Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese
Talking Point
Il prossimo 27 maggio alle ore 18:30, Stroncature ospita il quarto incontro della serie “Talking Point” organizzato dal Dottorato in Studi Letterari, Linguistici e Storici (DILLS) dell’Università di Salerno. In questa occasione Hernán Rodríguez Vargas intervista Francesco Benigno e Daniele Di Bartolomeo, autori del volume “Napoleone deve morire. L'idea di ripetizione storica nella Rivoluzione francese” (Salerno, 202). Per partecipare è necessario registrarsi.
A pochi giorni dal colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) Napoleone raccontò di essere scampato a un attentato di alcuni deputati armati di « stiletto ». In realtà, nessuno in quell'occasione aveva trovato il coraggio di sfoderare il pugnale di Bruto, come invece vorrebbe l'iconografia coeva, che ritrae il presunto tentativo di omicidio di Napoleone alla stregua di un mancato cesaricidio. Il continuo rimando fra passato e presente ha segnato in profondità la Rivoluzione francese, piú di quanto la storiografia sia stata disposta ad ammettere. Per i protagonisti dell'evento rivoluzionario il richiamo alla storia fu un'indispensabile bussola per orientarsi in un presente drammatico. Gli avvenimenti infatti apparivano loro la ripetizione ineluttabile di fatti storici già avvenuti, la messa in scena di un'antica tragedia, magari destinata un giorno a divenire farsa, come dirà Karl Marx. L'idea che la storia si ripete fu un modo per dare senso a una realtà incerta e in vorticoso cambiamento, nonché un tentativo di predire ciò che sarebbe potuto accadere. Si affermava un modello potente che avrebbe segnato lo svolgimento della lotta politica e delle rivoluzioni a venire.