transizione energetica” globale: l’aumento dei prezzi degli idrocarburi può spingere a investire su larga scala e a lungo termine nelle fonti energetiche tradizionali, non solo petrolio e gas, ma anche carbone. All’interno dell’articolo l’autore descrive due prospettive, una ottimista e una pessimista, su due questioni che in questo momento sono tra le più dibattute: il mondo tornerà al suo stato più o meno ‘normale’ una volta terminata la fase acuta del conflitto tra Russia e Ucraina? Oppure il sistema internazionale ha superato il punto di non ritorno, il che significa che la nostra vita non sarà mai più come prima? In chiave economica, di sicurezza internazionale e di diritto internazionale.
L’autore conclude offrendo tre possibili scenari della futura trasformazione post-crisi del sistema internazionale, che verranno provvisoriamente definiti come “restaurazione”, “riforma” e “rivoluzione”.
Three Scenarios for the End of the Russia-Ukraine Conflict
Materiale: Articolo
Tempo di lettura: 3 minuti
In questo articolo l’analista afferma che le principali motivazioni del conflitto russo-ucraino non stanno nelle motivazioni etniche, religiose, di nazionalismo radicale o territoriali, bensì riguardano uno scontro tra due modi diversi di organizzare la vita sociale e politica all’interno di due paesi che insieme costituivano un’ampia porzione del territorio sovietico. In aggiunta, l’autore dichiara che il conflitto tra Russia e Ucraina è anche un confronto intellettuale e spirituale tra due mentalità: due visioni del sistema internazionale e due percezioni opposte di ciò che la leadership nazionale dovrebbe comportare.
L’analista illustra tre potenziali scenari per la conclusione del conflitto, ognuno dei quali avrebbe enormi conseguenze geopolitiche, nei quali si analizzano la sconfitta di Cremlino, una soluzione reciprocamente accettabile da entrambe le parti e il prolungamento della guerra con la decadenza degli organismi regionali e globali.
L’articolo risulta interessante per la lettura in quanto offre una riflessione particolare riguardo l’attuale conflitto in Ucraina.
Multilateral peace operations in 2021: Developments and trends
Materiale: Commento
Tempo di lettura: 8 minuti
Nel seguente documento vengono analizzate le tendenze e gli sviluppi delle operazioni multilaterali di pace diffuse nel mondo. Sono state descritte sia le nuove operazioni in Azerbaijan, Sudan e Mozambico sia quelle terminate recentemente come in Afghanistan, Burundi e Russia. Nel 2021 le Nazioni Unite, le organizzazioni e le alleanze regionali e le coalizioni di Stati hanno condotto 63 operazioni di pace multilaterali in 38 Paesi o territori in tutto il mondo (una in più rispetto al 2020). Ventidue delle 63 operazioni sono state dispiegate nell’Africa subsahariana, 19 in Europa, 14 in Medio Oriente e Nord Africa, 5 in Asia e Oceania e 3 nelle Americhe. Questi e altri sviluppi si sono verificati nel contesto di un’intensificazione delle tensioni geopolitiche che probabilmente continuerà a creare sfide per le operazioni di pace nei prossimi anni. Inoltre, viene fatto notare che la presenza di società militare private, in questo caso il Gruppo Wagner, oltre a porre sfide operative alle operazioni di pace multilaterali, possono comportare tensioni geopolitiche altrove come, per esempio, tra la Russia e le potenze occidentali.
L’autrice, inoltre, afferma che la guerra in Ucraina e l’aggravarsi delle tensioni geopolitiche influiranno sulle operazioni di pace multilaterali condotte dall’ONU e da organizzazioni regionali come l’UE, la Nato e l’OSCE.
In aggiunta, l’analista dichiara che molto probabilmente la regione dell’Africa subsahariana rimarrà il fulcro delle operazioni multilaterali. C’è maggiore preoccupazione per la sicurezza dell’Africa subsahariana rispetto ad altre regioni e questo ha fatto sì che le operazioni di pace in questa regione siano state meno influenzate dalla crescente competizione geopolitica. Considerando, poi, che i governi africani che devono affrontare instabilità politica e problemi di sicurezza hanno spesso interesse a ospitare o contribuire alle operazioni di pace.
La lettura dell’articolo pubblicato da SIPRI è interessante poiché permette di riflettere sul futuro delle operazioni di pace e sulle aree maggiormente instabili. Inoltre, sono stati inseriti grafici e tabelle per facilitare la comprensione del tema.