Oligopoli tecnologici e concentrazione del potere: effetti sulle economie liberali
Negli ultimi due decenni si è assistito all’ascesa di oligopoli tecnologici: un numero ristretto di aziende – in primis le Big Tech americane (Google, Apple, Facebook/Meta, Amazon, Microsoft) ma anche equivalenti cinesi (BATX: Baidu, Alibaba, Tencent, Xiaomi) – ha conquistato posizioni dominanti in settori chiave dell’economia digitale. Dati di mercato mostrano che in vari comparti la quota dei primi 4 attori (CR4) è cresciuta drasticamente, segnalando mercati sempre meno concorrenziali. Ad esempio, Apple genera quasi il 75% dei ricavi nel mercato degli smartphone premium, Google detiene ~90% delle ricerche web, Facebook controlla i maggiori social network. Queste concentrazioni sfidano i principi dell’economia liberale basata sulla libera concorrenza e sull’accesso paritario al mercato. Gli effetti di tale concentrazione sono molteplici: si rileva un calo della dinamicità imprenditoriale (startup innovative spesso vengono acquisite dai grandi prima di poter sfidare davvero il loro predominio, es. Instagram e WhatsApp comprate da Facebook); i consumatori beneficiano di servizi convenienti ma pagano costi nascosti (mancanza di alternative, utilizzo intensivo dei propri dati personali). Inoltre, il potere di mercato si traduce in influenza politica: queste aziende esercitano pressioni su regolamentazione e tassazione, potenzialmente alterando le regole del gioco a proprio favore. Le economie liberali tradizionalmente contrastano i monopoli tramite antitrust, ma nel caso delle Big Tech gli interventi sono stati finora lenti e frammentari. Nel medio termine, sono possibili due traiettorie: una di reazione regolatoria più incisiva (Europa con il Digital Markets Act, iniziative USA per spezzare o limitare i giganti) che riporti più concorrenza e tutela per utenti e piccoli concorrenti; l’altra, di ulteriore concentrazione, specie con la nuova corsa all’AI e al cloud computing, consolidando ancora di più il potere in poche mani. L’esito avrà implicazioni cruciali su innovazione, privacy e persino sulla qualità della democrazia.