"Parole come pietre" è un progetto che si basa sull’idea di creare abiti che non sono semplici capi di vestiario, ma strumenti di narrazione e di espressione individuale. Incorporando frasi di grande impatto, scelte per la loro forza espressiva e la loro capacità di evocare emozioni e riflessioni, ogni abito diventa un messaggio ambulante, un manifesto personale di ciò in cui crede la persona che l’indossa. In questo modo, gli abiti diventano dei narratori silenziosi, capaci di influenzare e ispirare gli altri attraverso la forze delle parole scritte sui tessuti.
"Freiheit ist immer die Freiheit der Andersdenkenden" di Rosa Luxemburg
"Freiheit ist immer die Freiheit der Andersdenkenden", una frase di Rosa Luxemburg, che si traduce come "La libertà è sempre la libertà di coloro che pensano diversamente", racchiude in sè una concezione potente, dalle grandi implicazioni sia a livello individuale che macro. Questa visione sostiene che la libertà non è un concetto statico o uniforme, ma piuttosto un diritto dinamico che include la capacità di esprimere opinioni divergenti. La diversità di pensiero è cruciale per una società democratica e progressista. Senza la libertà degli "andersdenkenden" (diversamente pensanti), la società rischia di stagnare, poiché le idee innovative e le sfide alle norme esistenti spesso emergono da coloro che pensano diversamente. Pertanto, proteggere e valorizzare le opinioni di minoranza non è solo una questione di giustizia individuale, ma anche un imperativo per il progresso collettivo. Per converso, muoiono le società che si adeguano al pensiero della maggioranze senza che coloro che la pensando diversamente possano esprimere totalmente il loro modo di pensare senza rischiare il patibolo.
"Il faut imaginer Sisyphe heureux" di Albert Camus
La frase "Il faut imaginer Sisyphe heureux" (in italiano, "Bisogna immaginare Sisifo felice") proviene dall'opera di Albert Camus intitolata "Il mito di Sisifo" ("Le Mythe de Sisyphe" in francese). Quest'opera, pubblicata nel 1942, è un saggio filosofico in cui Camus esplora il concetto di assurdità nella vita umana. La frase finale del saggio, che menziona Sisifo, è particolarmente famosa perché riassume l'atteggiamento di Camus di fronte all'assurdo: l'accettazione dell'assurdità della vita, combinata con la rivolta contro questa condizione, porta a una forma di felicità tragica. Sisifo, condannato a spingere eternamente un masso su una collina solo per vederlo rotolare giù ogni volta che raggiunge la cima, diventa un simbolo dell'insistenza e della resilienza umana di fronte all'assurdo.
"Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt” di Ludwig Wittgenstein
In questa “proposizione”, la 5.6 del Tractatus Logico-Philosophicus, ("Die Grenzen meiner Sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt.”, che si traduce con "I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.") Wittgenstein non solo identifica il linguaggio come strumento principale attraverso il quale l'individuo conosce e interpreta il mondo, ma ne sottolinea anche i limiti intrinseci. Il linguaggio, per Wittgenstein, non è semplicemente un mezzo di comunicazione o una rappresentazione neutra della realtà, ma è piuttosto un filtro attraverso cui l'esperienza del mondo viene percepita e compresa. In questo senso, la comprensione del mondo è legata alle capacità e ai confini del linguaggio che utilizziamo, suggerendo che ciò che va oltre il linguaggio sfugge alla nostra piena comprensione.
"We do not see things as they are, we see them as we are" di Anais Nin
La frase, tratta dal romanzo "The Seduction of the Minotaur" di Anais Nin mette in luce l'importanza della soggettività nella percezione umana. Secondo Nin, la realtà è filtrata attraverso l'esperienza individuale, influenzando profondamente il modo in cui ciascuno interpreta il mondo. Questo concetto lascia intendere che, per l’autrice, non esiste una visione oggettiva o universale, ma piuttosto una moltitudine di prospettive, ciascuna modellata dalle esperienze personali, dalle emozioni e dal contesto individuale. Tale visione implica che la conoscenza e la comprensione della realtà siano intrinsecamente limitate dalle nostre esperienze personali. La soggettività, dunque, gioca un ruolo fondamentale nella formazione della nostra realtà percettiva, evidenziando il fatto che ciò che consideriamo vero o reale è in gran parte un costrutto personale, plasmato dalle nostre esperienze uniche.